AGI - La Commissione Affari costituzionali del Senato nei prossimi giorni dovrebbe votare gli ultimi cinquanta emendamenti sull'autonomia, poi il ddl Calderoli approderà, nelle intenzioni della Lega, nell'Aula di palazzo Madama entro Natale per il primo semaforo verde, secondo quanto emerso durante il Consiglio federale del partito di via Bellerio che si è tenuto oggi. Contemporaneamente inizierà l'iter del ddl Casellati. È in corso la limatura del testo della riforma costituzionale che approderà sul tavolo del Consiglio dei ministri venerdì.
Nella sostanza non si prevedono cambiamenti, si punta dritto all'elezione diretta del premier, ma si sta definendo meglio - secondo quanto si apprende - la norma 'anti-ribaltone. Una delle modifiche dovrebbe prevedere la possibilità di una sola sostituzione del premier, qualora l'incaricato eletto dai cittadini dovesse cessare il suo incarico.
Confermato che dovrà essere espressione della maggioranza che ha vinto le elezioni e rispettare il vincolo del programma, ma tra le forze che sostengono l'esecutivo c'è, per esempio, chi vorrebbe inserire dei 'paletti più netti rispetto alla possibilità di prevedere una maggioranza allargata per la fiducia all'eventuale nuovo presidente del Consiglio (dovrà essere un parlamentare), inserendo per esempio che tali voti non dovranno essere 'determinanti.
Comunque questo tema, come tanti altri, sarà materia dell'esame al disegno di legge della Camera e del Senato. Come, per esempio, lo sarà la legge elettorale. Il cantiere su quale sistema di voto puntare dovrebbe essere aperto non prima della prima lettura parlamentare della riforma costituzionale. Ci sarà nel testo Casellati il riferimento al premio di maggioranza del 55% (a spingere in questa direzione anche la premier Meloni) assegnato su base nazionale che assicurerebbe il 55% dei seggi nelle Camere ai candidati e alle liste collegate al candidato premier eletto.
La novità porterebbe di fatto alla formazione di 'federazionì nei due schieramenti, con il "rafforzamento della democrazia dell'alternanza", come ha sottolineato il presidente del Consiglio alcuni giorni fa, "accompagneremo finalmente l'Italia - aveva detto - nella Terza repubblica". Qualora la riforma costituzionale dovesse andare in porto ci sarebbe quindi un sistema bipolare.
"Ma è inutile - sottolinea uno dei 'big' della maggioranza - discutere del sistema di voto ora, bisognerebbe per entrare nel vivo della partita aspettare anche l'esito del referendum". Perchè le forze politiche già guardano al pronunciamento dei cittadini che - osserva sempre la stessa fonte - potrebbe arrivare anche in tempi non lunghi. L'iter della riforma costituzionale dovrebbe partire dalla Camera.
"Si tratta di pochi articoli, il percorso si può anche concludere in un anno e mezzo", la tesi. L'obiettivo è quello di incassare il primo via libera prima le Europee. Di sicuro - viene riferito - la premier Meloni non intende 'politicizzare l'eventuale referendum. Con la maggioranza e il governo che hanno puntato su pochi articoli proprio per rendere semplice il quesito. E non si ritiene nella maggioranza che si vadano a ledere i poteri del Capo dello Stato.
Lo scontro sulla riforma costituzionale è già in atto, nell'opposizione è solo Italia viva ("Se il governo farà sul serio sul premierato ci saremo", afferma la renziana Paita) ad aprire. "La riforma proposta dal governo è un pasticcio che affossa la forma parlamentare e che indebolisce il presidente della Repubblica", attacca la segretaria del Pd, Schlein.
La riforma è osteggiata anche dall'Anpi. "Si preannuncia un accrocco costituzionale, con interventi a cuor leggero su equilibri delicati, spacciando l'avventurismo per riformismo", l'affondo del presidente del Movimento 5 stelle Conte. "L'illusione che si vuole dare è che 'i cittadini conteranno di più.
Ma non sarà così", rimarca Calenda. Sul piede di guerra anche Avs e +Europa. "Non si toccano le prerogative del presidente della Repubblica e ci saranno anche contrappesi per il ruolo del Parlamento", osserva il leader di Noi moderati Lupi.