AGI - Rispetto alla Supermedia dei sondaggi della scorsa settimana, quella di oggi consente di misurare in modo più “equilibrato” l’effetto della morte di Silvio Berlusconi sugli orientamenti politici degli italiani. Il motivo è duplice: in primo luogo, poiché la nostra Supermedia viene calcolata sui sondaggi realizzati nei 15 giorni precedenti, i numeri di oggi si basano tutti su rilevazioni successive alla scomparsa del fondatore di Forza Italia, mentre quelli con cui li paragoniamo per quantificare la variazione erano basati su sondaggi realizzati nelle due settimane immediatamente precedenti a quel fatidico 12 giugno.
In secondo luogo, nella Supermedia di oggi “pesano” meno i sondaggi effettuati nei giorni – se non nelle ore – immediatamente successivi a quell’evento, e che avevano fatto registrare i “picchi” più elevati in virtù del forte impatto emotivo. Questo spiega perché, ad esempio, i primi 3 partiti (Fratelli d’Italia, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle) restano sorprendentemente stabili.
L’effetto Berlusconi è comunque ancora ben visibile, con Forza Italia che recupera quasi un punto (+0,9%); ne fanno le spese la Lega (che cala dello 0,5%, anche se rimane davanti a FI) e i due partiti dell’ex Terzo Polo, che perdono anch’essi circa mezzo punto complessivamente. Dal grafico con la media mobile si inizia a vedere in modo piuttosto nitido come la crescita di Forza Italia, come avevamo ipotizzato già la scorsa settimana, potrebbe essere destinata a rientrare già nelle prossime settimane, con il venir meno della componente emotiva seguita alla scomparsa di Berlusconi e il riassestamento delle intenzioni di voto basate su elementi più strettamente politici.
In realtà, le incognite su cui si interrogano sondaggisti e analisti riguardano l’eventualità di segno opposto, ossia l’ipotesi che FI possa perdere consensi, nel medio-lungo periodo, verso altri soggetti politici. Un’indagine di Ipsos pubblicata sul Corriere della sera rivela come solo il 18% degli italiani sia convinta che Forza Italia possa reggere alla scomparsa del suo fondatore, anche se magari perdendo qualche consenso; ben il 30% ritiene invece che FI possa perdere molti consensi soprattutto verso Fratelli d’Italia; un altro 12% vede come più probabile un’emorragia di voti in direzione dei partiti del (fu) Terzo Polo, Azione e Italia Viva; una percentuale simile (11%) è invece del parere che Forza Italia perderà molti voti a beneficio della Lega di Salvini.
Di certo, è ben poco verosimile che gli elettori – eventualmente – in uscita dal partito fondato da Silvio Berlusconi trovino una nuova “casa” nel PD o nel M5S. Non solo per la storica lontananza dal berlusconismo da sempre rivendicata da questi due partiti. Ma anche perché, attualmente, democratici e pentastellati non sembrano in grado di offrire un’alternativa accattivante sul piano elettorale, come si è visto, da ultimo, con le elezioni regionali in Molise svoltesi pochi giorni fa. In tale occasione, le due principali forze di opposizione avevano scelto di coalizzarsi per sostenere il candidato Gravina (M5S) alla presidenza della Regione; tuttavia, come già avvenuto nelle altre cinque precedenti occasioni, anche stavolta l’alleanza PD-M5S è risultata perdente in un’elezione regionale.
Quelle in #Molise di domenica e lunedì sono state le seste elezioni regionali in cui PD e M5S correvano insieme e come nelle cinque tornate precedenti il loro candidato ha perso. pic.twitter.com/PSKjByOkTd
— YouTrend (@you_trend) June 27, 2023
Probabilmente è eccessivo attribuire al voto in Molise una valenza nazionale. Però è senz’altro vero che si tratta di una – ennesima – conferma della prevalenza “strutturale” del centrodestra nella fase storica in cui ci troviamo in questi anni. Peraltro, la vittoria di Francesco Roberti con oltre il 62% dei consensi rientra tra i 10 risultati migliori per un candidato presidente di regione da quando esiste (2000) l’elezione diretta.
E si tratta di un risultato non scontato, dal momento che il centrodestra era sì risultato essere la coalizione più forte sia alle precedenti regionali (2018) che alle elezioni politiche dello scorso settembre: ma in entrambi i casi aveva ottenuto “solo” il 43% circa, quasi 20 punti in meno. Insomma, per quanto il centrosinistra (PD e alleati) e il M5S possano sulla carta arrivare al 40% dei consensi “virtuali”, sono ormai tante le occasioni in cui sul piano elettorale la loro alleanza non risulta competitiva. Vedremo se, nell’anno che ci separa dalle Europee del 2024, questo trend si confermerà o se assisteremo a un’inversione di tendenza.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 15 al 28 giugno, è stata effettuata il giorno 29 giugno sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti EMG (data di pubblicazione: 19 giugno), Euromedia (28 giugno), Ixè (19 giugno), Noto (22 giugno), Quorum (26 giugno), SWG (19 e 26 giugno) e Tecnè (17, 19 e 24 giugno). La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.