AGI - Rai e Consulta: due nodi che coinvolgono maggioranza e opposizione e che non saranno sciolti da qui alla fine dell'anno. Per quanto riguarda l'azienda di viale Mazzini restano le distanze tra i partiti che non sostengono l'esecutivo sulla figura di Simona Agnes, candidata dalla maggioranza alla presidenza. In Commissione vigilanza serve la maggioranza dei due terzi, i voti dei soli partiti di governo non bastano.
Sono già state quattro le votazioni disertate dal centrodestra. Il presidente "anziano" per ora è Antonio Marano. "E potrebbe andare avanti sine die...", osserva un 'big' della maggioranza, facendo capire che lo stallo potrebbe continuare ancora. Il tentativo in atto è quello di fare breccia nel Movimento 5 stelle, in ballo c’è il dossier delle nomine, ma i pentastellati hanno più volte ribadito di non voler aprire su Agnes.
Anche sulla Consulta è arrivata una nuova fumata nera. Si è trattato del dodicesimo scrutinio per l'elezione di un giudice (necessaria la maggioranza dei tre quinti dei componenti), e il terzo per l'elezione di altri tre giudici (richiesta la maggioranza dei due terzi dei componenti). Occorre eleggere chi dovrà sostituire Silvana Sciarra (mandato scaduto nel novembre del 2023) e individuare i successori del presidente Augusto Barbera e di Franco Modugno e Giulio Prosperetti.
"Dovremmo cominciare a stringere", sussurra un capogruppo di maggioranza; "non possiamo più perdere tempo", osserva un capogruppo di minoranza. Il confronto è in corso, c’è chi parla di soluzione in via di definizione, ma le trattative portate avanti ai piani alti dei partiti al momento sarebbero bloccate ancora sul nome del 'super partes': lo schema al momento prevederebbe infatti due nomi in capo alla maggioranza, uno per le opposizioni e il quarto 'tecnico' da individuare insieme.
I nomi sul tavolo, da Balduzzi a Celotto, da Deodato a Garofoli, sarebbero in calo, si starebbe cercando comunque il profilo di un professore universitario o di una figura che possa trovare una convergenza 'bipartisan'. Ma per ora i parlamentari vagano nel buio, "il problema - sospira un esponente della maggioranza - è che il 'superpartes' per la sinistra deve essere vicino alla sinistra...". Tesi che ovviamente viene rigettata dall'altro fronte.
"Il Parlamento elegga i giudici il prima possibile", la spinta del presidente uscente della Consulta Augusto Barbera. Per ora nel Pd si fanno sempre i nomi di Finocchiaro (nel centrodestra c’è chi sostiene che non ci sarebbero i criteri adatti, ma in molti citano l'esempio Fernanda Contri, eletta nel novembre del 1996 prima donna alla Corte Costituzionale), di Andrea Pertici e Massimo Luciani.
"C’è chi vorrebbe far passare Finocchiaro come nome super partes...", ironizza un altro deputato del centrodestra, che dovrebbe puntare sul costituzionalista Francesco Saverio Marini e su uno tra il senatore Pierantonio Zanettin e il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto. La prospettiva è che ormai la fumata bianca possa arrivare a gennaio. "Credo che abbassandosi il quorum l'accordo sia molto più vicino. Io quello che potevo fare l'ho fatto, convocando il Parlamento tutte le settimane", ha affermato il presidente della Camera, Lorenzo Fontana.
C’è sempre la possibilità di un ulteriore seduta prima di Natale, "pero' - ha detto la terza carica dello Stato - credo che a questo punto non ci sono più scuse e mi auguro che a gennaio dell'anno prossimo si riesca" a eleggere i nuovi giudici costituzionali, perché - ha argomentato - non possiamo permetterci una Corte costituzionale cosi' risicata nei numeri e richiamo tutte le forze politiche" affinché "si riesca a trovare una soluzione".