AGI - Non è passato inosservato, e non poteva essere così, del resto, a Campo Marzio il post di Beppe Grillo che ha lanciato il suo aut aut al presidente del M5s, Giuseppe Conte. Certo, è stato letto, ma nessuna replica arriva dal quartier generale del Movimento, né tantomeno da Conte. Tuttavia, una certa sorpresa per l'attacco del Garante, si apprende, c’è stata visto che Grillo sembra invocare una spaccatura mentre si è alla vigilia della chiusura della prima fase della Costituente, fortemente voluta da Conte come momento di coesione e di 'spinta dal basso' per rilanciare gli obiettivi M5s.
Se dalla sede del Movimento quindi nulla filtra e nessuna risposta arriva a Grillo che nel frattempo ha lasciato Roma, fonti parlamentari sono meno parche di commenti: 'Grillo parla come un disco rotto, dopo essere stato in silenzio durante la campagna elettorale per le Europee ha rotto le scatole con i suoi avvisi ex post, dopo non aver mosso un dito". E ancora, 'vedere Grillo che parla da avvocato di articoli, commi e Statuti, fa un po' impressione, visto che è stato lui a criticare Conte avvocato. Pare quasi una sorta di legge del contrappasso'.
A dire in chiaro "Grillo sbaglia" è Riccardo Ricciardi, vicepresidente M5s.
"Da una persona che, con le sue idee mirabolanti, ha fatto nascere il Movimento ci si aspetterebbe un contributo diverso. Io sono attivo nel Movimento da 7 anni e, pur essendo grato a Grillo, come tutti, per averlo fondato, da quando sono parlamentare in carica l'ho visto molto attivo solo quando si trattava di sostenere Draghi, quando voleva farci votare la prima versione della riforma Cartabia che, grazie a Conte, siamo riusciti a far cambiare, quando non voleva che si criticassero le operazioni che stava facendo Luigi Di Maio. Che, guarda caso, dopo tre giorni è uscito dal Movimento e ha fondato un nuovo partito. Le risposte alle questioni che pone Grillo, come il simbolo e il doppio mandato, arriveranno nell'assemblea costituente. Non sarà certamente lui a decidere. Non sarà, in realtà, nessun altro singolo, ma la base, con dei quesiti peraltro, non scelti dal capo politico, ma elaborati dalla comunità. Sarà quest'ultima a decidere cosa votare e come", osserva.
Che il rischio sia di finire in tribunale per nome e simbolo non va affatto escluso dopo che il cofondatore del Movimento ha tuonato contro chi vuole 'sovvertire' alcuni principi che con Gianroberto Casaleggio aveva messo alla base del suo 'non partito'. Grillo sarebbe, infatti, arrabbiatissimo per la piega che stanno prendendo le cose con la guida del Movimento nelle mani di Giuseppe Conte, con il quale - rilevano fonti qualificate - oramai si è alla resa dei conti e senza possibilità alcuna di conciliazione.
Che si voglia tenere simbolo e nome magari 'archiviarli' nell'attesa di decidere se 'ricominciare' o se mollare quello che a suo dire oramai è diventato un partito come gli altri è una ipotesi concreta. Ma al tempo stesso c’è chi fa notare che il simbolo e il nome sono di proprietà dell'associazione M5s e contrattualmente il Garante vi ha rinunciato, come ha già detto il coordinatore dell'area legale del M5s, Alfonso Colucci, in un'intervista di pochi giorni fa.