AGI - Dopo aver superato sostanzialmente indenne lo “scoglio” delle due festività in rapida successione – il 25 aprile e il 1 maggio – che potevano rivelarsi insidiose sul piano del rapporto con l’opinione pubblica, il governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni ha aperto un tavolo di confronto con le opposizioni sulla riforma del presidenzialismo.
Quello delle riforme istituzionali è un tema scottante, basti ricordare quelle (pure approvate in via definitiva dal Parlamento) di Silvio Berlusconi prima e di Matteo Renzi poi, respinte dagli elettori con i referendum, rispettivamente, del 2006 e del 2016.
Eppure, evidentemente, Giorgia Meloni si sente sufficientemente forte sul piano del consenso da poter affrontare questa sfida. E i numeri dei sondaggi sembrerebbero darle ragione: nella nostra Supermedia, anche questa settimana, Fratelli d’Italia è il primo partito (28,9%) con ampio margine, e il centrodestra la prima coalizione (45,7%) con oltre 20 punti di vantaggio sul centrosinistra (20,4%).
Se guardiamo più in là rispetto alle tendenze di breve periodo (che registrano una grande stabilità per tutte le principali forze politiche) osserviamo una caratteristica che accomuna i primi due partiti: da oltre un mese, infatti, sia Fratelli d’Italia che il Partito Democratico paiono essersi “plafonati”, il primo poco sotto il 29% e il secondo – che ha visto ormai esaurirsi l’effetto Schlein – poco sopra il 20%.
Ad aver interrotto la crescita del PD potrebbero aver contribuito, nelle ultime settimane, anche gli addii di alcuni esponenti dell’area liberal-democratica, di cui il senatore Cottarelli è solo l’ultimo esponente in ordine di tempo.
La base democratica, insomma, è risultata decisamente galvanizzata dall’elezione della nuova, giovane segretaria, ma adesso è come se il PD avesse “fatto il pieno” sul lato sinistro dello spettro politico e non sia in grado di allargarsi anche al centro. Parlando di centro, è interessante notare come, a un mese esatto dal burrascoso "divorzio" tra Renzi e Calenda, sia in atto un recupero – sia pure parziale – dei consensi perduti dall'ex Terzo Polo subito dopo la rottura, con Azione stabilmente sopra il 4% e Italia Viva che oggi arriva a toccare il 3%.
Dicevamo delle riforme istituzionali: quella del presidenzialismo è, a giudicare dall’esito delle “consultazioni” che la premier ha organizzato con i gruppi di opposizione nei giorni scorsi, una soluzione che mette d’accordo solo la maggioranza di governo.
Sia pure con posizioni e sfumature anche molto diverse tra loro, le opposizioni si ritrovano unite almeno su un punto: la contrarietà all’elezione diretta del Presidente della Repubblica, e quindi al presidenzialismo “vero e proprio” che si ha negli Stati Uniti (ma anche a quello vigente in Francia, nella forma del semi-presidenzialismo).
Se nel Terzo Polo si apre la porta all’elezione diretta – o all’indicazione esplicita – del capo dell’esecutivo, mantenendo però intatte le attuali prerogative del Capo dello Stato, il PD propone di introdurre lo strumento della sfiducia costruttiva, presente in Germania, come soluzione per rafforzare l’esecutivo.
Queste precisazioni sono utili perché, a meno di non trovare una (ampia) convergenza con le opposizioni in Parlamento, il centrodestra rischia quasi certamente di dover sottoporre la sua riforma a quello stesso referendum popolare che in passato ha sancito la fine di altri ambiziosi progetti. Verosimilmente, è anche per questa ragione che Giorgia Meloni (e il governo in generale, viste le attività svolte in precedenza dalla ministra Casellati) ha scelto di coinvolgere da subito anche le forze di opposizione.
No, né alla Camera né al Senato: il #centrodestra ha infatti 116 senatori su 206 e 238 deputati su 400, ma le soglie dei due terzi sono pari a 138 senatori e 267 deputati.
— YouTrend (@you_trend) May 10, 2023
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Ma, anche senza arrivare all’ipotesi di un referendum, come la pensano gli italiani su questo tema? Un recente sondaggio di Euromedia fotografa una maggioranza (relativa) di italiani favorevoli sia al presidenzialismo (46,6% contro il 36,8% di contrari) sia al “premierato”, ossia l’elezione diretta del premier (42% a favore, 32,4% contro).
Secondo Euromedia, sarebbero numeri comunque in calo rispetto a un picco di favorevoli (53%) toccato nel 2022, quando a Palazzo Chigi c’era Mario Draghi e la riforma presidenzialista non era all’ordine del giorno. Ciò fa pensare che il tema sia diventato in qualche modo meno “popolare” per il solo fatto di essere stato (ri)proposto dal governo di centrodestra, aumentando così una polarizzazione tra gli elettorati a dire il vero già esistente.
Anche l’atlante politico di Demos, realizzato a fine 2022, rilevava un’ampia maggioranza (69%) di italiani favorevole all’elezione diretta del Presidente della Repubblica: ma la percentuale era molto più elevata (financo sopra l’80%) tra gli elettori dei partiti di centrodestra, mentre era inferiore al 50% tra gli elettori di PD, M5S e Terzo Polo.
Alla stessa domanda, oggi, gli elettori di opposizione intervistati da Euromedia rispondono con percentuali di favorevoli intorno al 20%. Possiamo concludere, alla luce di questi dati, che gli italiani si schiererebbero in favore di una riforma in senso presidenziale? Non del tutto. Come si sa, infatti, spesso il modo con cui una questione viene inquadrata (il cosiddetto “framing”) ha un ruolo fondamentale nel determinare le reazioni e le opinioni in merito a quella questione. E questo vale anche per i sondaggi, dove diventa decisivo il modo con cui vengono formulate le domande.
Lo dimostra, in questo caso, il sondaggio dell’istituto EMG, che ha chiesto “sarebbe favorevole a una riforma della nostra Costituzione in senso presidenzialista?” ottenendo una percentuale del 32% di favorevoli e del 39% di contrari. Chiamando in causa esplicitamente la Costituzione – la “nostra” Costituzione – già in passato più volte “protetta” dagli italiani in sede referendaria, gli equilibri emersi in modo generico e astratto pro o contro l’elezione diretta del presidente (della Repubblica, o del Consiglio) si ribaltano. Un tema di cui i riformatori di oggi non potranno non tener conto.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 27 aprile al 10 maggio, è stata effettuata il giorno 11 maggio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti EMG (data di pubblicazione: 8 maggio), Euromedia (11 maggio), Quorum (8 maggio), SWG (1 e 8 maggio) e Tecnè (29 aprile e 6 maggio). La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.