AGI - Cinquantasette anni, sindaco dall'autunno 2021 Marco Russo aveva fatto parlare di sé perché era riuscito a riportare il centrosinistra a Savona, nel momento in cui il centrodestra dilagava in regione, province e comuni. Stavolta, l'avvocato "progressista e federatore", aggettivo che gli si deve per essere riuscito a rimettere insieme le varie anime del centrosinistra con la sua candidatura, torna sotto i riflettori per la decisione di iscrivere all'anagrafe il figlio di due mamme.
Sindaco, perché ha scelto di farlo? Teme ripercussioni?
"Premetto che non è stato un atto di ribellione: ho ricevuto una richiesta di registrazione di un atto di nascita e, nella funzione di ufficiale di Stato civile, devo osservare la legge. Ho fatto un approfondimento normativo, ho riscontrato che c'è un vuoto normativo, ma che ci sono interpretazioni delle leggi di merito che dicono che in base ai principi generali e alle norme vigenti, è possibile consentire la registrazione. Così ho fatto. Se la nascita e l'atto fossero avvenuti all'estero, io avrei potuto trascriverlo qui alla nostra anagrafe, quindi non ho visto ragioni per distinguere quel caso dalla nascita avvenuta a Savona da due mamme. Ho ritenuto di fare un atto legittimo, ma ho anche voluto sottolineare l'inerzia del legislatore, già richiamato dalla Corte costituzionale a dare una regolamentazione organica alla materia. Ho ritenuto che questa invocazione dovesse venire anche dal Paese reale, non solo dagli organi supremi.
Cosa è significato per le due mamme e per lei registrare quell'atto?
Non posso dire cosa sia significato per loro. Ma posso dire di aver trovato due persone di grandissimo buon senso, di grandissima civiltà, di grandissima forza umana e con profondo senso civico. Sono due persone unite civilmente e hanno dato luogo a una formazione sociale riconosciuta dalla nostra legge, ma siamo soprattutto di fronte ad un bambino che è nato, che oggi è tra noi e al quale devono essere garantiti i diritti che il nostro ordinamento riconosce ai minori. In questo modo si è data una regolamentazione giuridica ad una formazione sociale composta da due persone e un bambino, che dà anche un senso di speranza. Le due donne si sono rivolte al Comune con una speranza: aver potuto dare riscontro a quella speranza, dà soddisfazione.
Si è sentito da sindaco vicino alle preoccupazioni di due sue cittadine?
Svolgevo in quel momento il ruolo di ufficiale civile, ma certamente i sindaci sono a contatto col Paese reale. Idee, speranze, paure, noi le sentiamo molto vive. Siamo chiamati tutti i giorni ad assumerci la responsabilità per dare risposte, spesso non nei limiti delle nostre competenze: questo è stato il caso di dover dare risposta a delle persone. Ho compiuto un atto legittimo, non di disobbedienza civile. Ma per farlo ho dovuto compiere un approfondimento giuridico, mentre sarebbe tanto bello che ci fosse una norma che rendesse automatico questo passaggio.
Ha scelto di farlo da solo, personalmente. Perché?
I miei uffici sono stati competenti, sensibili, hanno coadiuvato questa mia decisione. Sono tutte persone che hanno consapevolezza della loro funzione giuridica, ma anche umana. Ma è un atto che dovevo compiere io personalmente. Era mio dovere. Essendo stato un atto legittimo, se si ripresentasse l'occasione certamente compirò nuovamente un atto legittimo, senza alcun dubbio.
Cosa ha provato firmando quell'atto? Le due mamme le hanno detto qualcosa in particolare?
L'emozione è stata fortissima, lo sguardo di queste persone non lo dimenticherò. Ma preferisco lasciare questo aspetto nella riservatezza.