AGI - Il centrodestra "si può battere". La Sardegna 'detta' la linea: uniti si vince e, quindi, anche in Basilicata e Piemonte occorre far di tutto per presentarsi in coalizione. La più larga possibile. Tanto più dopo che anche Carlo Calenda ha "capito la lezione" e si è detto pronto a non correre più in solitaria. Insomma, campo largo sì, anzi 'larghissimo'. È la 'lezione' che per i dem arriva dal voto sull'isola, con la vittoria di Alessandra Todde sostenuta da M5s, Pd e partiti di sinitra. Per i dem è questa la linea da seguire, "testardamente unitari", ripete a ogni pie' sospinto la segretaria Elly Schlein, che incassa i complimenti dell'intero partito, Bonaccini compreso che, a urne ancora aperte, le ha pubblicamente riconosciuto la giustezza della scelta, nonostante i vari mugugni iniziali tra i democratici, quando la leader dem disse no alle primarie per sostenere l'esponente pentastellata.
E Schlein rivendica le decisioni prese: "La direzione intrapresa un anno fa è la direzione giusta", scandisce, all'indomani di una vittoria che arriva contestualmente al primo anniversario alla guida del partito. In casa M5s si festeggia.
Conte comincia il suo tour in Abruzzo
Giuseppe Conte è già pronto a ripartire, da giovedì sarà in tour per dare la volata al candidato unitario in Abruzzo, Luciano D'Amico: lì il campo è 'larghissimo', ma il leader pentastellato, come ha sottolineato subito dopo la vittoria in Sardegna, preferisce parlare di "campo giusto". E questa resta la direttrice per il Movimento: pronti al confronto su Basilicata e Piemonte, nessuna pregiudiziale, ma con un punto ben fermo, ovvero conta il metodo di lavoro e la credibilità della proposta. In secondo luogo, spiegano da Campo Marzio, non si può non tener conto che "ogni Regione ha la sua specificità territoriale e non si possono in nessun modo prevaricare le istanze dei territori", è la ricetta 'vincente' secondo M5s. "Noi lavoriamo sempre per costruire un progetto solido" con "altre forze politiche e civiche", con "compagni di viaggio affidabili. Non possiamo prendere un impegno con i cittadini" se abbiamo "compagni inaffidabili", perché questo comporterebbe l'ingovernabilità e "noi non andiamo al governo per gestire il potere ma per realizzare il cambiamento", sintetizza il ragionamento il leader pentastellato. Per nulla intenzionato a tirarsi indietro anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali: la Sardegna "ci fa ben pensare in prospettiva futura perché quando c'è un progetto serio, c'è un lavoro con le comunità di riferimento, si possono ottenere risultati cosi' sorprendenti rispetto alle aspettative", spiega a notte fonda abbracciando la 'sua' Todde.
Prodi spinge per un campo larghissimo
A spingere sul campo largo, anzi larghissimo, è da tempo Romano Prodi, "Il centro-sinistra più si unisce, più vince, non c'è niente fare", osserva il Professore. Una linea che inizia a far breccia anche tra i più 'riottosi': "Alle Regionali correre da soli, pur con un progetto, non è fattibile e non lo faremo più", dice il leader di Azione, che mette in conto anche di doversi confrontare con Conte: "Alle regionali è impossibile fare altrimenti. Certo, non a tutti i costi", conclude Calenda. Il discorso non vale per Matteo Renzi che, al contrario, individua un'opportunità: "Credo che adesso si rafforzerà moltissimo l'asse Pd-M5s. Questo per noi è un'ottima notizia perché apre uno spazio, che è molto difficile gestire alle regionali quando si vota a turno secco. Il Pd si 'grillizza', la destra si estremizza e questo per le Europee è uno spazio straordinario al centro", osserva il leader di Iv.
Schlein e l'inversione di Calenda
Le parole di Calenda sono ben accolte da Schlein: "Mi fanno piacere? Assolutamente sì. Se ci concentriamo sulle cose da fare insieme troviamo l'accordo e siamo più forti, perché siamo d'accordo sulle idee e non sulle poltrone da spartire come il governo". Nel Movimento 5 stelle ci si limita a prendere atto "dell'inversione" di Calenda, spiegando che "non eravamo noi quelli dei veti pregiudiziali. A ogni modo per noi la bussola rimane orientata verso un campo progressista, non lavoriamo per cartelli elettorali senza progetti e a ogni costo". Concetto poi spiegato dallo stesso Conte ospite di Vespa: "Da soli non si vince, ma si vince con programmi e obiettivi chiari", insiste. 'Smaltita' l'euforia per la Sardegna, e forte del risultato nell'isola, Schlein dovrà affrontare il nodo Basilicata e Piemonte. Dove la ricerca di un'intesa è ancora tutta in salita. Per il responsabile Enti Locali del Pd, Davide Baruffi, la vittoria in Sardegna "è lo sprone a proseguire su questa strada, a partire dall'Abruzzo dove si vota tra due settimane. E per la Basilicata e il Piemonte, dove un accordo unitario è ora indispensabile esercitando tutti un di più di responsabilità".
I 5 stelle non chiudono la porta, anche se ammettono che si è in una "fase di stallo", ma il "dialogo non si è interrotto". Anzi, c'è la determinazione a un "confronto trasparente e franco sui nodi", sottolineano da Campo Marzio. Ma nell'immediato prima viene l'Abruzzo, dove si vota il 10 marzo. Schlein ci crede: "Una cosa è certa, l'alternativa c'è", scandisce. E dopo la Sardegna in casa dem si inizia a guardare con occhi diversi anche nella regione guidata da FdI, dove gli ultimi sondaggi in mano ai dem fanno registrare un distacco di D'Amico dal governatore uscente Marsilio non più così insormontabile, anzi. "Era dal 2015 che non vincevamo una regione al centrodestra, la Sardegna è stata la prima e non sarà l'ultima", pronostica la segretaria Pd.