AGI - "In quelle 30 ore c'è una costante: ai vertici nessuno si assunse la responsabilità, non partirono mai ordini, ma si usarono solo eufemismi. E anche nei giorni successivi la situazione non cambiò, basti pensare che la stessa resa di Roma venne firmata dal semplice tenente colonnello Leandro Giaccone". Marco Patricelli, aprendo la presentazione del suo libro, scolpisce così le condotte dei vertici militari e politico-istituzionali nelle fatidiche ore che segnarono la storia del Paese, e che non mutarono nemmeno nei giorni successivi.
L'occasione è la presentazione, presso la Sala della Sacrestia della Camera, di 'Tagliare la corda, storia di una fuga', appunto il libro dello storico, edito da Solferino, che rievoca le 30 ore, dall'annuncio dell'armistizio dell'8 settembre all'imbarco del re e del governo Badoglio verso Brindisi, che hanno cambiato la storia d'Italia. "In quella fase - riprende Patricelli - le leve di comando furono messe nelle mani di chi non aveva alcuna esperienza in guerra, e persino uno dei protagonisti di quel disastro, il comandante in capo delle tre Armi, Vittorio Ambrosio, non aveva alcuna decorazione. A livello politico, invece, - sottolinea - sia il Capo dello Stato, sia quello del governo, in quella fase, si scaricarono a vicenda le proprie responsabilità, con il risultato che alla fine nessun risultò colpevole".
Nel volume, infatti, lo storico si concentra, in modo particolare, sulle condotte "prive di coraggio", per usare un eufemismo, poste in essere da Badoglio e dal re. "In quelle ore - afferma Patricelli - il capo del governo e Vittorio Emanuele III, gettarono, inoltre, a mare l'ottimo lavoro svolto dai servizi segreti italiani durante tutta la fase che portò all'armistizio. Non fu l'allontanamento in sé a essere una colpa, dal momento in cui nella storia ci sono tanti esempi di re che andarono in esilio per proseguire la lotta in conseguenza di un'invasione. Anche i Windsor, ad esempio, avevano previsto, in caso di invasione, di andare in Canada, ma alla fine non abbandonarono mai il Paese, mentre nel nostro caso quell'allontanamento dei vertici politici-istituzionali divenne uno scandalo in quanto l'invasione fu conseguenza proprio di quella fuga".
L'autore si sofferma anche sul ruolo che ebbe Umberto II, raccontando un aneddoto di quelle tragiche ore che lo riguarda: "Umberto II non sapeva nulla di quanto stava accadendo, dal momento che la regola della Casa reale era che nessun altro oltre al re avrebbe potuto prendere alcuna decisione. Dimostrazione fu che, all'unico ordine che venne impartito da Umberto, Badoglio rispose affermando che in quel momento lui era un semplice militare e il Maresciallo d'Italia un suo comandante. Questo mise una pietra tombale sul futuro della monarchia Savoia".
Alla presentazione è intervenuto anche il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, Nazario Pagano, affermando che "il volume, soffermandosi sulle numerose zone d'ombra che avvolgono quelle tragiche 30 ore, fornisce una ricostruzione incalzante di uno dei giorni più dolorosi della nostra storia che, a oggi, neanche in sede di commissioni d'inchiesta è stato definitivamente chiarito. L'eccezionalità di quanto accadde è dimostrata anche dal fatto che solo in Italia - aggiunge - venne adoperata la formula dell'armistizio con il chiaro scopo di alleggerire le responsabilità delle classi dirigenti".
"Questo libro - dice ancora - riesce a gettare, finalmente, grazie alla capacità dell'autore di scavare nei documenti, una luce interpretativa su quei fatti che aprirono una ferita aperta ancora oggi". Nel suo intervento, il giornalista e scrittore Roberto Olla ha sottolineato come "questi eventi, nonostante siano trascorsi ottant'anni, continuano ripetutamente ad avvicinarsi e allontanarsi a noi, in base alla situazione storica che viviamo. Siamo, infatti, tutti figli o nipoti dell'8 e 9 settembre 1943, in quanto le influenze e soprattutto le conseguenze politiche, su ciò che si è fatto e soprattutto non si è fatto, ancora oggi sono vive in mezzo a noi. E questo libro ne fornisce la più precisa ricostruzione storica che io conosca".