AGI - Si deve a un insieme di fattori il successo di Alessandra Todde, eletta alla guida della Regione Sardegna per il Campo largo del centrosinistra alle regionali di domenica scorsa. Non solo la candidata ha intercettato la quasi totalità degli elettori 'senza partito', cioè che non hanno espresso voto di lista, ma è stata l'unica su cui si sono riversati trasversalmente i voti provenienti da elettori delle liste di altre coalizioni (centrodestra e Coalizione sarda di Renato Soru). Fra i consensi che la nuova presidente ha raccolto ci sono anche quelli della Lega, com'è avvenuto a Cagliari, secondo un'analisi dell'istituto Cattaneo sui flussi di voto nella città capoluogo di regione e Sassari. Ma la 'defezione' degli elettori leghisti non è stata determinante per il risultato finale. Nella città guidata dall'avversario di centrodestra Paolo Truzzu, più di un terzo degli elettori del Carroccio ha votato per Todde, una percentuale di consensi minima, che vale l'1,5%. In realtà, in entrambe i due principali comuni dell'isola la vincitrice ha beneficiato di voti provenienti anche dall'elettorato di altri partiti di centrodestra, grazie al voto disgiunto. L'analisi dell'Istituto Cattaneo non li menziona, ma fra gli indiziati della prim'ora, piu' che gli elettori della Lega, ci sono quelli del Partito sardo d'azione, che si sono visti 'sfilare' all'ultimo la ricandidatura del loro segretario, il presidente della Regione uscente, Christian Solinas, che non ha partecipato alla competizione.
L'alleanza tra M5S e Pd si è rivelata premiante, nonostante l'elettorato pentastellato - secondo l'Istituto - rimanga "volatile e maldisposto a partecipare al voto in elezioni regionali o amministrative". Il Movimento passa dal 23,6% delle politiche al 7,8% delle regionali. Il Pd, invece, mostra di avere una base 'costante', che partecipa con continuità alle elezioni, ma perde 4 punti a beneficio delle liste locali. Resta il primo partito dell'isola col 13,8%, davanti a FdI (13,6), che quasi di mezza i consensi rispetto alle politiche del 2022, quando raggiunse il 23,6%. "Il suo candidato alla presidenza", osserva l'Istituto Cattaneo, "risulta un handicap più che un asset per la coalizione". L'analisi conferma, inoltre, la netta divergenza fra il voto delle grandi città e dei centri minori e periferici, seppure attenuata rispetto ad altre regioni. Todde ha trionfato nelle prime, mentre Truzzu e' andato bene negli altri. Renato Soru, candidato presidente per la Coalizione sarda, ha ricevuto voti quasi esclusivamente da elettori che hanno votato nel contempo per liste del centrosinistra. Truzzu, al contrario, non ha beneficiato di quasi nessun apporto esterno e, anzi pagato, "un eccesso di ottimismo preventivo" - osserva l'Istituto Cattaneo - e i "conflitti interni nel centrodestra, oltre che - come notato dalla stessa Todde - dallo sdegno diffuso per le cariche delle forze dell'ordine contro gli studenti a Pisa. Alla sua vittoria hanno concorso la "capacità attrattiva personale della neo presidente - conclude l'Istituto Cattaneo - potenziata dalla forte intesa e dal convinto sostegno del Pd sardo". L'analisi, però, non si spinge a definire il successo del Campo largo in Sardegna come il segnale di una netta inversione di tendenza, in termini elettorali, rispetto alle politiche del 2022. I dati non lo consentono, a partire dall'"equilibrio quasi perfetto della competizione tra i due principali candidati". Il confronto tra la somma dei voti del centrosinistra e del M5S e quelli raccolti dal centrodestra alle politiche del 2022 evidenzia, invece, che i primi avevano ottenuto il 49%, mentre il centrodestra si era fermato al 40%.