AGI - Archiviata l'estate militante, Elly Schlein prepara il ritorno tra i banchi del Parlamento: dal salario minimo alla sanità pubblica, dalla scuola al Pnrr, passando per le risorse destinate alla ricostruzione nelle zone alluvionate dell'Emilia-Romagna.
La tabella di marcia prevede, come prima tappa, la battaglia parlamentare per il salario minimo. "Insisteremo per portare la proposta unitaria delle opposizioni in Aula", spiega la segretaria che sente di avere il vento in poppa grazie alle 400 mila firme raccolte finora a sostegno della proposta.
Contemporaneamente, il Pd porterà avanti la battaglia sulla manovra che si presenta come un rebus di non facile soluzione per il governo. Il timore dei dem è che le difficoltà nel reperire risorse possano tradursi in tagli ai servizi e alla sanità. "Il Pd non accetterà ulteriori taglia alla sanità pubblica", ripete la leader dem che, durante il suo tour estivo per l'Italia, ha avuto la possibilità di toccare con mano "la preoccupazione delle famiglie alle prese con gli alti costi dell'inflazione: le difficoltà sono tante ci chiedono di avere certezze per il futuro".
Verso le europee
E, a proposito di futuro, Schlein guarda alle elezioni europee, vero test che saggerà la tenuta della sua segreteria: "Ci giochiamo il futuro decisivo dell'Unione. Essere nazionalisti è diverso dall'essere patrioti", ha detto, fra l'altro, dal palco della festa nazionale dell'Unità a Ravenna. Al momento, però, la segretaria sembra voler rinviare il dossier liste. Dossier che, invece, è molto ben presente alla minoranza dem e a pezzi di maggioranza.
Lavorare sottotraccia, per organizzarsi in attesa del risultato delle elezioni europee del 2024. Le correnti del Pd, 'spina nel fianco' di ogni leader dem, sono al lavoro per farsi trovare preparate qualora il risultato delle urne dovesse essere al di sotto delle aspettative del Nazareno. Se il partito arriva al 25-27 per cento, come spera la maggioranza, allora non ci saranno problemi. Ma se si dovesse fermare al 21 per cento, "per Schlein comincerebbero i guai", è il ragionamento che viene fatto in ambienti della minoranza interna.
Al momento, quella parte di Pd organizzata attorno a Stefano Bonaccini, mantiene un profilo basso. Anzi, dal presidente dell'Emilia-Romagna nonché presidente del partito arrivano complimenti alla segretaria per come ha gestito fino a oggi la partita del Salario Minimo, riuscendo a mettere insieme le opposizioni e dettando l'agenda anche al governo, con la presidente del Consiglio costretta a convocare i partiti di minoranza per un confronto, è il ragionamento condiviso anche dal punto di riferimento di Base Riformista, Lorenzo Guerini.
Per questa ragione cresce l'attenzione verso l'appuntamento con le urne. E, questo, malgrado manchino ancora nove mesi alle europee. Elly Schlein, spiega una fonte parlamentare, non ha ancora inquadrato il tema, concentrata com'è sui prossimi passaggi parlamentari. Su quello la segretaria intende mobilitare il partito.
Poi, viene aggiunto, in base ai risultati che si otterranno in parlamento ci si potrà dedicare alla campagna e alle liste per le europee: "Non c'è spot elettorale migliore di una opposizione efficace", sintetizza un esponente dem di primo piano. Fonti di minoranza, tuttavia, avvertono che la segretaria potrebbe avere dei problemi nel comporre le liste: lo spazio per fare delle liste aperte alla società, che allarghino il perimetro del Pd, rischia di essere ristretto. Lo si intuisce dai nomi che circolano fra parlamentari e addetti ai lavori. "Tutti esponenti dem di lungo corso", è il commento.
Il primo totonomi
Le linee da cui pescare, viene spiegato, sono almeno tre.
- Gli eurodeputati uscenti: tra le conferme potrebbero esserci Pina Picierno, in quota minoranza, e Camilla Laureti, fedelissima della segretaria, unica a sostenerla al congresso. Ma anche il capodelegazione Brando Benifei, animatore di una lista di giovani per Bonaccini al congresso, punta alla conferma.
- La seconda linea riguarda gli esponenti vicini a Schlein, ma senza seggio. Da Sandro Ruotolo, responsabile Informazione del Pd, a Marta Bonafoni, consigliera regionale del Lazio e coordinatrice della segreteria dem. La terza linea, quella che al momento sembra la piu' corposa, e' quella degli amministratori.
- Lunga la schiera dei sindaci che potrebbero entrare in lista: da Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro, a Dario Nardella, sindaco di Firenze, per arrivare ad Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente Anci, e Giorgio Gori, sindaco di Bergamo. Ci sono poi i presidenti di Regione che non possono essere rieletti: Michele Emiliano (che però starebbe pensando anche all'ipotesi di candidarsi a Foggia), a Vincenzo De Luca, per arrivare allo stesso Stefano Bonaccini.
La stragrande maggioranza di questi esponenti, come si vede, fanno parte della minoranza uscita sconfitta dal congresso. Un elemento che fa riflettere: al Parlamento europeo Schlein ha vissuto il primo incidente del suo mandato. Al momento del voto sulla procedura che consente ai governi di usare fondi del Pnrr per aumentare la produzione di munizioni da inviare a Kiev, la linea Schlein - contraria - è stata ribaltata proprio dagli eurodeputati del Pd, in maggioranza a favore, con il solo voto contrario di Laureti.
Possibile che ora Schlein accetti di rimpinguare le fila della delegazione dem con tanti esponenti della minoranza interna? Il fatto è che sia dalla minoranza che da pezzi della maggioranza del Pd è avvertita la necessità di massimizzare il risultato schierando esponenti dal consolidato seguito elettorale nei territori.
C'è, infine, da giocare la carta del nome fuori dalla politica, ma che fa presa sull'elettorato di sinistra. Tramontata la suggestione Lucia Annunziata, si parla di Roberto Saviano e Cecilia Strada. Ma, anche qui, si tratta di ipotesi alle quali, al momento, non sono seguiti tentativi di approccio con i diretti interessati. D'altra parte, come spiega un senatore dem, "se ci saranno nomi dal forte richiamo anche fuori dal partito, saranno presentati sullo scadere del gong, perché non vengano bruciati".