AGI - I tre emendamenti alla manovra presentati dalla Lega in Commissione Bilancio del Senato sono diventati un piccolo caso nella maggioranza, che ha portato al ritiro in poche ore dei testi, convertiti in altrettanti ordini del giorno. L'accordo stretto dopo il varo della legge di bilancio in Cdm prevede infatti che le forze politiche di maggioranza non depositino testi emendativi.
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti più volte ha espresso l'auspicio che non ci fossero emendamenti di maggioranza in Commissione visto il contesto macroeconomico globale che ha portato a una legge di bilancio con risorse contenute e vincolate per quasi metà alla conferma per il 2024 del taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35 mila euro. Le opposizioni ieri hanno depositato circa 2.600 testi, con Pd, M5s e Avs che ne hanno condiviso alcuni su sanità e salario minimo.
Il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo si è assunto la responsabilità dell'errore, parlando di incomprensione. "All'ultima riunione di maggioranza con il ministro Ciriani avevo capito che due o tre emendamenti si potevano presentare, giusto a livello simbolico. Evidentemente ho capito male e ho già dato mandato di ritirarli e di trasformarli in ordini del giorno", spiega Romeo.
Anche nel partito, l'episodio viene derubricato a incidente di percorso, dovuto a un misunderstanding di Romeo, iniziativa senza un particolare significato politico, si sostiene. E a dimostrazione di questa tesi viene sottolineato come gli emendamenti fossero a costo zero, di puro significato simbolico. In ogni modo, si sottolinea, è stata subito fatta la correzione che ha portato alla trasformazione in ordini del giorno, senza che vi fossero particolari reprimende.
Gli ordini del giorno riguardano la revisione del contributo alla finanza pubblica da parte degli enti locali, norme sui pendolari transfrontalieri con la Svizzera e trattamento economico previdenziale della magistratura onoraria. Il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti chiosa: "Chi si illudeva che l'accordo non tenesse è stato deluso".
Le reazioni delle opposizioni
Il capogruppo di Italia Viva in Senato Enrico Borghi parla invece di "evidente segnale politico della Lega, che rompe il patto della maggioranza per mostrare insofferenza e lanciare un messaggio ai naviganti". Mentre il segretario di +Europa Riccardo Magi sostiene che "la maggioranza è spaccata. Gli emendamenti presentati a tradimento dalla Lega alla manovra, violando il diktat di Palazzo Chigi, dimostrano tutta la fragilità del governo Meloni".
L'esame del testo in Senato intanto slitta di qualche giorno. La conferenza dei capigruppo a Palazzo Madama ha stabilito che l'esame della manovra in Aula partirà il 12 dicembre, l'iter nelle intenzioni della maggioranza dovrebbe concludersi alla Camera entro il 23 dicembre.
Nelle prossime settimane è atteso in Commissione il maxi emendamento di governo chiamato a proporre delle possibili modifiche in materia di pensioni per alcune categorie del pubblico impiego. i medici contestano il taglio dell'assegno mensile e hanno organizzato una giornata di sciopero per il 5 dicembre. Il ministro della Salute Orazio Schillaci ribadisce: "Il taglio? Sicuramente verrà risolto. I medici già lo sanno"