AGI - In attesa di una convocazione ufficiale del gruppo varato da Elly Schlein in direzione, nel Partito Democratico si accende il confronto fra i favorevoli e i contrari al terzo mandato. A voler sintetizzare, tra i primi ci sono diversi sindaci e governatori. Al partito dei contrari si iscrivono diversi parlamentari. Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e componente del gruppo di lavoro sulla riforma degli Enti Locali, si dice fiducioso: "Penso che alla fine il Pd dirà sì al terzo mandato", spiega Ricci annunciando che "il gruppo di lavoro Pd sul terzo mandato si riunirà nelle prossime ore e noi sindaci abbiamo le idee molto chiare: non si capisce perché questa regola debba valere solo per i sindaci. Ancora non abbiamo l'orario dell'appuntamento, ma penso che lo faremo domani, credo da remoto, ma immagino che la conversazione sarà comunque 'calda', aggiunge.
Fonti del Pd spiegano che la convocazione non c'è ancora, ma che ci si sta accordando su quando e come riunirsi. Un braccio di ferro fra parlamentari e amministratori che emerge dalle parole con cui Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia-Romagna e del Pd, bacchetta gli onorevoli compagni di partito. "Qualche parlamentare ha detto addirittura di rimettere in discussione le elezioni diretta dei sindaci", spiega Bonaccini: "Una proposta che "avanzata da chi viene eletto in parlamento con una legge che vieta ai cittadini di scegliersi parlamentari, rischia di non farci essere molto compresi".
Apprezzamento invece per la scelta di Schlein di rimettere la decisione a un gruppo di lavoro paritario. E non solo: "Un'altra cosa che ho apprezzato moltissimo della mia segretaria è che ha detto che se rimarrà questa legge elettorale, la prossima volta si faranno le parlamentarie". E se alcuni amministratori si dicono fiduciosi sul fatto che, alla fine, il terzo mandato passerà, fra i parlamentari dem circola un forte scetticismo sul fatto che si possa arrivare a votare il provvedimento atteso giovedì in Senato. E questo non solo per il mal di pancia che provoca l'idea di votare un provvedimento della Lega. Ma anche perchè, viene spiegato, c'è la concreta possibilità che il voto possa slittare alla prossima settimana, in attesa che la maggioranza trovi la quadra al suo interno sull'emendamento e su tutte le partite che girano attorno a esso, a cominciare dalle candidature alle prossime regionali e amministrative.
Quando, poi, questa quadra dovesse essere trovata, i dem confidano che la Lega ritirerà l'emendamento. Al momento, il braccio di ferro interno alle forze di governo va avanti: la riunione di maggioranza di oggi non ha prodotto l'attesa fumata bianca, con il ritiro dell'emendamento leghista. Nonostante questo, alcuni segnali alimentano la convinzione dei parlamentari dem che l'emendamento venga ritirato. Fra questi segnali ci sono le parole del governatore Massimiliano Fedriga, che ha suggerito agli alleati di occuparsi della materia dopo le elezioni europee. Per allora, il 'gruppo di lavoro' nato nella direzione di ieri con il lodo Schlein e che ha messo d'accordo quanti chiedono il superamento del limite ai due mandati e quanti lo osteggiano, avrà avuto il tempo di riunirsi ed elaborare una riforma complessiva del Tuel, il testo unico sugli enti locali. Nell'attesa, l'idea di votare l'emendamento della Lega incontra non poche resistenze fra i parlamentari dem che continuano a ritenere "profondamente sbagliato" l'aver inserito l'emendamento nel decreto elezioni.