AGI - Anche se nessuno nella maggioranza lo dice ufficialmente, resta in campo l'ipotesi della richiesta di un rinvio in commissione Lavoro della proposta di legge in quota opposizioni (a eccezione di Italia viva) sul salario minimo. Il testo torna in Aula della Camera per il riavvio dell'esame, dopo la sospensiva di due mesi voluta dalla maggioranza, tempo utilizzato dal Cnel, investito dalla premier Meloni, per svolgere un approfondimento sul tema poi sfociato in un documento approvato a maggioranza e nel quale di fatto si boccia la retribuzione minima oraria imposta per legge.
E Pd, M5s, Azione, Più Europa e Avs si preparano alla battaglia: le forze di minoranza sono infatti contrarie a un nuovo rinvio. Per questo, prima dell'avvio dei lavori dell'Assemblea (il salario minimo è il secondo tema all'ordine del giorno della seduta), hanno convocato una conferenza stampa in cui sarà fatto il punto sulla raccolta firme indetta questa estate.
Ma sarà anche l'occasione per ribadire la netta contrarietà a che la maggioranza di centrodestra tenti una nuova dilazione dell'esame, con la scusa di un necessario approfondimento sul documento del Cnel. Una 'mossa' che sarebbe prodromica - viene spiegato da alcuni esponenti di centrodestra - alla predisposizione di un testo alternativo, a firma della maggioranza, che ricalcherebbe le conclusioni del Cnel e la linea da sempre portata avanti dalla stessa presidente del Consiglio, ovvero che il salario minimo fissato per legge non è una misura utile ed efficace a combattere il "lavoro povero", bensì la strada da percorrere è quella di un rafforzamento e ampliamento della contrattazione collettiva.
Al momento si tratta solo di un'opzione su cui si sta ragionando, il primo obiettivo a breve termine delle forze che sostengono l'esecutivo, viene spiegato, è quello di prendere tempo.
Il testo alternativo della maggioranza, qualora il centrodestra - in stretto raccordo con l'esecutivo - dovesse optare per questa soluzione, 'scavalcherebbe' la proposta di legge delle opposizioni, che ricordano il 'precedente' avvenuto in Affari costituzionali sul voto per i fuori sede, proposta di legge in quota minoranza che poi, con un emendamento approvato, è stata trasformata in legge delega e approvata in Aula dal centrodestra. L'imperativo della maggioranza, in ogni caso, è evitare di offrire alle opposizioni una 'tribuna' come l'Aula per portare avanti la battaglia sul salario minimo e, soprattutto, non arrivare a un voto della Camera.
Voto a cui puntano invece le forze di minoranza, che di certo non nutrono speranze di veder approvata la loro proposta, ma che comunque mirano ad 'incassare' plasticamente e davanti all'opinione pubblica il 'no' del centrodestra a una misura a sostegno dei lavoratori più deboli. "Sarebbe gravissimo se il governo, dopo aver lanciato la palla in tribuna per mesi, non avesse ancora una risposta sul salario minimo e voltasse le spalle a quei tre milioni e mezzo di lavoratori poveri rinviando la proposta di legge in commissione sine die", tuona la segretaria del Pd Elly Schlein, che interverrà in Aula.
Intanto è arrivato il richiesto parere della commissione Bilancio. E dem e 5 stelle tengono a rimarcare: "Contrariamente a quanto a più riprese dichiarato da autorevoli esponenti della maggioranza, la commissione ha confermato che la proposta sul salario minimo è senza oneri per le finanze pubbliche", osserva Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Pd.
"Al governo Meloni piace nascondersi dietro continui alibi pur di non dire apertamente che non vuole che gli italiani guadagnino almeno 9 euro lordi l'ora", incalzano i pentastellati Daniela Torto e Gianmauro Dell'Olio, che aggiungono: "Il leit motiv è sempre lo stesso, dopo la pantomima del Cnel, il governo continua a prendere in giro i cittadini e le opposizioni. Dicano la verità: alla destra sta bene lo sfruttamento da lavoro".