AGI - Naufragato il Terzo Polo, messo da parte il campo largo, Carlo Calenda non abbandona la rotta che porta a un polo repubblicano, liberaldemocratico e "radicalmente riformista". L'assemblea al Teatro Eliseo, la seconda della breve storia del partito, ospita i rappresentanti di maggioranza e opposizione.
Un segnale politico di apertura, nel segno di quel pragmatismo predicato da Calenda fin dall'atto fondativo di Azione. "Oggi noi facciamo la nostra assemblea, ma è anche un punto di contatto con esponenti della maggioranza e con il resto delle opposizioni", sottolinea.
"È il lavoro che facciamo sempre quello di cercare di far sedere attorno a un tavolo per parlare di problemi concreti, dal salario minimo alla sanità, perchè la politica non può essere solo rumore dell'uno contro l'altro. L'Italia è in una condizione difficile, il mondo è in fiamme e non possiamo farlo".
Non solo. Ormai ufficializzata la fine del rapporto politico con Matteo Renzi e Italia Viva, il leader di Azione annuncia che "oggi riparte anche ufficialmente il lavoro del Terzo Polo, riparte con Elena Bonetti, Ettore Rosato e tanti altri che incontreremo qui".
E se in Parlamento rimane il rebus della denominazione dei gruppi e, soprattutto, dei numeri che questi avranno o non avranno per costituirsi in maniera autonoma, Calenda ostenta indifferenza: "Io credo che la palla passi alla giunta per il regolamento, ma non me ne importa assolutamente niente. La questione politica è risolta da molti mesi".
Quello che si prospetta, dunque, è una gara al centro tra i due partiti alle prossime elezioni europee. Sia Azione che Italia Viva, infatti, si accreditano come i pilastri italiani di Renew Europe e dell'Alde.
La conta dei voti al termine delle europee, dove vige un proporzionale puro che non lascia spazio a coalizioni, deciderà chi sarà a interpretare questo ruolo e a giocarsela nella partita per i ruoli di peso nei prossimi organismi di governo europei.
Nel frattempo, l'attenzione rimane all'Italia e al tribolato lavoro per tenere insieme le opposizioni. Lo schema degli accordi sui singoli temi e provvedimenti sta permettendo a Pd, M5s, Azione, Più Europa e Avs di salvare le apparenze e di rimanere impantananti in dispute tutte interne alla minoranza parlamentare.
Le distanze, tuttavia, tornano a galla ogni qualvolta si tratti di prendere posizione su temi identitari come la guerra, la pace, la postura da tenere all'estero, per non dire della politica energetica.
La frattura è apparsa plasticamente nelle piazze che ieri chiedevano il cessate il fuoco umanitario per Gaza, con M5s e Avs da una parte, Azione e Più Europa dall'altra, e con il Partito Democratico a fare da 'cuscinetto fra le due fazioni in virtù della scelta della segreteria dem di lasciare libertà ai propri iscritti e parlamentari se aderire o meno alle manifestazioni.
"L'opposizione non si fa in piazza, l'opposizione si fa in parlamento", enuncia Calenda: "Ieri noi abbiamo avuto l'ennesima riunione con il Partito Democratico e le altre opposizioni sul tema della sanità. Quella è l'opposizione. Come sul salario minimo. Le piazze in Italia sono spesso squilibrate, si sta da un lato o dall'altro. E davvero si pensa che si può parlare di una crisi come quella in Medio Oriente via piazze? Io non credo".
Altro tema divisivo rischia di essere la proposta di legge, o pacchetto di emendamenti, alla quale da settimane stanno lavorando le opposizioni. Calenda si mostra insofferente nei confronti dei Cinque Stelle: "Alla proposta sulla sanità ci stiamo lavorando da tre mesi e se i Cinque Stelle non sono d'accordo, vadano pure a quel paese", dice dal palco.
Lo stesso palco sul quale, poco prima era salito Riccardo Magi, segretario di Più Europa con il quale Calenda e Azione avevano avviato un percorso federativo naufragato poco prima delle elezioni politiche. Era il 7 agosto del 2022, ricorda Magi, giorno del suo compleanno, "che mi hanno rovinato in tutti i modi".
Quel giorno Calenda ruppe il patto con Enrico Letta siglato appena 24 ore prima e che prevedeva una ripartizione dei seggi 70-30. Settanta per cento al Pd. A chi dovesse andare il restante trenta per cento è stata la ragione che ha fatto naufragare l'accordo.
"Abbiamo creduto e lavorato affinchè dalla federazione con Azione nascesse qualcosa che andasse al di là di una alleanza elettorale ed è finita come è finita", ha esordito Magi: "Noi che siamo considerati i più scapigliati...è possibile Carlo che, tra te e Matteo (Renzi, ndr.) e noi, dobbiamo essere sempre noi a fare gli adulti nella stanza? Non è il nostro", sottolinea ancora Magi rivolgendosi direttamente a Carlo Calenda.
Un passaggio non apprezzato da Calenda che, seduto in prima fila, ha chiesto a Magi di usare toni "più educati quando parla in casa d'altri". E Magi ribatte: "Non ho detto nulla di maleducato. Ci sono delle considerazioni. Noi non facciamo politica guardando indietro. Però l'esperienza, la memoria, li coltiviamo perchè è un valore. Quindi siamo disponibili, aperti a parlare con tutti, senza veti e senza preclusioni. Ovviamente non siamo più disponibili ad avere sempre e solo noi quel ruolo di responsabili".
E Calenda: "La scelta che avete fatto è politica, come tale la rispetto, ma voi dovete rispettare la nostra, andare in mare aperto e rinunciare al trenta per cento dei collegi già assegnati" nell'accordo con il Pd. "Qui siamo tutti adulti nella stanza perchè ti accogliamo con applausi. Ma non ci stiamo a fare gli indipendenti di sinistra". Scontri incrociati all'interno delle opposizioni che fanno dire a Calenda che l'unica alternativa al governo in carica è un governo tecnico.
"Se ci trovassimo oggi a governare col campo largo non riusciremmo nemmeno a metterci d'accordo sulle armi all'Ucraina o sui rifiuti a Roma. Al Pd dico: attenti perchè se la gara è a chi è più bravo a fare il populista, Conte vince dieci a zero su di voi. Quando il governo non ce la farà più ci sarà un governo tecnico". E chiosa sull'idea di un campo largo che comprenda anche il M5s: "Come dicono gli americani: On my dead body". Ovvero: dovrete passare sul mio cadavere.