AGI - Ricostruire credibilità altrimenti si rischia di perdere la battaglia sul lavoro e sulla precarietà: in ballo c'e' il ruolo stesso del sindacato, il modello sociale e della vita delle persone che il sindacato vuole rappresentare, la 'qualità' della democrazia. Così Maurizio Landini sul palco del congresso della Cgil, che lo ha riconfermato segretario generale col 94,2% dei voti, replica al premier Giorgia Meloni, ieri ospite a Rimini.
A tratti Landini sembra quasi emozionato, sottolinea il peso della responsabilità delle sue parole: "La ricchezza la produce chi lavora, nel momento che si nega questo e si dice che la produce l'impresa e la finanza, si diventa tutti consumatori e non lavoratori, si sta negando un punto di fondo".
"Questo significa - scandisce Landini - che il modello di società che si costruisce deve avere un modello nel quale la ricchezza prodotta deve essere redistribuita. Quando diciamo che il lavoro si è svalorizzato fino a diventare merce, allora questo è il punto da cui bisogna ripartire".
"Di cosa dovremmo avere paura, cosa dovremmo perdere - quasi si interroga il leader della Cgil - le pensioni che non abbiamo, la precarietà, il salario che non ci fa arrivare a fine mese? "Ci sono momenti - incalza Landini, spiegando che questo è uno di quelli - in cui bisogna avere il coraggio delle proprie idee e osare.
"Abbiamo un governo che si propone di durare 5 anni e che ha la maggioranza in Parlamento, la premier è venuta qui, la ringraziamo, ma è venuta a confermare le scelte che ha fatto, che non condividiamo e che non ha discusso con noi".
Sul fisco, quella che in apertura di congresso aveva definito "la madre di tutte le battaglie", con Meloni, per Landini "siamo in presenza di una diversità molto profonda e consistente": "C'è un punto fondamentale - ha spiegato il leader della Cgil - il 94% dell'Irpef la pagano i lavoratori dipendenti e i pensionati: noi non siamo più disponibili ad accettare l'idea di un sistema fiscale che continua a gravare unicamente sui dipendenti e i pensionati, per noi la festa è finita perché per noi non è mai cominciata".
Ma non basta: serve, secondo Landini, allargare la base imponibile su cui far pagare le tasse, affermare la progressività sulle stesse a parità di reddito, tagliare il cuneo fiscale e restituire potere d'acquisto ai salari "perché se i salari non crescono il Paese arretra". Inoltre, va superata la logica che contrappone salario minimo e contrattazione nazionale.
Sulla sanità pubblica, si deve migliorare rispetto alla situazione pre-covid, invece si sta arretrando. Temi su cui non c'è possibilità di confronto, spiega ancora Landini, e c'è l'accordo anche degli altri sindacati: "È evidente - conclude - che su queste nostre richieste dobbiamo avviare una mobilitazione con tutti gli strumenti che abbiamo, compreso lo sciopero: vogliamo farlo con Cisl e Uil, abbiamo un incontro già fissato per la prossima settimana".