AGI - Il primo a uscire allo scoperto è stato Antonio Tajani. A tre giorni dalla conferenza stampa in cui Giorgia Meloni aveva demandato la questione a un confronto tra i leader della coalizione, il segretario di Forza Italia ha rilasciato domenica un'intervista in cui ha detto che considererebbe un "errore", un danno per il governo, una eventuale candidatura alle europee di premier e vice premier, nell'anno di presidenza italiana del G7.
Anche se dall'entourage del ministro degli Esteri non si esclude ancora alcuna ipotesi e si ribadisce che il leader azzurro sarebbe in ogni caso pronto, finora tutti gli 'indizi' lascerebbero supporre che Tajani preferisca non candidarsi. Ma la 'tagliola' sulle corse dei leader a Strasburgo è arrivata con Matteo Salvini, che si è detto indisponibile a correre come capolista per la sua Lega. "In qualità di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che comprendono tre ministeri in uno, e segretario della Lega, ritengo sufficiente ciò che sto facendo", ha confermato il capo di via Bellerio.
"Poi è chiaro che Giorgia Meloni e Antonio Tajani faranno le loro scelte. Fortunatamente, come Lega, abbiamo un'abbondanza di donne e uomini fra sindaci, parlamentari, governatori e imprenditori da candidare", ha aggiunto. Se per i leader di Lega e FI il sentiero sembra, quindi, ormai tracciato, rimane da capire cosa deciderà di fare Meloni. Interpellata dai giornalisti durante la conferenza stampa di inizio anno, la premier ha affermato che una eventuale corsa dei leader, di maggioranza e opposizione, contribuirebbe a fare diventare la competizione del 6-9 giugno un importante "test nazionale". Ma ha vincolato ogni decisione a un confronto con gli alleati. Le mosse in 'contropiede' di Tajani, prima, e di Salvini, ora, complicano pero' lo scenario. E forse Meloni avrebbe gradito confrontarsi prima.
In attesa di un chiarimento con gli alleati, da parte di Meloni non vi sarebbe allo stato alcuna novità. La premier non avrebbe ancora deciso e starebbe esaminando i pro e contro di una eventuale decisione. Certamente il partito spinge per una sua corsa mentre a Palazzo Chigi si starebbe valutando attentamente quanto una campagna elettorale da capolista le sottrarrebbe tempo dagli impegni di governo. Anche se, in conferenza stampa, la premier è apparsa tentata dalla corsa. "Una mia eventuale candidatura potrebbe portare anche altri leader a fare la scelta, penso all'opposizione, potrebbe essere una cosa interessante", ha puntualizzato.
Il futuro della coalizione
L'altro problema che la premier dovrà considerare è la tenuta della coalizione, e dei partiti che la compongono, soprattutto nel caso in cui una sua corsa allargasse la forbice dei consensi a favore di Fratelli d'Italia, a scapito di Lega e FdI. Insomma, la premier dovrebbe stare attenta a vincere ma non a stravincere. A chi chiedeva loro cosa farà Meloni, sia Francesco Lollobrigida che Tommaso Foti oggi hanno risposto che "deciderà lei", consapevoli che da questa scelta ne dipenderanno molte altre future.
Sullo sfondo del confronto tra i leader anche il nodo delle candidature alle regionali con lo scontro tra Lega e FdI divise in Sardegna, con gli ex lumbard che fanno muro sulla ricandidatura di Christian Solinas in Sardegna, mentre il partito di Meloni porta avanti la corsa di Paolo Truzzu. Il tutto in una prospettiva di trattative che potrebbe coinvolgere anche altre regioni, oltre alle candidature alle amministrative di giugno, e inglobare le ambizioni di FdI sulle regionali venete del 2025, con Luca Zaia allo stato fuori gioco per la legge che impone ai governatori il limite di due mandati.