Le recenti vicende della politica nazionale fanno registrare diversi momenti di tensione per la maggioranza di governo, da ultimo con l’informativa resa al Parlamento dalla ministra Daniela Santanché in risposta alle polemiche scatenate da inchieste giornalistiche (e giudiziarie) sul suo conto. Al momento, però, tali vicende non sembrano incidere negativamente sul gradimento del governo e dei partiti di maggioranza.
La novità principale della nostra Supermedia dei sondaggi di questa settimana, infatti, riguarda lo “sgonfiamento” di Forza Italia (-1,0%) dopo il picco registrato nelle scorse settimane, in seguito alla scomparsa di Silvio Berlusconi. Gli azzurri tornano così sotto l’8% e alle spalle della Lega, che risulta tra i principali beneficiari (insieme a Fratelli d’Italia, Movimento 5 Stelle e Italia Viva) di questo “sgonfiamento”.
Nel complesso, il centrodestra si conferma nettamente come la coalizione più forte, con il 46,6% dei consensi complessivi: a oggi, solo una ipotetica somma di tutte le opposizioni parlamentari (centrosinistra, M5S ed ex Terzo Polo) riuscirebbe a prevalere, sia pure di un soffio (1,2%). Una circostanza che appare estremamente inverosimile, stanti le attuali, profonde divisioni tra le varie componenti della minoranza.
Eppure, anche il centrodestra è apparso diviso su una questione non secondaria, nell’ultima settimana. Nello specifico, le diversità di vedute hanno riguardato l’eventualità che si possa formare, dopo le elezioni europee previste per il giugno del 2024, una maggioranza europea di centrodestra, alternativa a quella (frutto di una coalizione tra popolari, socialisti e liberali) che sostiene l’attuale Commissione guidata da Ursula von der Leyen. Una prospettiva che però, anche volendo mettere da parte le divisioni, spesso profonde, che vi sono tra i partiti iscritti ai gruppi dei popolari (PPE) e dei conservatori (ECR) in molti altri stati europei, pare non molto solida. Lo conferma, tra le altre, una simulazione realizzata poche settimane fa dal sito Europe Elects basata sui sondaggi nazionali effettuati nei 27 stati membri.
Secondo questa simulazione, a un anno di distanza dal voto con cui si rinnoverà il Parlamento che ha sede a Strasburgo, se il Partito Popolare Europeo volesse rinnegare l’alleanza con i socialisti e formare una coalizione con il gruppo ECR (di cui fa parte Fratelli d’Italia) arriverebbe solo a 243 seggi su 705.
Un appoggio dei liberali di Renew Europe (gruppo a cui appartiene il partito del presidente francese Macron), ancor più incompatibile con ECR, porterebbe il totale a 333, 20 in meno della maggioranza assoluta. E se al posto dei liberali l’alleanza comprendesse i nazionalisti di Identità e Democrazia (il gruppo a cui è iscritta la Lega) si arriverebbe solo a 309 seggi. Insomma, perché si configuri un “centrodestra europeo” in grado di governare in autonomia le istituzioni europee, nei prossimi 12 mesi dovrebbero cambiare molte, troppe cose (in termini di consenso e non solo) in molti paesi.
Come spesso accade, però, se Atene piange Sparta non ride. L’antico adagio si può ben applicare allo stato di salute di maggioranza e opposizione, con quest’ultima che anche nelle ultime settimane ha mostrato di essere ancora ostaggio di divisioni e polemiche interne. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, contro cui il Presidente della Campania Vincenzo De Luca ha scatenato una vera e propria “guerra”, è stata apertamente contestata per la sua partecipazione alla manifestazione organizzata dal Movimento 5 Stelle contro la precarietà.
Una linea ribadita anche di recente, con la scelta di appoggiare la mozione di sfiducia presentata dal M5S contro la Santanché – smentendo la posizione nel frattempo assunta dai capigruppo del PD. In generale, buona parte delle critiche alla nuova leadership del PD possono essere ricondotte a un atteggiamento accusato di essere troppo accondiscendente nei confronti del M5S. Una critica che, però, pare non essere condivisa dagli attuali elettori del PD: secondo un recente sondaggio SWG, quasi due terzi degli elettori democratici (64%) ritengono che con Elly Schlein il PD sia migliorato, mentre chi ritiene che sia peggiorato rappresenta una quota piuttosto residuale (7%). Non solo: rispetto allo scorso ottobre, sempre tra gli elettori PD, è aumentata in modo significativo (dal 48 al 64 per cento) la quota di chi ritiene necessario un avvicinamento al Movimento 5 Stelle, mentre è diminuita la percentuale di chi vorrebbe che il PD ne restasse “distante e distinto”, che passa dal 35 al 26 per cento.
Cresce la quota di elettori #PD che auspica un’alleanza con il #M5S ed è larga l’approvazione per la partecipazione alla loro manifestazione pic.twitter.com/WVsPI3XoYZ
— SWG (@swg_research) July 4, 2023
Anche la polemica sulla partecipazione di Schlein alla manifestazione indetta dai pentastellati non sembra essere stata condivisa dalla base, dove prevale nettamente (86%) l’opinione che la segretaria abbia fatto bene. E proprio al tema del lavoro è legato quello che è forse l’unico barlume di speranza per il centrosinistra in questo momento: l’ampio favore popolare, rilevato da un sondaggio appena condotto dall’istituto Noto, nei confronti del salario minimo. È stata da poco presentata una proposta di legge unitaria, firmata da tutte le opposizioni (con l’eccezione di Italia Viva) che prevede un salario minimo di 9 euro l’ora: secondo il sondaggio, il 64% degli italiani sarebbe a favore di questa proposta, mentre i contrari sarebbero solo il 14%.
Cosa ancor più importante, i favorevoli sarebbero nettamente prevalenti perfino tra gli elettori di FDI (48%), Lega (57%) e ancor più Forza Italia (74%). Sarà interessante vedere se l’opposizione sarà in grado di cavalcare questo argomento per incalzare un governo e una maggioranza i cui consensi restano ancora, dopo quasi 10 mesi dalle elezioni politiche, su un livello molto elevato.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 22 giugno al 5 luglio, è stata effettuata il giorno 6 luglio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Demopolis (data di pubblicazione: 30 giugno), Demos (30 giugno), Euromedia (28 giugno), Ipsos (1° luglio), Quorum (19 giugno), SWG (26 giugno e 3 luglio) e Tecnè (24 giugno e 1° luglio). La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.