AGI - Il pluralismo è una risorsa. Il refrain viene rispolverato dai dem ogni volta che c'è una distanza da colmare fra le anime interne al partito. La segretaria Elly Schlein lo utilizza oggi per rispondere del caso Tarquinio. Ovvero della necessità di sciogliere la Nato che il "candidato indipendente nelle file del Pd" ha segnalato nel corso di una intervista. Il Nazareno, prima con il responsabile Esteri Giuseppe Provenzano e, poi, con la stessa Schlein, ha fatto sapere che "la linea di politica esteri del Pd la fa il Pd". Ma la dichiarazione di Tarquinio solleva un problema di compatibilità fra le tante storie diverse che caratterizzano i candidati dem. "Io sono contenta e orgogliosa delle liste del Pd che mettono insieme le energie migliori del partito, a partire dai nostri amministratori, da elementi della società civile e da tanti nostri dirigenti", dice Schlein davanti alla platea dei Giovani Imprenditori di Confindustria, a Rapallo: "Sono convinta di aver candidato donne e uomini con storie diverse, dobbiamo fare sintesi fra storie diverse. Poi, altra cosa è linea di politica estera del Pd", aggiunge rispondendo a una domanda diretta su Marco Tarquinio.
D'altra parte, sottolinea, "anche Altiero Spinelli fu candidato da indipendenti nelle liste del Pci. Passatemi il paragone. Quello che sto provando a portare avanti da segretaria è che non si dica tutto e il contrario di tutto. Bene il pluralismo, poi alla segretaria spetta fare sintesi". Una rivendicazione tanto più necessaria in quanto, da qui ai prossimi mesi, i riflettori sui principali teatri di crisi internazionali non si spegneranno. Anzi, con il via libera della Germania all'utilizzo delle armi fornite a Kiev contro obiettivi militari in territorio russo si materializza lo spettro di una nuova escalation. Su questo, la segretaria è netta nel dire che la scelta del socialista Olaf Scholz è sbagliata e, d'altra parte, "non sempre bisogna essere d'accordo, come non lo siamo stati con Macron quando ha parlato di invio di truppe. Noi siamo per il sostegno all'Ucraina, ma attenzione ad evitare in ogni modo una escalation che sarebbe devastante e attenzione alle mosse che si fanno", sottolinea Schlein.
Schlein: “Europee avranno conseguenze sull’Italia, è in gioco il futuro” #pd #schlein #europee pic.twitter.com/Umt2OBayKg
— Agenzia VISTA (@AgenziaVISTA) May 31, 2024
Nel Pd, tuttavia, non mancano le voci di chi vorrebbe che l'Italia si 'allineasse' a quei Paesi che hanno già dato il via libera all'utilizzo di armi su obiettivi russi. "Usa, Canada, Gran Bretagna, Francia, Germania concedono l'utilizzo delle armi all'Ucraina", rileva il senatore Filippo Sensi: "Come Polonia, gli scandinavi, i baltici. L'Italia che guida il G7, no. Come l'Ungheria, la Slovacchia. Un disallineamento clamoroso, evidente, vannacciano. Il Cremlino ride". Parole che interpellano, innanzitutto, il governo accusato di "farsi strumentalmente scudo della Costituzione per non aiutare gli ucraini. La stessa Costituzione che in Parlamento stanno facendo a pezzi. Vigliacchi. Bugiardi". Ma in controluce, sembra di poter leggere nelle parole del senatore un richiamo al suo steso partito. A richiamarsi ai valori Repubblicani, d'altra parte, è lo stesso Marco Tarquinio che a margine di un incontro elettorale a Siena ribadisce: "L'Italia a ora fa bene a dire no" all'autorizzazione dell'uso delle sue armi contro obiettivi militari in Russia. "Sono contrario a inviare armi in qualsiasi conflitto aperto, come vogliono i valori della nostra Repubblica. Valori che pero' bypassiamo regolarmente". Alla segretaria, dunque, spetterà di fare sintesi fra queste anime, prima del voto. E al prossimo capodelegazione dem dopo la tornata elettorale. Per questa ragione, fra i dem, ci si interroga su chi cadra' la scelta di Schlein. O, meglio, chi si caricherà la responsabilità di guidare un fronte tanto eterogeneo.
Sulla carta, i due più accreditati per questo scopo sarebbero Stefano Bonaccini e Nicola Zingaretti, con il primo in vantaggio sul secondo. Perché, come osserva una fonte parlamentare, la delegazione che si insedierà sarà in larga parte formata da esponenti della minoranza interna, anche di peso., Oltre a Bonaccini, ne faranno parte - salvo sorprese - Pina Picierno, Giorgio Gori, Emanuele Fiano, Alessia Morani, Antonio Decaro. La scelta di Stefano Bonaccini - che continua ad avere un rapporto di grande collaborazione con la segretaria - sarebbe la più naturale e conveniente per Schlein. Nicola Zingaretti, se così fosse, rimarrebbe in lizza per il ruolo di vice presidente del Parlamento europeo. Prima, tuttavia, c'è da portare a casa il risultato alle urne. I sondaggi che circolano al nazareno sembrano sorridere ai dem. La segretaria Pd, interpellata durante il convegno dei giovani industriali, nicchia: "Se commentassi mi porterei sfiga da sola".
A sentire alti dirigenti Pd, tuttavia, c'è la concreta possibilità di fare meglio del 2019, passando da 18 ad almeno 19 eletti. La soglia psicologica del 20 per cento, in ogni caso, sembra ampiamente alla portata. Frutto di una campagna ben condotta dalla segretaria, rimarcano fonti parlamentari, che si è tenuta lontana dalle polemiche di giornata e dai battibecchi sui social per continuare a battere sulle proposte del Pd: dalle risorse alla sanità pubblica al salario minimo, passando per i diritti e il fisco: "Le tasse si pagano dove si fanno i profitti e non dove fa comodo per governi compiacenti". Temi con i quali la segretaria dem ha percorso l'Italia in lungo e in largo per cento tappe e che accompagneranno il Pd fino alla chiusura della campagna elettorale del 7 giugno a Padova. Un luogo scelto per richiamare alla memoria la figura di Enrico Berlinguer, storico segretario del Pci che proprio a Padova, esattamente 40 anni fa, tenne il suo ultimo discorso invitando i propri militanti a condurre la battaglia per la vittoria alle urne - anche quelle europee - "strada per strada, casa per casa". Un appello che Elly Schlein ha fatto proprio in questa campagna che la vedrà, prima di Padova, a Roma, domenica a Testaccio, e a Firenze.