AGI - Non c’è soltanto Matteo Renzi a far discutere il Partito Democratico. Il voto britannico e quello delle europee ha riportato in auge le divisioni fra l'anima liberal del partito e quella socialista. Sintetizzabile, forse troppo brutalmente, nel quesito: Keir Starmer o Jeremy Corbyn?
Un convengo alla Camera dei Deputati che prende spunto dall'istant book "La Quarta Via - Il Changed Labour" ha messo attorno a un tavolo il senatore Filippo Sensi, la deputata Lia Quartapelle (autori assieme a Diego Castagno) e Paolo Gentiloni e Claudio Martelli.
Un appuntamento che arriva nella giornata in cui Renzi dice di voler essere "l'ala blairiana" del centrosinistra. E oggi, sul tema interviene con un post il deputato ed ex ministro Andrea Orlando, uno degli esponenti di spicco della sinistra dem. "Trovo fisiologico e anzi utile che si discuta su quale asse costruire il campo largo (speriamo di trovare presto un altro nome), più al centro, più a sinistra. Anzi, dico, finalmente si inizia", sottolinea Orlando.
"Certo, queste categorie andrebbero forse precisate perché il centro di oggi non è quello di vent'anni fa e nemmeno la sinistra, ovviamente. Quello che pero' trovo più preoccupante", aggiunge l'esponente dem, "è che questa discussione si faccia utilizzando esclusivamente riferimenti al passato. Tornano la cool Britannia, Blair, l'Ulivo, il trattino del centrosinistra. Manca solo la colonna sonora delle Spice Girls. Benvenuti negli anni '90!".
Di lì a poco, uno degli autori de "La Quarta Via", pubblica sui social un estratto dall'intervento al convegno di ieri che suona come una risposta a Orlando. "A proposito di provincialismo: si dice 'Corbyn ha preso più voti di Starmer. Va bene. Ma è come parlare del riscaldamento globale: non è che se noi diciamo che un tempo c'erano i ghiacciai, poi ritornano", dice Filippo Sensi nel video pubblicato su Instagram.
"In tempi di penuria bisogna lavorare bene su sistema elettorale, sui collegi. Cosa ha fatto Starmer? Ha fatto questo. Sapendo che non era più possibile e forse non era nemmeno più utile chiamare a una grande mobilitazione, come quella di Corbyn in cui hanno votato tantissimi milioni di elettori, ma abbiamo preso la più grande suonata della storia del Labour, Starmer ha studiato i collegi, ha fatto una proposta intelligente contando sullo sfascio dei conservatori, la sfida di Farage, l'intelligentissimo posizionamento dei Libdem. Farage ha preso circa 4 milioni di voti e ha preso cinque deputati. I libdem hanno fatto 3 milioni e settecentomila voti e hanno preso 71 deputati".
Conclusione: "Vuol dire che il sistema elettorale conta, come schieri la squadra conta. Con buona pace di chi 'quanto voti ha preso Corbyn'. Starmer ha preso meno voti, ma ha fatto il secondo o il terzo risultato della storia del Labour portando a casa una maggioranza schiacciante. Questo vuol dire intelligenza dei processi, cultura di governo, non farsi fregare, non correre dietro al fatto di flettere i muscoli e fare il pieno delle piazze. Bisogna pensare le cose, prepararsi per tempo e poi, in caso, si governa per cambiare il paese secondo le proprie idee e secondo i propri valori", conclude Sensi.