AGI - Acque agitate nel centrodestra il giorno dopo l'evento dei sovranisti di Identità e democrazia a Firenze. Dalla convention dell'eurogruppo, cui appartengono la Lega di Matteo Salvini, il Rassemblement national di Marine Le Pen, i tedeschi di Alternative fur Deutschland e gli olandesi di Geert Wilders, sono arrivati duri attacchi alla commissione Ue in un momento delicato in cui il governo di centrodestra è impegnato nella difficile trattativa sul patto di stabilità e sulle risorse del Pnrr (ma c'è anche il tema della ratifica del Mes).
E proprio ieri è iniziata la visita della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola in Italia. Dopo una prima tappa a Caserta, l'esponente dei Popolari europei era ieri e oggi a Lecce, accompagnata dal ministro di Fratelli d'Italia Raffaele Fitto, ed è attesa mercoledì a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni. "Il Parlamento europeo è un'istituzione molto pro europeista abbiamo una maggioranza dove lavoriamo insieme e quando andremo alle elezioni a giugno, ai cittadini dobbiamo proporre una scelta pro europeista che va avanti per i 5 anni che vengono. Io sono ottimista", ha scandito Metsola.
Parole su cui è voluto tornare oggi Salvini, bollandole come nuova proposta di quell'"inciucio con le sinistre, che ha portato l'Europa ai problemi di oggi". Noi, invece, obietta il leghista, "pensiamo a un futuro di benessere fondato su lavoro, sicurezza e libertà, guidato dal centrodestra unito anche in Europa". "Sono qui oggi a Bruxelles da ministro per evitare una nuova tassa europea, questa volta sui porti italiani - aggiunge Salvini -. È questa l'Europa che non ci piace. Quella della tassa sulle auto, per auto elettriche cinesi per tutti, quella sulla casa che costerebbe alle famiglie italiane fino a 50mila euro. La Lega con i suoi alleati vuole un'Europa diversa: meno tasse e obblighi e più sicurezza, tutela dei confini, della salute del lavoro dei cittadini europei".
Il segretario leghista ieri aveva escluso che le divergenze in Europa - i tre principali partiti del centrodestra appartengono a tre famiglie diverse in Ue: Lega a Id; FdI a Ecr, FI al Ppe - avranno un impatto sulla tenuta del governo italiano dopo il voto del 6-9 giugno. Ma le divergenze restano nette e potranno solo amplificarsi a mano a mano che ci si avvicina al voto. Chi lo fa notare sono certamente gli esponenti di FI, che ribadiscono quanto ripetuto più volte da Antonio Tajani, ovvero che il partito fondato da Silvio berlusconi mai si alleerà con formazioni "non europeiste".
Da Palazzo Chigi ci si limita a confermare l'incontro con Metsola di mercoledì. Mentre da FdI sono pochi i commenti al raduno fiorentino. "Certamente con la Lega c'è grande sintonia sulla stragrande maggioranza dei temi e qualche differenza. Tra queste l'appartenenza, in questa legislatura, a diverse famiglie europee", chiarisce il ministro Francesco Lollobrigida. "Per noi alcuni paletti sono chiari in Italia e in Europa, tra questi il sostegno all'Ucraina e la difesa della libertà di Israele. E questo con alcune forze politiche impedisce ogni alleanza", precisa poi, con riferimento indiretto ad alcune critiche a Kiev e Gerusalemme emerse negli interventi dei sovranisti ospitati da Salvini.
In ambienti FdI si immagina che i toni di Salvini si alzeranno nei mesi a venire. "È solo campagna elettorale. Salvini farà quello che abbiamo fatto noi in passato, in vista delle politiche. Arriverà a chiedere un 'patto anti-inciucio' prima del voto europeo", ragiona un big di FdI. "Certo che, se la sinistra attacca la Lega in quel modo, sostenendo che non si possono riunire a Firenze, ci fa solo un favore, campagna elettorale gratis per tutto il centrodestra", si prosegue. "Forza Italia è parte integrante del partito popolare europeo: siamo europeisti e quindi i partiti non europeisti non possono essere in maggioranza con noi", scandisce il capogruppo di FI alla Camera, Paolo Barelli. "Chi, uccellaccio del malaugurio, ipotizza crisi politiche in Italia - puntualizza, pero' - per visioni divergenti riguardo la prossima campagna elettorale europea, sarà deluso e smentito dai fatti".
Quella di Firenze "è la riunione legittima di un partito politico che sceglie i suoi alleati come meglio crede, poi ognuno di noi puo' dare un giudizio su quell'evento", osserva il vice presidente azzurro della Camera Giorgio Mulè. "Per quanto riguarda Forza Italia - continua - abbiamo dichiarato già da molto tempo e pubblicamente l'assoluta e totale incompatibilità, in qualsiasi scenario, di allearci con partiti come Afd in Germania, Wilders in Olanda e Le Pen in Francia, che hanno idee e valori inconciliabili e in contrasto con la nostra stessa essenza, non tanto di Popolari Europei, ma proprio di persone con diversa sensibilità. Con quei partiti siamo assolutamente incompatibili".
"L'estrema destra - puntualizza, dal canto suo, Maurizio Lupi di Noi moderati - non fa parte della storia del centrodestra italiano, noi moderati lavoriamo per rafforzare l'asse tra la nostra famiglia dei popolari con i liberali ed i conservatori, con la consapevolezza che contare di più in Europa è fondamentale per realizzare infrastrutture strategiche". Le opposizioni, dal canto loro, sottolineano le divergenze presenti nella maggioranza. "Barelli sa cosa dice Salvini dell'Europa? Questa è la grande ipocrisia di Forza Italia: si fanno chiamare liberali, ma in realtà sono solo la foglia di fico del governo più euroscettico che l'Italia abbia mai avuto"., critica il deputato e segretario di Più Europa, Riccardo Magi. "I sodali di Salvini e della Lega in Europa ieri a Firenze hanno definito Ursula von der Leyen 'malata di mente' - rileva Enrico Borghi, capogruppo di Italia viva al Senato -. Con il ministro Giorgetti in prima fila, evidentemente pago della sua ambiguità. Ma non è proprio il modo migliore per aprire un negoziato con Bruxelles sulla riforma del patto di stabilità". "Le manifestazioni di ieri sono state pacifiche, tranquille, non violente. Il vero dato politico è il totale flop politico dell'adunata nera di Salvini e dei suoi amici delle forze politiche dell'ultradestra", sostiene il sindaco dem di Firenze Dario Nardella. "C'erano i nani politici e non c'erano i veri leader".