AGI - Quello delle commesse Anas che ha portato agli arresti domiciliari Tommaso Verdini, figlio dell'ex senatore di Forza Italia Denis, è già un caso politico. Un pezzo dell'opposizione chiede infatti al ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, di fare chiarezza sui rapporti con Inver, la società di Verdini coinvolta nell'inchiesta.
Una informativa in Aula, però, non è nell'agenda del ministro Matteo Salvini. Fonti della Lega confermano la posizione del vicepremier respingendo, così, anche al pressing crescente di una parte dell'opposizione sull'inchiesta delle commesse Anas. Per il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, il governo "non può fare spallucce" davanti alle "ombre sulla macchina statale" e nei rapporti fra "istituzioni e imprenditori". Per questa ragione, sottolinea Conte, "è doveroso che" il ministro riferisca.
Ma non solo: il leader M5s chiama in causa anche Giorgia Meloni: "Apprendiamo dalla stampa che Meloni avrebbe commentato: 'non e' una bella storia'. Se non è una bella storia allora Meloni dica a Salvini di venire a riferire in Parlamento", scrive Conte sui suoi social. Parole che la premier in realta' non avrebbe pronunciato e che non corrisponderebbero al suo pensiero, secondo fonti ben informate. In ogni caso, Conte coglie l'occasione per chiedere alla premier di fare "marcia indietro sulla legge bavaglio" che, se in vigore, avrebbe impedito ai giornalisti di rendere noto quanto sta accadendo. "Faccia retromarcia sulla norma bavaglio con cui la sua maggioranza non vuole permettere ai giornalisti di scrivere dettagli di brutte storie come questa; smetta di smontare i presidi anticorruzione che noi avevamo rafforzato al Governo".
Il fronte che si è aperto sulla vicenda Anas sembra rinsaldare l'asse fra M5s e Pd
La segretaria dem Elly Schlein invita Salvini a lasciar stare le "foto del cenone di Capodanno" e a confermare "che verrà a riferire al Parlamento in merito alle gravi vicende di cui leggiamo sui giornali sugli appalti Anas. Su eventuali responsabilita' penali degli indagati - alcuni dei quali legati personalmente al ministro - sara' la giustizia a fare il suo corso, non è il nostro ruolo".
La richiesta di Pd e M5s, infatti, poggia su almeno due elementi: la commistione fra politica e imprenditoria e il legame del ministro Salvini con Denis Verdini, padre della compagna del leader della Lega. "Funzionari pubblici che discutono di appalti con imprenditori, un sottosegretario della Lega chiamato in causa per interventi normativi, parentele imbarazzanti", spiega Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera. "Come può Salvini pensare che non dovrà spiegare al Parlamento che cosa succede negli appalti Anas? Un insulto, la sua alzata di spalle. Arroganza e presunzione non lo mettono al riparo da un coinvolgimento che prima che personale è politico", attacca la deputata dem.
Il deputato Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro, parte dal presupposto che "se l'opposizione chiede a un ministro di riferire in Parlamento, quel ministro non può sottrarsi", e sottolinea che la tematica riguarda proprio il ministero di cui è titolare il leader della Lega: "Sono vicende giudiziarie che investono direttamente un settore di sua competenza. È preferibile che le sue opinioni le esprima in Aula e non al cenone di Capodanno tra i suoi cari", aggiunge.
Un braccio di ferro innescato dalla richiesta di informativa urgente arrivata dal gruppo M5s alla Camera al termine della seduta di venerdì. "L'inchiesta Anas-Verdini è di enorme gravita', oggi sono emersi anche i legami tra un socio di Tommaso Verdini e il figlio di Massimo Carminati: Meloni e Salvini devono immediatamente prendere posizione di fronte agli italiani e rispondere alla richiesta di informativa urgente avanzata dalle opposizioni", dicono in una nota congiunta le capogruppo M5s nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato Valentina D'Orso e Ada Lopreiato.
La risposta della Lega
"Le opposizioni dovrebbero chiedere a Toninelli e Giovannini di riferire in Aula, dato che il presidente Anas è stato nominato dai governi di cui facevano parte. Cosa c'entra Salvini?", risponde Igor Iezzi, deputato della Lega e capogruppo in commissione Affari Costituzionali, all'AGI. L'esponente leghista, inoltre, mostra apprezzamento per la posizione del partito di Carlo Calenda che frena sulla richiesta di sentire Salvini in Aula: "Un discorso serio", lo definisce Iezzi, "perché ormai si fanno comunicazioni in Aula a ogni battito di ciglia di una procura".
"Su cosa dovrebbe venire a riferire Salvini? Non si può politicizzare qualsiasi inchiesta al primo articolo di giornale che esce. Su questo, serve una riflessione da parte di tutti", aggiunge. L'altro aspetto della vicenda è quello che riguarda il rapporto fra politica e aziende. Il deputato Pd ed ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando, invita i colleghi a non lasciarsi distrarre dal dibattito sul "giustizialismo" e sulla presunta "guerra tra magistratura e politica".
Per Orlando, infatti, "la vicenda Verdini ci parla di cose che, se è possibile, sono più profonde e forse persino più gravi delle eventuali responsabilità penali che dovessero essere accertate: il sempre evocato mercato e la continuamente scomodata concorrenza". La seconda questione, "che fa pendant con questa" è politica: "Sino a che punto e in che contesti è lecito utilizzare i rapporti, le conoscenze, le informazioni accumulate nel corso della propria carriera politica e farle diventare fonte di profitto?".