AGI - L'accordo sulle migrazioni raggiunto a Lussemburgo al Consiglio Affari interni prevede l'obbligo di solidarietà: gli Stati dovranno dare sostegno ai Paesi in difficoltà con la disponibilità ai ricollocamenti o in alternativa al pagamento di 20 mila euro per ogni migrante non ricollocato.
L'Italia però ha rifiutato la compensazione e ha chiesto che venga destinata a un fondo europeo per la dimensione esterna, a favore dei Paesi terzi. "Abbiamo rifiutato ogni possibile compensazione in denaro perché non ritenevano che la dignità del nostro Paese potesse mettere in campo soluzioni di questo tipo", ha spiegato Piantedosi.
L'altro elemento di novità riguarda il doppio binario per la gestione degli arrivi al confine. I migranti di provenienza da Paesi terzi con bassa probabilità di ottenere l'asilo saranno trattati con una procedura accelerata per il rimpatrio verso Paesi terzi sicuri, anche di transito. Elemento che aveva portato la Germania a bloccare tutto l'accordo perché rivendicava maggiori condizioni per la definizione sia del "Paese terzo sicuro" che la connessione del migrante con il Paese di transito verso cui sarebbe rimpatriato. Anche in questo caso l'Italia sembra aver chiuso la trattativa a proprio favore.
"Alla fine abbiamo trovato una formulazione nel testo che potesse consentire una conciliazione tra le diverse posizioni sulla definizione del Paese terzo sicuro. Una formulazione che non fosse troppo stringente, vincolante, che depotenziasse il testo. L'Italia non aveva in mente nulla che fosse lesivo del quadro giuridico del diritto internazionale e su questo è stata compresa", ha raccontato ai giornalisti il capo del Viminale.
"Dipenderà dagli Stati membri applicare il concetto di 'Stato terzo sicuro'" nel quale eventualmente trasferire un migrante "e determinare se esiste una connessione tra il richiedente e il Paese terzo a seconda che sia ragionevole per lui o lei andare in tale Paese", ha confermato la ministra per le Migrazioni svedese, Maria Malmer Stenergard, che aveva la presidenza di turno del Consiglio. La commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, è entrata ancora di più nel dettaglio: "Il testo include alcuni esempi su cosa sia la connessione del migrazione con il Paese di transito: se la persona ha vissuto o ha membri della famiglia nel Paese. Ma possono esserci anche altre possibilità".