AGI - Non settembre, ma neanche un anno. Sul Mes, la maggioranza decide per la sospensiva di quattro mesi: "Si procede a tappe, poi vedremo", dice un 'big' del centrodestra. Decisione - viene riferito - presa di comune accordo tra tutti i gruppi.
In attesa che evolva la discussione in Europa sul patto di stabilità e l'unione bancaria e che si vada - questo l'auspicio - verso le modifiche dello strumento del meccanismo europeo di stabilità. In una Camera semideserta in un venerdì a cavallo di un 'pontè - appena una ventina i presenti - un rappresentante della coalizione che sostiene l'esecutivo, il deputato FdI Di Giuseppe, ha preso questa mattina la parola per comunicare la richiesta di chiedere il rinvio, dopo le parole della premier Meloni nell'emiciclo che mercoledì aveva sottolineato come occorra "un approccio a pacchetto", inserendo la partita del Mes in un contesto più ampio.
La scelta di optare per i quattro mesi è considerata un compromesso tra chi puntava ad allungare i tempi ancor di più e chi, invece, ritiene che in autunno occorrerà sciogliere il nodo. "E il nodo - osserva un senatore della Lega - è politico ed è il dato più importante: la premier vuole ratificarlo o no il Mes? Noi siamo contrari. Nel caso - il ragionamento - ci adegueremo, per non far cadere il governo, ma noi restiamo sulle nostre posizioni e voteremo no alla ratifica del Mes, convinti che anche FdI sia sulla nostra stessa linea".
La presidente del Consiglio nel suo intervento alla Camera alla vigilia della riunione del Consiglio Ue ha rimarcato di non aver cambiato idea, "ma quello che ho posto - ha osservato - è un tema di metodo. Ha senso che noi procediamo ad una ratifica senza capire quale sarà il contesto?".
Nella richiesta di sospensiva si sottolinea la necessità, "alla luce delle modifiche apportate al trattato istitutivo del Mes, a seguito dei recenti cambiamenti del contesto internazionale in cui il Mes verrebbe chiamato ad operare e considerato che si è ancora in fase di attesa di quelle che potranno essere le nuove regole del Patto di stabilità europeo, del completamento dell'Unione bancaria e dei meccanismi di salvaguardia finanziaria", di procedere "a maggiori approfondimenti del funzionamento del Mes" che "nella sua configurazione attuale rimane una organizzazione intergovernativa, dunque non rientrante negli organismi dell'Unione europea e per questo non soggetto al controllo democratico del Parlamento europeo, nè a quello tecnico della Commissione europea, ragion per cui - si legge - tale componente privatistica può generare conflitti con la gestione pubblica della politica economica".
È quanto sostiene il ministro degli Esteri Tajani che, a margine dell'evento organizzato dal Gioventù nazionale, ha rimarcato come ci siano "cose che non funzionano. FI - la precisazione - non è contraria, ma avanza critiche nello spirito europeista". "Utilizzare il Mes comporta il rischio di stigma e di perdita di potere contrattuale sul piano europeo e internazionale", scrive ancora la maggioranza. Il Mef nelle scorse settimane aveva dato una valutazione tecnica sulla questione, con la maggioranza che si è schierato compatta frenando chi, all'interno dell'esecutivo, ritiene che occorra, al pari degli altri Paesi Ue, mettere il 'timbro' sul meccanismo europeo di stabilità e poi decidere se utilizzarlo o meno.
Tenendo aperto il dialogo con Bruxelles che procedere anche su altri dossier, a partire dal Mes. "Ma deciderà il Parlamento", la linea. "Nessuna spaccatura, la decisione era stata presa da giorni", ha sottolineato il capogruppo di Fdi alla Camera, Foti. "Le risorse devono essere tutte a sostegno dello sviluppo, soprattutto in questa fase, resa difficile dall'aumento dell'inflazione ed anche da politiche monetarie discutibili da parte della Bce", afferma il capo politico di Noi Moderati Lupi. "Noi facciamo gli interessi Italia, non ricatti", commenta il ministro dell'Ambiente della Transizione energetica, Pichetto.
"Più che un pacchetto stiamo prendendo un pacco", attacca Renzi. "Indecisione al potere", dice Della Vedova di +Europa. "Meloni dissociata dalla realtà", l'affondo del capogruppo dem al Senato, Boccia. "Sono indecisi su tutto", dice il leader del Movimento 5 stelle, Conte. "Non sono chiare le proposte del governo", osserva Fratoianni (Avs).