AGI - Dall'Ucraina al Mes, passando per il Superbonus e il salario minimo. Le quattro forze di opposizione rimangono distanti, anche su quei temi che, almeno sulla carta, potrebbero vederle marciare unite. È il caso del salario minimo che vede sostanzialmente d'accordo Pd, M5s e Verdi-Sinistra (più defilato il Terzo Polo).
Ognuno dei partiti della minoranza in Parlamento ha presentato una sua proposta, tanto che Franco Mari, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in commissione Lavoro a Montecitorio, sottolinea: "Si apre il confronto sul salario minimo in commissione Lavoro dove sono state incardinate le proposte di legge presentate in materia. Ovviamente nessun testo di esponenti della maggioranza. Credo sia importante un coordinamento delle opposizioni per dare forza e visibilità a questa battaglia". E anche oggi, in aula alla Camera, sono state presentate quattro risoluzioni sul consiglio Ue del 23 e 24 marzo, una per ogni partito dell'opposizione.
"C'è ancora da lavorare", dice Giuseppe Conte che fotografa la situazione all'interno della minoranza dopo aver pronunciato l'intervento più duro fra quelli contro Giorgia Meloni e il suo governo. Pesano, a scandagliare i deputati dem, i consensi che sta riconquistando il Partito Democratico, 'competitor' dei Cinque Stelle nella corsa al voto progressista. L'elezione di Elly Schlein, al grido di rinnovamento, ha rappresentato un toccasana per i dem che sperano di continuare a recuperare terreno.
A pesare i toni degli interventi, poi, ognuna delle forze di opposizione sembra rivendicare la propria distanza dagli altri. Il presidente del M5s lima il suo intervento in Aula fino all'ultimo minuto disponibile. Un lavoro appartato, lontano dagli occhi degli altri deputati che, in Aula, assistono al dibattito sulle comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio Europeo. Giuseppe Conte entra nella sala lettura della Camera, a pochi passi dal Transatlantico e verga le ultime aggiunte a un intervento che, a conti fatti, risulterà essere il più duro fra quelli delle opposizioni.
Tornato in Aula, infatti, Conte chiede scusa per la voce troppo bassa, persa "per darla agli esodati del superbonus". Il leader M5s prosegue attaccando a testa bassa Meloni sulle armi all'Ucraina, sul manager rimosso per aver citato un discorso di Mussolini - con annesso lapsus che gli fa scambiare Matteotti con Andreotti, poi autocorretto - sul superbonus, sulla tragedia di Cutro, sui figli delle famiglie omogenitoriali.
Azione-Italia Viva, con Matteo Richetti, insiste sulla necessità di richiedere il Mes, su cui invece i Cinque Stelle sono contrari: "La cosa del Mes non mi convince", dice Richetti, "e credo non convinca nemmeno Meloni, quando dice che è insufficiente per le turbolenze che dobbiamo affrontare. Ma e' come se uno avesse un giubbino troppo leggero per il freddo che fa e allora gira a torso nudo. Io almeno la canottiera sarei per tenerla". E poi l'Ucraina, uno dei temi qualificanti per ogni ipotesi di collaborazione in Parlamento.
M5s e Verdi-Sinistra sono contro l'invio di nuovi armamenti; il Pd conferma il "pieno sostegno a Kiev", seppure chiedendo un maggiore sforzo diplomatico per arrivare a una pace giusta; Azione e Italia Viva sono per il supporto a 360 gradi. "Noi abbiamo posizioni chiare e non improvvisate, le portiamo avanti da tempo in modo lineare. Se non c'e' convergenza su questi punti che sono per noi qualificanti con l'opposizione traete voi il bilancio, vorrà dire che c'e' ancora da lavorare", chiosa Giuseppe Conte conversando con i cronisti prima di lasciare la Camera, riferendosi al rapporto con i dem.