AGI - Avanti con l'obiettivo di costruire un'alleanza di centrodestra in vista delle elezioni europee. L'esito deludente di Vox e la mancata vittoria della coalizione formata con i Popolari alle elezioni politiche in Spagna non scoraggia il partito di Giorgia Meloni ad andare avanti con il progetto di costruire un asse di centrodestra in Europa.
Anzi, i numeri che arrivano da Madrid sembrano incoraggiare questa operazione, spiegano da via della Scrofa. Se, infatti, nel voto europeo di giugno 2024, fossero confermate queste percentuali si avrebbe una "affermazione importante" con il Pp spagnolo che "aumenterebbe di più di un terzo i suoi seggi e Vox li raddoppierebbe" rispetto alla situazione attuale nell'Europarlamento.
Meloni ha avuto una conversazione telefonica con Santiago Abascal già la scorsa notte, quando i risultati sono apparsi consolidati. Nella chiacchierata, lunga e cordiale, i due si sono sentiti per commentare il voto, non solo in quanto amici, ma anche per il ruolo che la premier italiana ricopre come presidente dei conservatori europei, cui Vox appartiene.
"Certo, in prospettiva delle europee, il bicchiere mezzo vuoto è che noi speravamo di avere un governo 'amico' a Madrid e non ce l'abbiamo", spiega però un colonnello di FdI. "Ma se dovessimo proiettare i risultati di oggi alle Europee, dove vige un sistema chiaramente proporzionale, il Pp aumenterebbe di più di un terzo i suoi seggi e Vox li raddoppierebbe; quindi dal punto di vista della somma finale di europarlamentari europei di centrodestra sarebbe sicuramente una affermazione importante rispetto all'attuale situazione al Parlamento europeo. Quindi noi andiamo avanti in quella direzione avviata" di dialogo con il Ppe.
"C'è poi da dire che questo entusiasmo della sinistra è abbastanza fuori luogo, nel senso che è vero che Pedro Sanchez era dato per spacciato ma è anche vero che prima guidava il primo partito, ora è scivolato al secondo posto. Poi aveva una maggioranza di governo senza 'Junts', il partito di Carles Puigdemont e oggi l'unica possibilità di fare un governo Sanchez è una riedizione della stessa maggioranza Frankestein, come la chiamano in Spagna, estendendola ai catalani", continua l'alto dirigente del partito di Meloni.
"Nel frattempo Puigdemont è stato raggiunto da un ordine di cattura. Quindi se è vero che Sanchez ha arginato la vittoria del centrodestra, è anche vero che era primo ministro con il primo partito e oggi non ha più la maggioranza se non consegnandosi alle condizioni che i catalani gli imporrebbero. Cosa che è molto difficile che avvenga, e tutti a Madrid pensano in realtà che si vada di nuovo a elezioni a dicembre - continua -. Dall'altro lato, c'è stato sicuramente una fase di recupero del Pp, che era già in atto da tempo".
"Quello che non ha funzionato è stato questo continuo appello al voto utile da parte dei popolari, che ha legittimato la demonizzazione della sinistra contro Vox - si analizza in FdI -. Alla prova dei fatti, per il tipo di sistema elettorale spagnolo, con circoscrizioni molto piccole, in cui i partiti grandi sono avvantaggiati dalla ripartizione con il metodo D'Hondt, quello che è accaduto è che c'è stato un bel numero di circoscrizioni in cui c'è stato un sovrannumero, un eccesso di voti al Pp in ossequio alla logica del voto utile e, per via di questo travaso, non sono scattati seggi in più al Pp ma neanche a Vox che li avrebbe tolti alla sinistra e agli indipendentisti, rafforzando così il blocco alternativo a Sanchez. Questo è stato l'effetto concreto del voto utile. Il Ppe è caduto nel trappolone orchestrato da Sanchez nel momento in cui ha chiamato le elezioni anticipate".
Diverso il punto di vista dei leghisti che, pur saldamente nella maggioranza di centrodestra in Italia, appartengono a un differente famiglia europea, il gruppo Identità e democrazia in cui siedono a Strasburgo insieme al Rassemblement national di Marine Le Pen e i tedeschi di Alternative fur Deutschland.
"È un peccato che" Vox e i popolari "per pochissimi seggi non abbiamo ottenuto la maggioranza, complice anche un sistema frastagliato", premette, interpellato sul tema, il capo delegazione della Lega all'Europarlamento Marco Campomenosi. "Prima di parlare di risultato deludente di Vox io però ripenserei a cosa avvenne nel 2019, quando il crollo del partito popolare fu clamoroso e la delusione per l'operato di Mariano Rajoy incise sul risultato della formazione di Abascal", aggiunge.
"Inoltre - sottolinea poi Campomenosi - è interessante analizzare l'esito del voto spagnolo alla luce delle elezioni europee che si terranno tra il 6 e il 9 giugno dell'anno prossimo. Non sottovaluterei il rischio che in Spagna si vada a un governo di coalizione, una di quelle soluzioni di larghe intese, che non rispettano la volontà degli elettori, come accaduto anche in Italia nella scorsa legislatura, dove si è passati da un governo giallo-verde, a un esecutivo giallo-rosso per poi finire con quello guidato da Mario Draghi sostenuto da tutti tranne che da Meloni".
"Se non vogliamo che anche a livello europeo si ripropongano queste soluzioni - ammonisce - è necessario lavorare affinché si consolidino i rapporti tra popolari, conservatori e gruppo Id e si evitino stupide contrapposizioni e veti. Il timore è che questi ultimi spesso servano solo per confermare lo schema larghe intese. È necessario che il Ppe esca da queste logiche altrimenti significa che vuole governare con la sinistra. In questo senso noi giudichiamo molto positivo il segnale che arriva dalla Germania dove il capo dei conservatori tedeschi Friedrich Merz ha aperto a un'alleanza con l'estrema destra Afd, anche se 'solo' al livello locale".