AGI - Elly Schlein va in Emilia-Romagna per fare sentire il supporto del Partito Democratico alla popolazione colpita dalle alluvioni. Raggiunge così Stefano Bonaccini, governatore e presidente dem, e i due esponenti della segreteria che siedono in Giunta: Igor Taruffi e Davide Baruffi. Sospesa, quindi, la campagna elettorale in vista del voto dei ballottaggi.
E 'stop' anche alle polemiche sulla composizione degli uffici di presidenza dei gruppi parlamentari. Il rinvio delle assemblee dei parlamentari deciso ieri in segreteria, viene spiegato da fonti dem della Camera, "non era una scusa: l'emergenza c'è e c'è il forte collegamento del Pd con quei territori", spiega una fonte parlamentare dem: "Non possiamo metterci a litigare sugli equilibri interni, con l'Emilia-Romagna in quelle condizioni".
Il nodo gruppi
Il nodo gruppi, però, rimane. E corrisponde nome di Piero De Luca per la vice presidenza del gruppo della Camera. "Qualcuno ha pensato in maniera troppo ottimistica che potesse rimanere al suo posto", dice una fonte dem che ricorda la scelta di Schlein di commissariare il partito in Campania, regione governata da Vincenzo De Luca, e dalla battaglia ai "cacicchi" delle tessere ingaggiata dallo stato maggiore del Pd.
Base Riformista, area politica che difende l'idea di mantenere De Luca al suo posto, tiene fino a questo momento il punto: "De Luca ha ben operato fino a questo momento e gode della considerazione di tutto il gruppo", spiega una fonte di Base Riformista. Da qui deriverebbe la lunga serie di rinvii dell'assemblea decisiva del gruppo alla Camera. Il week end, è la speranza di tutti, porterà consiglio. La prossima settimana il dossier potrebbe essere chiuso "se De Luca accettasse un altro incarico". Ovvero, delegato d'Aula o segretario di presidenza del gruppo. L'alternativa è restare fuori dall'ufficio di presidenza.
Il gruppo del Senato rimane in attesa. A Palazzo Madama lo schema è già fissato da un pezzo: Antonio Nicita, per i neoulivisti, Alfredo Bazoli per Base Riformista, Franco Mirabelli dalla sinistra dem e Beatrice Lorenzin dell'area cattolica sono pronti a prendere il loro posto al fianco del presidente dei senatori Francesco Boccia. Questioni di equilibri fra aree che, seppure sottotraccia rispetto al passato, continuano a confrontarsi all'interno di un partito che rimane contendibile.
Lo dimostrano, da ultimo, le prese di posizione di alcuni esponenti dem di area riformista e cattolica che non siedono in Parlamento. Stefano Ceccanti, ad esempio, spiega che "durante il congresso è emersa una proposta politica e culturale che ha piena cittadinanza dentro il Pd e che, in modo aggiornato, deve vivere". Senza "strappi traumatici", è la postilla. La proposta di cui parla Ceccanti è quella della ex mozione Bonaccini.
Il Pd alla ricerca del suo Keir Starmer
"Anche Corbyn, nel Labour, veniva criticato dall'area che faceva riferimento a Keir Starmer, ma poi tutti votavano insieme in Parlamento", sottolinea Ceccanti. Il Keir Starmer del Pd, mutatis mutandi, chi porrebbe essere? "Non è una questione attuale, né di preservare correnti precedenti. Oggi Bonaccini ha le sue esigenze, anche immediate. Ma un partito grande come ha osservato Arturo Parisi non pone i propri aderenti ed elettori tra un congresso e l'altro di fronte all'alternativa tra l'unanimismo o il nulla, vuoi come scissioni vuoi come abbandoni", conclude Ceccanti.
Un senatore dem della stessa area spiega che il ruolo dello Starmer italiano spetta di diritto a Stefano Bonaccini: "La minoranza dem si sta trasfomando lentamente in area Bonaccini". Un'area alternativa, quindi, ma senza contrapposizioni. "Non c'è una contrapposizione tra Schlein e i riformisti.
Nel Pd o vinciamo insieme o perdiamo tutti. Il partito è e resterà plurale", dice Alessandro Alfieri, ex coordinatore di Base riformista e ora responsabile riforme del Pd di Elly Schlein, replicando al documento di Ceccanti, Morando e Tonini. "È chiaro che veniamo da esperienze diverse, ma spetta a noi fare in modo che la diversità sia ricchezza. Siamo tutti in gioco: o si vince insieme o si perde tutti", conclude Alfieri.