AGI - Cento anni fa Giacomo Matteotti pronunciò il suo ultimo discorso, quello che gli sarebbe costato la vita. Lo scranno alla Camera dal quale fu pronunciato non verrà più occupato da altri deputati da oggi, giorno in cui l'Aula di Montecitorio ha ricordato il sacrificio del parlamentare socialista, ucciso il 10 giugno 2024 da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini. Presenti le più alte cariche dello Stato, a partire dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che, accolto dal presidente Lorenzo Fontana, ha visitato la mostra allestita in Transatlantico insieme al presidente del Senato, Ignazio La Russa, e alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
La cerimonia è iniziata con l'esecuzione dell'inno di Mameli e l'inno alla gioia. Presenti inoltre gli ex presidenti Gianfranco Fini e Luciano Violante, l'ex premier Mario Monti. Tra gli altri, i ministri Carlo Nordio e Andrea Abodi e la segretaria del Pd, Elly Schlein.
"Oggi la Camera onora Matteotti, uno dei padri della nostra democrazia vittima dello squadrismo fascista", ha dichiarato Fontana aprendo la celebrazione. Sul suo scranno "è stata posta una targa" e "a perenne ricordo del suo sacrificio questo scranno non sarà più assegnato ad alcun deputato", ha scandito il presidente della Camera, "in quella seduta" Matteotti "domando' l'annullamento in blocco dell'elezione dei deputati di maggioranza, denunciando il clima di intimidazioni e violenze in cui si erano svolte le elezioni politiche del 6 aprile. Denunciò inoltre in modo dettagliato i brogli e le falsificazioni compiuti dai fascisti nei seggi elettorali di tutto il Paese. Il suo intervento, di cui oggi saranno letti alcuni passi significativi, fu continuamente interrotto da vivissimi rumori e proteste, come riportato dal resoconto stenografico della seduta"
La morte" di Giacomo Matteotti "non è stata vana", ha sottolineato Fontana, "aveva a cuore in particolar modo la tutela delle classi più deboli, che voleva emancipare economicamente e culturalmente. Riteneva che questa emancipazione dovesse svolgersi con i mezzi della lotta politica democratica, nella cornice dei principi di libertà e dello Stato di diritto. Opponendosi a ogni forma di prevaricazione e di violenza politica, rivendicava quelle prerogative del Parlamento che considerava la più alta espressione della democrazia moderna. Già in precedenti interventi Matteotti aveva contestato ai fascisti irregolarità procedurali e spregio delle regole. Il lavoro alla Camera, come emerge anche dalle lettere all'amata moglie Velia, impegnò Matteotti fino allo stremo". E ancora: "Passava ore e ore in Biblioteca a preparare i suoi interventi alla Camera, sempre ben documentati e puntuali", ha ricordato.
Meloni: "Uomo libero e coraggioso ucciso per le sue idee"
"La lezione di Matteotti, oggi più che mai, ci ricorda che la nostra democrazia è tale se si fonda sul rispetto dell'altro, sul confronto, sulla libertà, non sulla violenza, la sopraffazione, l'intolleranza e l'odio per l'avversario politico", ha invece dichiarato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, "il 30 maggio 1924, Giacomo Matteotti ha pronunciato nell'Aula della Camera il suo ultimo discorso, che gli sarebbe poi costato la vita. In quel discorso, Matteotti difese la libertà politica, incarnata nella rappresentanza parlamentare e in libere elezioni".
"Oggi siamo qui a commemorare un uomo libero e coraggioso ucciso da squadristi fascisti per le sue idee. Onorare il suo ricordo è fondamentale per ricordarci ogni giorno a distanza di 100 anni da quel discorso il valore della libertà di parola e di pensiero contro chi vorrebbe arrogarsi il diritto di stabilire cosa è consentito dire e pensare e cosa no", ha concluso la premier.