AGI - "Armi". O "pace". In ogni caso la faglia che percorre il centrosinistra ha un nome di quattro lettere, tante quanti sono i partiti che si sono ritrovati attorno al "patto della birra": Pd, M5s, Avs e Più Europa. Il voto di ieri al Parlamento europeo, se possibile, lo ha reso ancora più evidente.
Il Movimento Cinque Stelle ha votato 'no all'articolo 8 che permette di utilizzare le armi fornite a Kiev anche contro postazioni russe su territorio russo. E ha votato 'no alla risoluzione finale che conferma il sostegno militare a Kiev. Lo stesso vale per i parlamentari eletti nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra. Il Partito Democratico ha votato si' alla risoluzione finale, seppure con il voto in dissenso di Marco Tarquinio e Cecilia Strada, ma ha registrato alcune defezioni sull'articolo 8: sei i parlamentari dem presenti che non hanno partecipato al voto. Più Europa non è rappresentata in Parlamento, ma si è espressa più volte a favore del sostegno totale a Kiev e per la fine delle restrizioni sull'uso delle armi. Un nodo che rimane e rischia, con l'andare avanti delle operazioni militari, di farsi sempre più difficile da sbrogliare.
E Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, non manca di rimarcarlo. Lo fa anche dal palco di Parma, città scelta per il festival di Open: "Ieri si è dato il via libera all'utilizzo delle armi per colpire obiettivi russi in territorio russo. Stai decidendo di avvicinarti al baratro di una guerra mondiale", spiega: "Noi abbiamo votato coerentemente. Altri partiti si sono divisi in tante posizioni: così non recuperi l'astensionismo". Per essere più chiaro: "Sull'articolo 8 il Pd si è diviso in tante posizioni". In platea qualcuno applaude. C''è anche chi ha portato una bandiera russa, guadagnandosi il rimprovero del padrone di casa, Enrico Mentana: "Si può manifestare, ma senza rompere il c...".
Conte annusa il rischio e mette in chiaro che lui e il movimento che guida non c'entrano nulla con Putin e con i fan del presidente russo. "Siamo amici della Russia, ma non siamo filoputiniani. Nessuno fraintenda la nostra battaglia per la pace, abbiamo condannato una invasione che è contro il diritto internazionale. Abbiamo preso tanti insulti, tengo a chiarire subito la nostra posizione".
Una posizione che il Movimento 5 Stelle ribadirà domani ad Assisi, prendendo parte alla marcia per la pace assieme a Nicola Fratoianni e Avs. Ci sara' anche il leader del movimento, che chiama la sua comunità alla mobilitazione: "Domani con il M5S sarò alla marcia della pace di Assisi. Facciamoci sentire, alziamo la testa. Fermiamo insieme questa deriva bellicista". Non è solo la guerra a tenere lontani gli aspiranti alleati. Conte continua a rifiutare il concetto stesso di 'campo largo' come coalizione ampia che contenga tutto e il suo contrario. "Meglio campo coeso", ripete ogni volta che ne ha occasione. Perché è nello spazio fra i due aggettivi, "largo" e "coeso", che Conte vede materializzarsi la figura di Matteo Renzi.
"Campo largo non significa nulla. Oggi lavoriamo con partiti che sono in questa area progressista, ma non lo facciamo cancellando i nostri valori. Non possiamo stare con chi ha votato insieme al partito di Meloni. Il campo deve essere coeso". Un riferimento a Matteo Renzi con il quale il leader M5s continua a scambiare colpi a distanza. Come quello che sferra in chiosa al suo intervento: "Sono disponibile a fare con Renzi altre partite del cuore, la politica è una cosa seria. In politica non facciamo beneficienza, assolutamente no".
Parole che sembrano fare eco a quelle scritte nero su bianco dai 22 mila che hanno partecipato alla prima fase della Costituente: "Mai con Renzi" è la postilla che la base M5s aggiunge a quasi tutti i contributi che parlano di alleanze. Con il passaggio della Costituente, d'altra parte, Conte si gioca tutto. In ballo c'è anche il ruolo del presidente: "è un processo dal basso. Può uscire di tutto. L'assemblea è sovrana. Se diranno che Conte va a casa, benissimo. Ma c'è bisogno di smuovere le acque". E con il ruolo del presidente, è in ballo anche quello del garante. Con Grillo i rapporti ormai sono anche oltre il dato 'meteo': più che freddi o gelidi, sono ormai inesistenti. I due non si sentono dal'incontro a Roma dopo le elezioni europee, come lo stesso Conte riferisce prima della nuova stoccata: "Grillo sta vivendo questo ruolo di garante, non come padre nobile, ma come interdittore e questo non è possibile".