AGI - La vittoria in Abruzzo ricompatta il centrodestra. La riconferma di Marco Marsilio alle regionali di domenica serve alla coalizione di governo per archiviare come parentesi l'errore della sconfitta in Sardegna il 25 febbraio. E per stemperare tensioni, divisioni e sospetti. La promessa di una maggiore collaborazione e unione è il piatto forte di un pranzo tra i leader - Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi - che si tiene prima della riunione del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi. Svanito il pericolo dell'effetto Sardegna evocato dalle opposizioni, il clima è disteso e, dopo il pranzo, l'ordine di scuderia diramato dai leader all'interno dei rispettivi partiti è di evitare qualsiasi polemica con gli alleati, e cercare il massimo della cooperazione in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.
Anche perché in vista delle prossime regionali, in Basilicata, il centrosinistra si sta organizzando ed è in via di chiusura l'accordo per un candidato condiviso che sfidi il governatore uscente di Forza Italia, Vito Bardi. E la partita della Basilicata è vista nel centrodestra in realtà come più complicata di quanto sia stata percepita nelle scorse settimane quella dell'Abruzzo.
L'esito elettorale di domenica notte era largamente atteso nel centrodestra, la vittoria di Marsilio ma anche il boom di FI, forse l'unico dato sopra le aspettative. Anche il 7,56% della Lega era la percentuale che il partito di Matteo Salvini si attendeva dalle urne. Ad agitare la coalizione di governo, in realtà, sono stati alcuni sondaggi a ridosso del voto e le anticipazioni dei primi exit poll arrivati nelle sedi delle segreterie di partito nel pomeriggio di ieri, che davano Luciano D'Amico vicinissimo o addirittura sopra a Marsilio. Ma il secondo exit poll e tutte le successive proiezioni hanno confermato il risultato che Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega si attendevano da settimane. E fatto, quindi, tirare un sospiro di sollievo a tutti.
Viene considerata non altrettanto in discesa, invece, la partita lucana. Da qui l'ordine di evitare polemiche, di fare squadra, stemperare le rivalità e mostrarsi tutti compatti in vista del voto del 21 aprile. Rivalità e competizione che, seppur negate, restano, soprattutto in vista del grande appuntamento elettorale dell'anno: le Europee di giugno.
Complice anche il sistema elettorale proporzionale, davanti alla sfida dell'8 e 9 giugno, ogni partito tenderà a far per sè e il rischio è che la conflittualità interna alla maggioranza riemerga con forza, dopo il voto lucano. In election day con le europee si terranno anche le Amministrative, e oggi si è nuovamente riunito il tavolo di coalizione per la scelta delle candidature nei piccoli Comuni.
Nel suo primo commento, intorno all'ora di pranzo, Salvini ha dribblato ogni riferimento al sorpasso di FI, sottolineando come la Lega abbia fatto meglio dei 5 stelle. "Bella vittoria del centrodestra, con un buon risultato per la Lega che supera i 5 stelle e sinistra malamente sconfitta", ha scritto il segretario leghista. "A dispetto dei profeti di sventura, grazie Abruzzo, avanti col nostro buongoverno per altri cinque anni", ha aggiunto.
Malgrado il capo di via Bellerio tenda a non sottolinearli, nel suo partito, pesano i rinnovati rapporti di forza nel centrodestra (ribaltati rispetto alle passate regionali, del 2019, quando la Lega era 27,5%, FI al 9% , FdI al 6,5%). In Abruzzo, il sorpasso di FI sulla Lega non solo è una conferma - c'era già stato alle Politiche del 2022 (FdI 27,9% FI 11,1% e Lega 8,1%) - ma si accentua in questa tornata elettorale (FdI 24,1%, FI 13,44% e Lega 7,56%).
Tajani si è detto molto soddisfatto del risultato, che è andato anche oltre le già rosee aspettative, anche grazie a liste forti, curate dal presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Nazario Pagano. A giudizio del neo segretario di FI, il successo elettorale di FI è la prova che sta funzionando la strategia intrapresa, volta a "rafforzare il centro all'interno del centrodestra". A chi ha avuto modo di parlare con lui, Tajani ha oggi più volte citato con orgoglio l'intervista rilasciata dal sindaco dem di Milano Beppe Sala che ha riconosciuto il ruolo di FI nella coalizione ("La fortuna del centrodestra è che hanno Forza Italia che garantisce una tenuta sul centro e sulla parte moderata, che in questo momento manca a noi", ha detto Sala).
I nodi da sciogliere in Via Bellerio
Quanto alla Lega, in via Bellerio, si accoglie il 7,56% come un risultato più o meno atteso, di sostanziale tenuta. E si confida di confermare una percentuale più o meno simile in Basilicata (dove alle Politiche i leghisti presero il 9%) anche grazie all'attivismo dell'ex senatore Pasquale Pepe (che a lungo avrebbero voluto candidare al posto di Bardi). Anche tra gli alleati nessuno recrimina alcunché ai leghisti, c'è chi temeva addirittura un risultato peggiore.
Certo, il fatto che il sorpasso di FI sia ormai un 'trend nazionale' non fa piacere agli ex lumbard. Ancora aperta la partita del terzo mandato dei governatori e, quindi, della ricandibilità di Luca Zaia e Attilio Fontana, attorno ai quali il capo leghista avrebbe intenzione di erigere due fortini perchè ne va della tenuta del partito. Alcuni 'big' leghisti continuano a interrogare se, visti i successi degli azzurri, vale ancora la pena di mantenere la linea 'a destra di Meloni' come deciso da Salvini o se non sia meglio spostarsi su posizioni più moderate in vista delle Europee.
Entro il 22 aprile bisogna poi consegnare i simboli con cui correre a Strasburgo e qualcuno comincia a chiedersi se sia il caso di togliere 'Salvini premier' e aggiungere qualcosa di più consono alla battaglia europea. Entro il primo maggio dovranno poi essere consegnate le liste. Salvini ha chiesto ai governatori più popolari di candidarsi alle Europee per far salire i consensi in un momento di difficoltà. Ma Zaia, Fontana e Fedriga non si sono detti disponibili finora. Nei prossimi giorni si riaprirà il dibattito, in attesa della risposta anche del generale Roberto Vannacci.