AGI - Un referendum tra due visioni di Europa, "quella ideologica" della sinistra e quella "nostra concreta e fiera", una sfida "troppo importante" perché il modello del centrodestra che governa in Italia può essere esportato a Bruxelles ed è "una prospettiva non così lontana": il comizio finale di Fdi in vista delle Europee, in una piazza del popolo a Roma gremita secondo numeri della questura da 20mila militanti (30 mila per Fdi), si è trasformato in un vero e proprio appello al voto per la premier Giorgia Meloni.
"Alziamo la posta. Siamo a un punto di svolta, ora facciamo la storia", il suo urlo dal palco. Il voto della prossima settimana per la leader di Fratelli d'Italia è uno spartiacque, da una parte c’è la sinistra che "considera Ecr una forza non democratica" e vuole "un'Europa delle burocrazie" e dei giochi di palazzo, dall'altra c’è un progetto per cambiare lo status quo, "abbiamo vinto lo scudetto, adesso vinciamo la Champions League".
È dunque una chiamata alle armi quella del presidente del Consiglio che si rivolge agli italiani ("Non voltatevi dall'altra parte, non tutti i politici sono uguali"), agli indecisi ("Ho rinunciato a tutto per l'Italia, restate al mio fianco"), agli esponenti di Fratelli d'Italia ("Facciamo vedere di quello di cui siamo capaci"). Ai lati della piazza ci sono gli stand con il marchio 'forza Giorgia' dappertutto, le magliette di "cambiamo l'Europa", i cappelli di "orgoglio italiano" indossati anche da qualche ministro.
La kermesse si inaugura con il video "sono quella stronza di Giorgia", prosegue con una sfilata dei candidati sindaci e dei dirigenti sul territorio, mentre i rappresentanti dell'esecutivo non salgono sul palco, sono in mezzo alla gente, lo stesso Ignazio La Russa per un giorno sveste i panni da presidente del Senato, "qui sono Ignazio, oggi è la giornata di Giorgia".
E dopo l'arrivo in corteo dei ragazzi di Gioventù nazionale che inneggiano, con tanto di striscione, all'"Europa delle patrie", prende la parola il capo dell'esecutivo. Il canovaccio è quello delle ultime settimane, i Cinque stelle appena citati (Giuseppe Conte è diventato presidente del Consiglio "quando gli italiani non sapevano chi fosse") e accusati di incoerenza perché "hanno tradito tutte le loro promesse fatte" e sono passati "da quelli che volevano trasformare il Parlamento in un palazzo di vetro a partito consociativo da Prima Repubblica". Il riferimento di ogni passaggio dell'intervento del presidente del Consiglio è alla sinistra "livorosa", che tifa contro gli interessi dell'Italia affidandosi ai "condizionamenti esterni", che attacca su tele Meloni perché "è finita tele Pd", che "massacra" il primo ministro albanese Rama per gli accordi tra Roma e Tirana per i centri dei migranti, che "ci ha isolati in Europa" ma è finito il tempo "in cui si andava a Bruxelles con il cappello in mano".
Quel Partito democratico che - accusa Meloni - si chiama così perché "è democrazia solo se comandano loro". "Quando le nebbie della propaganda si diradano e resta solo la verità alla sinistra non resta che rispolverare la carta del mostro. Ora lo sport nazionale della sinistra è quello di dipingere l'Italia come una nazione dove lo stato di diritto è sospeso", l'affondo della premier che 'sfida' direttamente la segretaria dem Elly Schlein: "Condivide o no le parole" del candidato del Pse Schmit, "non scappi ancora una volta, è una domanda semplice: condivide o no che io non sarei una leader democratica?".
"Per raggranellare qualche voto si soffia sul fuoco. Voi fornite alibi agli estremisti per avvelenare il clima politico", l'attacco nei confronti di chi dice che "sono un dittatore. E se sono un dittatore cosa si fa, la lotta armata per depormi? Sono parole deliranti, irresponsabili".
Con la sinistra "non governeremo mai in Italia e in Europa", rilancia il presidente di Fdi che ripete di credere nell'alternativa alla maggioranza che ha guidato la legislatura europea. Il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti sottolinea che alcune posizioni di Emmanuel Macron "saranno bocciate" dai francesi, l'eurodeputato Nicola Procaccini prevede che il prossimo presidente della Commissione europea "non sarà von der Leyen", "quello a Giorgia Meloni è un voto concreto per cambiare le cose in Europa", dice il ministro Raffaele Fitto.
C’è la sinistra e "il suo diluvio di fake news" sulle riforme, dal premierato all'autonomia differenziata al provvedimento sulla giustizia varato "per mettere fine alle correnti" e poi ci sono "le forze della conservazione", quelle "che per decenni hanno bivaccato sulla vita degli italiani" e che "si stanno organizzando ma non importa, noi stiamo dalla parte giusta della storia", dice la premier, "stiamo cambiando il Paese mattone dopo mattone". Il prossimo provvedimento che arriverà in Cdm è sul taglio delle liste d'attesa ("e ci saranno soluzioni per effettuare visite e prestazioni sanitarie, che si faranno anche sabato e domenica", anticipa Meloni) ma lo sguardo è già rivolto all'8 e al 9 giugno, "vi chiedo - la richiesta della premier agli italiani - solo di rinunciare a cinque minuti dal vostro tempo per dirmi che siete al mio fianco, perché è l'unica cosa che mi interessa. Perché finché ci siete voi ci sono anche io".