AGI - "Capisco la premier ma non cambiamo idea. Abbiamo già definito una serie di emendamenti perché sul serio i cittadini possano continuare a beneficiare del sostegno del sistema creditizio". Antonio Tajani espone in un'intervista al Messaggero la linea di FI sul dl Banche e anticipa che "tre sono le strade: innanzitutto chiediamo di escludere dalla tassazione quelle banche che non sono sotto il controllo della Bce. Sono i piccoli istituti. Sono le banche di prossimità. Quelle che raccolgono soprattutto al Centrosud i risparmi degli italiani e che sono più vicine alle esigenze di famiglie e imprese. E sono proprio - avverte - le banche che potrebbero maggiormente patire le conseguenze del provvedimento. Finirebbero per essere più a rischio delle stesse banche straniere presenti sul territorio". Poi, riprende il segretario e vicepremier FI, "ci impegneremo perché la tassazione sia fiscalmente deducibile. Infine: deve essere una misura una tantum". Insomma, le idee di Forza Italia sono chiare. A settembre chiederemo poi un tavolo specifico con i rappresentanti delle banche, perché il confronto è necessario", sottolinea.
"Non ne sapevamo nulla. Certe cose vanno concordate. E il provvedimento va modificato", ribadisce poi Tajani in un colloquio con il Corriere della Sera, nel corso del quale osserva che "su moltissimi temi siamo in sintonia, dal salario minimo alla volontà di ridurre la pressione fiscale, a partire dal rendere stabile il taglio del 7% del cuneo fiscale" e che dunque "questa vicenda non ha a che fare com la stabilità del governo". FI, tiene allora a rimarcare Tajani, "ha una storia e una tradizione liberale. Un'economia statalista non è la nostra. D'altra parte, siamo partiti diversi, alleati e compatti, ma ciascuno porta una sua visione. Il che è anche un bene. FI è garante di una visione europea anche per il governo. Troppo Stato in economia - avverte il vicepremier 'azzurro' - non è un bene".