AGI - "Nell'ultimo periodo abbiamo assistito da parte di una certa politica ad attacchi sempre più frequenti a provvedimenti resi da magistrati italiani nell'esercizio delle loro funzioni giurisdizionali, criticati non per il loro contenuto tecnico-giuridico, ma perché sgraditi all'indirizzo politico della maggioranza governativa". E' un passo del documento finale approvato oggi dal Consiglio direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati che così prosegue: "Si adduce aprioristicamente la matrice politica delle decisioni, sostenendo che i magistrati che le hanno adottate sarebbero intenti più a fare politica che a svolgere in modo imparziale il loro ruolo di giudici. Si tratta di un attacco alla giurisdizione strumentale a screditare la magistratura per preparare il terreno a riforme che tendono ad assoggettare alla politica il controllo di legalità affidato dalla Costituzione alla magistratura".
"La libertà di manifestazione del pensiero appartiene al magistrato anche quale cittadino, che la esercita, anche nel dibattito pubblico, con senso di responsabilità e rispetto dell'elevata funzione giurisdizionale svolta - si legge ancora nel documento -. Sostenere, senza alcun fondamento, che un magistrato ha adottato un provvedimento per perseguire finalità diverse da quelle proprie dell'esercizio della giurisdizione è un'accusa grave che non può più essere tollerata, poiché mina i diritti fondamentali dei singoli magistrati coinvolti e della giurisdizione: delegittimare la magistratura è operazione che lede la tenuta democratica del Paese", si sottolinea.
Il Comitato direttivo centrale dell'Anm "ritiene, per la gravità del momento, di dover assumere adeguate iniziative e pertanto: invita ogni attore politico al rispetto del principio costituzionale della separazione dei poteri e di autonomia e indipendenza dell'ordine giurisdizionale". "Copia della delibera" approvata dal Comitato direttivo centrale dell'Anm "sarà trasmessa al Csm per le valutazioni dell'organo di governo autonomo e per le conseguenti iniziative a tutela della indipendenza e dell'autonomia della magistratura".
Nel documento si spiega anche come, "agli attacchi sempre più frequenti" indirizzati ai magistrati "nell'esercizio delle loro funzioni giurisdizionali, criticati non per il loro contenuto tecnico-giuridico, ma perché sgraditi all'indirizzo politico della maggioranza governativa", siano seguite "operazioni di indebita ricostruzione della vita privata dei magistrati autori di quelle decisioni finalizzate a selezionare e rendere pubbliche scelte personali ritenute correlate ai provvedimenti adottati. Il linciaggio mediatico cui un certo giornalismo si è prestato ha colpito i giudici e la loro naturale tensione a decidere liberi dalle proprie convinzioni e passioni: scrutare la vita delle persone, riportando le loro vicende intime, del tutto prive di rilevanza pubblica, è condotta non in linea con l'etica giornalistica".
La replica della Lega
"Rassicuriamo la Anm: per screditare la magistratura, basta la magistratura che blocca le espulsioni dei clandestini delinquenti, libera gli spacciatori per errore, va in piazza contro il governo, chiede la galera per Matteo Salvini perché 'ha ragione ma va attaccato'. Per invertire la tendenza, basterebbe iniziare dalle cose più banali. Per esempio: meno convegni e più lavoro". Cosi' una nota della Lega in risposta al documento approvato dalla Anm.
Migranti: Anm, preoccupazione per impatto su Corti d'appello
"E' grave la preoccupazione" dell'Anm per "l'impatto che potranno avere sull'organizzazione degli uffici giudiziari, sulla loro capacità di mantenere un accettabile grado di efficienza del servizio" due modifiche all'attuale normativa, che sono state proposte nel cosiddetto decreto flussi (al cui interno è stato fatto confluire anche il decreto Paesi sicuri) all'esame della Camera.
In particolare, i magistrati si riferiscono alla "recente modifica, per decreto-legge alla materia della protezione internazionale con la reintroduzione dello strumento del reclamo in Corte di appello avverso i provvedimenti dei Tribunali distrettuali; la proposta emendativa della relatrice, presentata in sede di conversione del decreto-legge, per l'attribuzione della competenza in materia di convalida dei trattenimenti dei richiedenti asilo alle Corti di appello e non più alle sezioni specializzate in materia di immigrazione dei Tribunali".
Lo si legge in un documento approvato all'unanimità dal Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati. Per i magistrati "il ripristino dell'appello, abolito con legge del 2017, sconvolgerà l'assetto organizzativo delle Corti di appello" e "il ritorno al doppio grado di merito metterà in ginocchio le Corti territoriali, compromettendo irreversibilmente la loro capacità di centrare gli obiettivi imposti dal Pnrr". E ancora: "L'inserimento di un nuovo grado di impugnazione allungherà l'iter d'accertamento dello status dell'immigrato e determinerà il rischio di una permanenza maggiore in Italia di chi potrebbe non avere diritto a soggiornarvi".
"L'emendamento della relatrice, ove accolto dal Parlamento, aggraverà la situazione organizzativa delle Corti di appello, che saranno chiamate, per decisione che appare priva di ragionevolezza, a svolgere, senza corrispondenti aumenti dell'organico, le attribuzioni che fino ad oggi sono di competenza, per ovvia coerenza sistematica, delle sezioni specializzate dei Tribunali". "Non è dato comprendere il senso dello spostamento di competenza: quel che può ipotizzarsi è che sia conseguenza delle decisioni assunte da alcune sezioni specializzate ed aspramente criticate da vari esponenti politici". Il Comitato direttivo centrale dell'Anm invita quindi "il ministro della Giustizia ad adoperarsi per scongiurare" questo "rischio".