AGI - Una polarizzazione di fatto, quella tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, le due leader sulle quali sono puntati ormai da settimane i fari dei media non solo italiani. Di entrambe si sono occupati quotidiani come il New York Times o il The Guardian. Entrambe, a dar retta ai sondaggi, stanno vivendo una "luna di miele" con gli italiani: Meloni con gli elettori di centrodestra, Schlein con quelli del Partito Democratico.
Date queste premesse, l'appuntamento di oggi alla Camera è di quelli da segnare in rosso sul calendario. Meloni si presenterà in Aula a Montecitorio, alle 15,00, per rispondere a interrogazioni e interpellanze. Fra queste c'è proprio quella del Partito Democratico che sarà illustrata dalla segretaria. Di fatto, è il primo faccia a faccia fra i due poli della politica italiana. Il tema scelto dalla segretaria, dopo la battaglia in Parlamento con il ministro Piantedosi, è il salario minimo.
Il tema è stato scelto dalla leader dem anche nel tentativo di compattare le opposizioni che, su questo tema, sembrano essere in sintonia. Nell'interrogazione, a prima firma Elly Schlein, si chiede "quali siano le ragioni della contrarietà alla sperimentazione del salario minimo legale, tenuto conto della mancata adozione di misure alternative, nonché di interventi volti a migliorare realmente la condizione delle lavoratrici e dei giovani lavoratori, quali un significativo ampliamento del congedo paritario, coerentemente con le migliori prassi europee".
La battaglia per il salario minimo
Una interrogazione che muove da alcune premesse: "Sono tanti i lavoratori in Italia annoverabili tra i cosiddetti 'lavoratori poveri', in contrasto con il principio sancito dall'articolo 36 della nostra Costituzione", si legge nel documento: "Il Fondo monetario internazionale ha calcolato che dal 1980 al 2017 la quota del PIL destinata ai salari e stipendi è diminuita nei 26 Paesi industrializzati, passando dal 66,1 al 61,7 per cento e, nel caso italiano, si è passati dal 86 al 59 per cento; l'Italia è l'unico Paese dell'area Ocse nel quale, dal 1990 al 2020, li salario medio annuale è diminuito (-2,9 per cento) nonostante l'aumento della produttività, sebbene meno significativa rispetto a quella degli altri Paesi dell'area; puntando sui bassi salari, il nostro sistema economico ha finito per attestarsi, salvo alcune lodevoli eccezioni, su modelli produttivi a basso tasso di innovazione e scarsa concorrenzialità sui mercati internazionali; lo scorso 30 novembre, l'attuale maggioranza ha bocciato la mozione del PD finalizzata a introdurre anche in Italia il salario minimo legale".
Ancora: "A tutt'oggi, non risulta assunta nessuna delle misure indicate nella mozione approvata nella medesima seduta, quali l'estensione dell'efficacia dei contratti nazionali comparativamente più rappresentativi, il contrasto alla contrattazione pirata o, assicurare retribuzioni dignitose anche nelle gare indette dalle pubbliche amministrazioni; lo stesso intervento di riduzione del cuneo fiscale si è rivelato del tutto inadeguato a migliorare significativamente le retribuzioni di milioni di lavoratori, con benefici dai 19 ai 32 euro lordi al mese, ampiamente insufficienti a contrastare li solo tasso di inflazione; una famiglia di due adulti e un minore di età compresa tra i 4 e i 10 anni viene considerata 'assolutamente povera' dall'Istat se sostiene una spesa mensile per consumi inferiore a 1.434 euro, un importo spesso superiore alla retribuzione di troppi lavoratori".
"In tale contesto, riveste una speciale gravità la condizione delle lavoratrici e dei giovani che, senza i dovuti servizi di sostegno alla genitorialità - basti pensare che il congedo paritario è ancora fermo a soli 10 giorni, contro i tre mesi della Spagna - o con inquadramenti contrattuali penalizzanti o l'applicazione indebita di forme contrattuali fintamente autonome, si vedono pregiudicata ogni possibilità di una vita indipendente ed economicamente dignitosa".
L'interrogazione, è la speranza dei dem, offrirà un punto di convergenza alle altre opposizioni, da Carlo Calenda e Matteo Renzi a Giuseppe Conte, che hanno aperto all'idea di una legge per il salario minimo. I leader del Terzo Polo siedono al Senato e per Azione-Iv dovrebbe intervenire Luigi Marattin "per sapere se e quando" il governo "intenda presentare in Consiglio dei ministri il disegno di legge di ratifica della riforma del Trattato istitutivo del MES, anche a tutela della credibilità internazionale dell'Italia".
Giuseppe Conte sarà probabilmente in Aula, ma non dovrebbe intervenire lasciando spazio a uno dei suoi deputati - probabilmente il capogruppo Francesco Silvestri - sul tema dell'emergenza mutui sulle abitazioni.
Il prossimo confronto
La sfida sarà, dunque, tra le due leader della politica italiana che torneranno a confrontarsi, seppure a distanza, a Rimini, nel corso del congresso della Cgil. Da programma, Elly Schlein sarà da Landini e compagni giovedì, per una tavola rotonda alla quale parteciperanno tutti i leader delle opposizioni: Carlo Calenda, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni.
La premier arriverà a Rimini il giorno dopo, venerdì 17 marzo. Un passaggio storico importante: si tratta della prima volta che una leader di destra a presentarsi sul palco e la prima presidente del Consiglio dai tempi di Romano Prodi, nel 1996, a intervenire a un congresso della Cgil. Una partecipazione che il segretario, Maurizio Landini, considera "un segno di rispetto e riconoscimento del ruolo di una organizzazione che rappresenta 5 milioni di persone".