AGI - Che il passaggio in direzione nazionale sarebbe stato un momento di "verità" è apparso chiaro sabato, dopo il passaggio di Elly Schlein alla manifestazione del Movimento 5 Stelle e la dura presa di posizione dei pesi massimi della minoranza dem, primo fra tutti l'ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini.
Fino a quel momento gli umori dem registravano una calma relativa: le 'ceneri' della sconfitta del Pd alle amministrative e lo scontro interno sugli incarichi negli uffici di presidenza dei gruppi non si erano ancora depositate, ma dalla minoranza dem arrivavano segnali incoraggianti: "Sarà un confronto franco, ma pacato e senza levate di scudi".
Gli esponenti di riferimento della minoranza interna attendevano, infatti, una relazione "motivazionale" che indicasse alcuni punti chiari dell'agenda. Cosa che difatti, è avvenuta nella prima parte dell'intervento della segretaria. Poi, però, sul palco M5s è salito Beppe Grillo e il quadro è cambiato.
Le accuse della minoranza
Elly Schlein, è stata subito l'accusa della minoranza dem, "si è infilata in una trappola architettata da Conte esponendo il partito alle critiche, interne ed esterne". A quel punto, per Stefano Bonaccini e gli altri, "tacere non è stato più possibile". Ed è indicativo che a prendere la parola, durante la direzione, siano stati due degli esponenti della ex mozione Bonaccini investititi di ruoli di governo del partito.
Il componente della segreteria, Alessandro Alfieri, e lo stesso presidente del partito, Stefano Bonaccini. "Discutere di più e meglio" è l'invito di Bonaccini che interpreta il sentire di tutta la sua area.
"Discutere non è lesa maestà", gli fa eco Pina Picierno, eurodeputata e già braccio destro di Bonaccini durante il congresso. Stesso concetto viene ribadito da Alessandro Alfieri, titolare di Riforme e Pnrr nell'esecutivo dem: "Il Pd o è plurale o non è. È giusto discutere in direzione, non è lesa maestà", dice per poi aggiungere: "Non contesto le motivazioni di andare da Conte, ma non ho compreso le ragioni di aver esposto il Pd alle critiche poi ricevute".
In ogni caso, "hic manebimus", sottolinea il senatore con un pizzico di ironia e una postilla: "Quanto all'optime...lavoriamoci".
Il che suona un po' come quel "mettetevi comodi, siamo qui per restare" che la segretaria Elly Schlein ha rivolto alle voci critiche. Tentativi di "logoramento", li considera Schlein, come nel più classico dei "giochini" del Pd.
La sinistra Dem fa scudo
Nonostante questo, nessuno della ex mozione Bonaccini pensa seriamente di portare avanti un'azione di logoramento finalizzata a disarcionare Schlein.
"Non tagliamo il ramo su cui siamo seduti", è il mantra ripetuto in queste ore da chi guarda al presidente del Pd. "Dalla segretaria ci è stato chiesto di essere franchi. Bene: nessuno vuole azzoppare la segretaria e per quel che mi riguarda assicuro come sempre piena disponibilità e aiuto", dice Lorenzo Guerini: "Chi guida deve farsi carico della complessità della nostra comunità e delle decisioni fondamentali che dobbiamo assumere per rafforzare insieme il nostro partito. E la dialettica, se leale, anche quando è aspra, non è lesa maestà, ma se portata avanti con solidarietà e rispetto serve innanzitutto a te, Elly", aggiunge l'ex ministro ed esponente di riferimento dell'area di Base Riformista.
E Valeria Valente assicura: "Nessuno se ne andrà, lavoreremo per portare altre persone". Quello che si chiede alla segretaria è maggiore collegialità per garantire al partito "una traversata sicura, senza altri incidenti".
Un segnale in questo senso è rappresentato anche dall'intervento di Paola De Micheli, competitor di Schlein all'ultimo congresso: "I segretari Pd più longevi sono stati quelli criticati a viso aperto, anche sui giornali, e non sono caduti nella trappola dell'unanimismo di facciata. Non credo nelle tifoserie e chiedere profondità e condivisione nella nostra discussione non significa lesa maestà", sottolinea De Micheli che apprezza l'agenda estiva di Schlein con mobilitazioni sui temi del Pnrr, dell'autonomia, della sanità, del lavoro e della scuola.
A fare da 'scudo' alla segretaria, è la sinistra dem. "Non si può attaccare la segretaria strumentalmente, come dopo le amministrative, su scelte che non ha nemmeno compiuto. Ma si deve costruire un metodo democratico", dice Peppe Provenzano, responsabile Esteri della segreteria dem che risponde 'no' a chi dice "separatevi tra riformisti e radicali. Non mi sono mai piaciuti i caminetti, ma dobbiamo trovare luoghi dove maturino democraticamente le decisioni. La comunicazione viene dopo la politica. Dobbiamo guardare al mondo fuori da noi, ma la nostra comunità è un patrimonio di cui prenderci cura. Perché senza di questo, nessuna alternativa è possibile".
E per Nicola Zingaretti, quella indicata da Schlein, "è una linea giusta e più che condivisibile. Battaglia politica, appuntamenti, iniziative nel Paese su contenuti chiari. Una nostra agenda per essere protagonisti nella costruzione dell'alternativa alle destre".