AGI - Il nome del candidato meloniano domina il palco di Cagliari. Molto più piccoli, quasi irriconoscibili da lontano, appaiono i simboli elettorali dei partiti che sostengono Paolo Truzzu, nel giorno in cui nel capoluogo sardo arrivano i leader del centrodestra. Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani fanno mostra di compattezza a sostegno di Truzzu, appoggiato da tutta la maggioranza, dopo l'iniziale (e aspro) confronto con la Lega, che voleva il secondo mandato per Christian Solinas (anche lui presente nella 'foto di famiglia' scattata sul palco della fiera di Cagliari).
In vista delle regionali di domenica tutti i big del centrodestra rivendicano l'unità della coalizione e attaccano il centrosinistra che invece va diviso alla competizione elettorale, con Alessandra Todde che è sostenuta da M5s, Pd, Avs, Progressisti e altre 6 liste; mentre Renato Soru dalla 'coalizione sarda', con il Progetto Sardegna, il suo partito, 'Liberu', +Europa-Azione, Vota Sardigna e Rifondazione Comunista.
Ma le differenze tra gli alleati di governo permangono, tanto che la Lega non ha ritirato l'emendamento al decreto Elezioni in cui chiede la rimozione del limite al terzo mandato dei governatori, contro la quale si sono schierati Fratelli d'Italia e Forza Italia. E domani il voto commissione fotograferà la divisione, anche se la Lega si dice pronta a ritirare l'altro emendamento, quello in cui chiede di rimuovere il blocco per i sindaci di Comuni con più di 15mila abitanti, nel caso in cui il governo esprimesse parere negativo (sui governatori invece l'esecutivo si è rimesso alla commissione). Il giorno dopo il polverone sollevato da Salvini, che ha chiesto di attendere che si esprimano i giudici di Mosca sulla morte di Alexei Navalny, alla premier e al segretario leghista non mancano certo le occasioni per un confronto sui nodi più spinosi.
A palazzo Chigi entrambi partecipano al Consiglio dei ministri, poi salgono sullo stesso volo di linea Ita che arriva in Sardegna nel primo pomeriggio. A bordo del velivolo i due siedono in posizioni distanti e non hanno molto tempo per un confronto diretto, che comunque avranno nel retropalco di Cagliari dove sono visti chiacchierare da molti presenti. In pubblico entrambi esibiscono compattezza. Salvini, come spesso avvenuto nei mesi scorsi, parla di un rapporto di "amicizia", Meloni di "comunità", "famiglia affiatata", alleati che stanno insieme per "scelta da trent'anni": ognuno ha le proprie "specificità", ma c'e' la capacita' di essere "veloci" e di trovare la "sintesi".
Entrambi criticano le ricostruzioni giornalistiche sulle divisioni. "Certi giornaloni scrivono che ogni giorno litighiamo, il governo cade, sta per cadere. La verità è che lo sanno anche loro che il governo durerà cinque anni", dice la premier. "Mi dispiace per i signori della sinistra e per giornali della sinistra. Pace all'anima loro, andiamo d'amore e d'accordo e lavoriamo insieme per vincere le elezioni in Sardegna, Basilicata, Abruzzo, in tutta Italia e anche in Europa", chiosa Tajani. Nel suo intervento a tutto campo, Meloni rivendica i risultati ottenuti dal governo e le scelte fatte: l'aver eliminato il reddito di cittadinanza e il superbonus, che è costato 140 miliardi di euro; "neanche lo sceriffo di Nottingham" di Robin Hood, scherza. E poi torna sulla "madre" delle riforme, che spera di lasciare in "eredita'" al Paese, ovvero il premierato. "Non sottovalutate quello che accadrà, una riforma del genere è un problema serio per chi, senza avere voti, ha dato le carte in questi decenni. Faranno di tutto per fermarla, ma poi saranno gli italiani a decidere da chi farsi rappresentare: ce lo direte voi e sono certa che l'Italia sappia da che parte stare", afferma, rivolta ai sostenitori. "Se riusciamo a fare una riforma del genere, e lo dico scherzando, posso smettere di fare questo lavoro", aggiunge e, mentre dal pubblico si levavano dei 'no', continua: "Ma lo decidete solo voi, io faccio i sacrifici che faccio solo se ci siete voi".
Meloni poi rivendica la scelta di Truzzu come personale. "Ho sentito dire su Paolo Truzzu è stato candidato perché è un amichetto della Meloni", premette. "Capisco chi ha vissuto così quando è stato al governo e ha sempre piazzato suoi amichetti, anche in barba a gente che era più meritevole, ragioni in questo modo - aggiunge - ma dalle parti nostre non funziona così. Io conosco da vent'anni Paolo e ne vado fiera ma non perché ci andavo in discoteca: perché è da vent'anni che fa politica. E io voglio gente che sappia di che cosa sta parlando", sottolinea e qualcuno in sala pensa alla scelta di scartare Solinas.
Non mancano poi gli attacchi alle opposizioni e al "campo largo", per il quale i sardi "non meritano di fare le cavie". Non manca neanche la nuova denuncia per il "fango" ricevuto che, a suo giudizio, "dimostra il nervosismo di partiti senza più un'identità che mostrano la loro vera natura, di partiti estremisti e rabbiosi". "Ho letto un'illuminante intervista alla candidata del campo largo in Sardegna. Quando le hanno chiesto perché avrebbero dovuto votare per lei ha risposto: 'Per l'antifascismo'. Un programma concreto, articolato, innovativo. Bene. Che vi devo dire? Fate voi", conclude poi la premier, attaccando Todde.