AGI - "Fratelli d'Italia si scordi il Veneto. Mai cederemo la candidatura". La 'linea del Piave' leghista si stringe in difesa della Regione di Luca Zaia nelle parole di un alto dirigente di via Bellerio. Non sembra, però, che il partito di Matteo Salvini abbia intenzione di fare le barricate sull'emendamento in cui si chiede di estendere ai governatori l'abolizione del limite a due mandati, che consentirebbe al presidente del Veneto di candidarsi nel 2025. E la proposta potrebbe essere ritirata prima di giovedì, quando in commissione Affari costituzionali del Senato si inizieranno a votare gli emendamenti al decreto Elezioni. La posizione leghista emerge nel giorno in cui è netto il muro di Fratelli d'Italia, con due 'big' come i ministri Luca Ciriani e Francesco Lollobrigida che non risparmiano fendenti ai leghisti. "Non pensavo si riaprisse questo capitolo", gela il titolare delle Politiche agricole, in un'intervista in cui ricorda che "gli attacchi di Gianfranco Fini a Silvio Berlusconi sono costati" all'ex leader di An la "leadership della destra italiana". È poi il turno dell'ex capogruppo di FdI al Senato, il quale chiarisce che la questione del terzo mandato ai governatori allo stato proprio "non si pone" ed è sbagliato lo strumento dell'emendamento. "Senza peccare di immodestia, noi di FdI possiamo giocare tutte le partite. Zaia è stato un ottimo governatore del Veneto. Un'alternanza potrebbe essere possibile perché nessuno è eterno, nemmeno Zaia", aggiunge, tranchant, Ciriani. Da via della Scrofa un big fa poi notare che è la Lega, presentando l'emendamento, a non aver rispettato i patti. L'accordo stretto in maggioranza - sottolinea - era sull'approvazione dell'abolizione del limite ai mandati per i sindaci dei piccoli Comuni. In cambio di questa apertura degli alleati, la Lega si era impegnata a non riproporre la questione per i sindaci della città con oltre 15mila abitanti e per i presidenti di Regione. "Zaia avrà forzato la mano e fatto presentare questo emendamento ma hanno violato i patti", si osserva dal partito di Meloni.
Intanto, il partito di Matteo Salvini è impegnato a tutto campo nella campagna elettorale in Sardegna, dove FdI ha 'imposto' Paolo Truzzu in corsa per la presidenza della Regione il 25 febbraio. "Stiamo facendo una campagna come se il candidato fosse nostro, con generosità e lealtà", spiega un big 'lumbard', "ma non tollereremo nuove forzature sulle altre candidature". Il riferimento è al passo indietro del governatore uscente di Lega- Psd'A Christian Solinas, preteso dagli alleati di FdI, che il partito di Salvini non intende replicare in altre Regioni. Le Lega mette le mani avanti mentre sono da ancora da ufficializzare le intese per le candidature in Umbria, Piemonte, Basilicata e Abruzzo (dove dovrebbero correre i governatori uscenti, ovvero la leghista Donatella Tesei, i forzisti Alberto Cirio e Vito Bardi e Marco Marsilio di Fratelli d'Italia) e, nel 2025, oltre al Veneto, in Emilia-Romagna, Toscana, Liguria, Marche, Campania e Puglia. Ma tutti gli occhi dei leghisti sono puntati sul Veneto, dove Zaia non può ricandidarsi per il blocco nazionale al terzo mandato dei governatori. Il tema del superamento del limite dei due mandati da settimane infiamma la maggioranza. Oltre a una proposta di legge depositata alla Camera, la Lega ha presentato un emendamento al decreto Elezioni (che già toglie il divieto per i sindaci dei Comuni sotto i 15mila abitanti). Ma gli alleati si sono schierati contro: sia FdI, che il segretario forzista Antonio Tajani, il quale ieri ha ribadito il suo 'no' alla rimozione del tetto "a tutela dell'alternanza e della democrazia".
Da parte della segreteria leghista, in ogni modo, non vi sarebbe alcuna intenzione di forzare la mano sull'emendamento, viene fatto notare, e la proposta potrebbe essere ritirata prima di giovedì prossimo quando è previsto che la commissione Affari costituzionali del Senato proceda al voto degli emendamenti. "Devo fare un approfondimento con gli uffici, tuttavia è inutile nascondersi dietro un dito. È una questione politica e quindi io mi auguro che venga risolta in sede politica", precisa il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni (FdI), rispondendo a chi gli chiede sull'ammissibilità dell'emendamento leghista a prima firma del senatore veneto Paolo Tosato. Non ritirare l'emendamento comporterebbe il rischio di evidenziare col voto la spaccatura interna della maggioranza.
Oltre a evidenziare le divisioni interne al Pd, emerse anche oggi, con Lorenzo Guerini che si è detto "personalmente a favore del terzo mandato per i sindaci, dopo le prese di posizioni di ieri di alcuni primi cittadini dem contro il 'no' del capogruppo al Senato Francesco Boccia. È probabile che i leader del centrodestra ne discutano nelle prossime ore per arrivare a una posizione condivisa. Interrogato a proposito in Senato, il segretario leghista ha 'dribblato' le domande dei cronisti, dicendosi concentrato sui temi del giorno, Brennero e Ponte sullo Stretto. In giornata Meloni, Salvini e Tajani hanno poi confermato ufficialmente la propria partecipazione al comizio di chiusura della campagna elettorale di Truzzu in programma mercoledì alle 18 alla Fiera di Cagliari. L'organizzazione di Fratelli d'Italia ha affittato per l'occasione una sala da 4.000 posti nel padiglione E. Prima del comizio unitario dei leader, nel fine settimana, dovrebbero essere impegnati in Sardegna sia Salvini che il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.