AGI - Ventisei anni fa, con 188 voti favorevoli, 116 contrari e 1 astenuto, otteneva la fiducia al Senato il primo governo guidato da un ex esponente del Partito Comunista. Rimase in carica un anno, due mesi e un giorno.
Ma come nacque il governo guidato da Massimo D’Alema?
Il 9 ottobre il raggruppamento ulivista guidato da Romano Prodi, vincitore delle elezioni politiche del 1996 e al governo da due anni, perde l’appoggio esterno di Rifondazione Comunista, al cui interno sussiste una diarchia tra Armando Cossutta e Fausto Bertinotti. Quest’ultimo, dopo la manovra finanziaria presentata dal governo, decide, infatti, di non votare la fiducia posta da Prodi, causando una scissione nel partito tra coloro a favore della sfiducia e la parte di minoranza, guidata da Cossutta e Diliberto, contrari, invece, alla crisi di governo.
A quel punto, il Presidente della Repubblica Scalfaro, dopo il fallito tentativo di Prodi di verificare se esistono le condizioni per ottenere l'incarico di formare un nuovo Governo, e consapevole del momento delicato, sia per la situazione nei Balcani, sia per il processo di costruzione dell’euro in corso, conferisce il “pre-incarico” a D’Alema. Il leader Maximo, tre giorni dopo aver verificato l’esistenza di una maggioranza in Parlamento con una riunione collegiale dei presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato dell’Ulivo, dei Comunisti italiani e dell'UDR (partito fondato un anno primo dall’ex Presidente Cossiga proprio per ottenere quel risultato), nel corso della quale viene discussa e approvata una bozza di accordo programmatico, riceve dal Presidente Scalfaro un incarico "pieno" per formare il Governo.
E il 21 ottobre scioglie la riserva. Il cinquantaquattresimo esecutivo della Repubblica Italiana si è formato. Al fianco del nuovo presidente del Consiglio c’è Sergio Mattarella, il quale assume la carica di Vicepresidente del Consiglio con delega ai servizi segreti, e la squadra tra gli altri comprende: Lamberto Dini riconfermato agli Esteri come Carlo Azeglio Ciampi al Tesoro, Rosy Bindi alla Sanità, Fisco alle Finanze, Treu ai Trasporti, Luigi Berlinguer all’Istruzione e Pier Luigi Bersani all’Industria. Tra le novità ci sono Rosa Russo Iervolino agli Interni, Diliberto alla Giustizia e Giovanna Melandri alla Cultura. Mentre tra i ministri senza portafoglio vi è Enrico Letta (Politiche Comunitarie) e Giuliano Amato alle Riforme Istituzionali (che sostituirà, poi, a maggio Ciampi al Tesoro, con l’ex Governatore della Banca d’Italia che verrà eletto Presidente della Repubblica).
Il governo D’Alema I vive in tutti i suoi 427 giorni una situazione fortemente travagliata. Le prime polemiche arrivano dopo pochissimo tempo, quando, con l’arrivo a Roma del leader curdo Abdullah Öcalan, il governo, rifiuterà l’estradizione in Turchia, ma al contempo non gli concederà l’asilo, ricevendo l’accusa di non rispettare gli articoli 10 e 26 della Costituzione italiana che ne regolano il diritto. Öcalan finirà così prima in Grecia, poi in Kenya, dove infine verrà arrestato e riportato in Turchia.
Ma i momenti i più difficili arrivano con gli attacchi della NATO in Iugoslavia, con il governo di D'Alema che autorizza l'utilizzo dello spazio aereo italiano. Dal nostro territorio, infatti, partiranno i raid degli F-16 del trentunesimo stormo Usa, dando vita al secondo intervento bellico italiano dal Dopoguerra, dopo quello in Iraq del 1991.
“Era moralmente giusto ed era anche il modo di esercitare pienamente il nostro ruolo” spiegherà D’Alema anni dopo, aggiungendo come Washington propose inizialmente all’Italia di far utilizzare le basi senza un intervento diretto, ma il Presidente del Consiglio impose la partecipazione delle forze italiane perché “se avessimo ridotto l’Italia al ruolo di portaerei della Nato, non avremmo contato più nulla”. L’operazione creerà una spaccatura all’interno del governo e nell’opinione pubblica.
In ambito economico, invece, seguendo il percorso di integrazione europea e della moneta unica, proseguì con le privatizzazioni senza interrompere il programma portato avanti da Prodi, anzi incentivandolo con operazioni di rilievo, come la cessione della prima tranche di Enel e di una parte della partecipazione dell’Iri nella società Autostrade.
Nel mentre, il 13 maggio 1999, vi è l’elezione, al primo scrutinio, di Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale, fortemente sostenuta dal capo del governo, il quale riuscì ad ottenere anche l’ok delle opposizioni di centro-destra.
Esattamente un mese dopo, le elezioni europee segnano un buon risultato per la componente “prodiana”, il cui nuovo partito, I Democratici, diventa il secondo della coalizione di centro-sinistra. Questo risultato, aggiunto allo scioglimento dell’UDR, porta così alla necessità di un rimpasto di governo, volto appunto a fotografare questi nuovi cambiamenti all’interno del Parlamento e soprattutto a far entrare i Democratici al governo.
Seguono due mesi di stallo e poi un nuovo governo D’Alema che, tuttavia, non riuscirà a temperare le tensioni esistenti nella maggioranza e nell’elettorato. Così, dopo appena quattro mesi, a seguito del risultato deludente per la coalizione di centro-sinistra nelle elezioni regionali del 2000, anche il Governo D’Alema II vedrà la sua fine. Massimo D’Alema si reca così al Quirinale per presentare le dimissioni, e Ciampi, deciso a portare la XIII Legislatura alla scadenza naturale, nominerà Giuliano Amato nuovo Presidente del Consiglio.