AGI - È ormai da anni che ciclicamente il dibattito politico si riaccende sulla necessità o meno di modificare l'attuale normativa sulla cittadinanza. Diverse le possibili strade: dallo ius sanguinis, che in sostanza è quello vigente in Italia, allo ius scholae fino allo ius soli.
La legge in vigore, del 1992, prevede che la cittadinanza italiana si acquisti 'iure sanguinis', cioè se si nasce o si è adottati da cittadini italiani. La cittadinanza può essere richiesta anche dagli stranieri che risiedono in Italia da almeno dieci anni e sono in possesso di determinati requisiti. In particolare, il richiedente deve dimostrare di avere redditi sufficienti al sostentamento, di non avere precedenti penali, di non essere in possesso di motivi ostativi per la sicurezza della Repubblica. La legge prevede inoltre che stranieri nati e residenti legalmente e ininterrottamente in Italia fino ai 18 anni, possono richiederla all'atto dell'ingresso nella maggiore età. Una procedura, però, lunga e non sempre con esito positivo. Infine, si può diventare cittadini italiani anche per matrimonio.
Ius Soli
Fa riferimento alla nascita sul territorio dello Stato e si contrappone allo ius sanguinis, basato sull'elemento della discendenza o della filiazione. Nei Paesi che lo applicano è cittadino originario chi nasce sul territorio dello Stato, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori.
Ius Scholae
È il principio che lega l'acquisizione della cittadinanza italiana al compimento di un intero ciclo di studi. Il tema fu al centro di un ampio dibattito tra il 2017 e il 2018, ma il testo finì su un binario morto alla Camera nel 2022. Lo ius scholae prevede il riconoscimento della cittadinanza italiana per i minorenni stranieri nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni che abbiano risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia, e che abbiano frequentato regolarmente almeno 5 anni di studio nel nostro Paese, in uno o più cicli scolastici. Il ciclo scolastico necessario può essere allungato (la proposta di Forza Italia, ad esempio, prevede almeno 10 anni scolastici).
Ius Culturae
Una proposta di legge in tal senso fu approvata dalla Camera nell'ottobre del 2015, poi arenatasi al Senato. Prevede l'ottenimento della cittadinanza italiana per i minori stranieri nati in Italia, o entrati entro il 12esimo anno di eta', che abbiano "frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli presso istituti scolastici del sistema nazionale, o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali con esito positivo".