AGI - "La Santa Sede è la più idonea" per aprire un negoziato in Ucraina. Lo afferma la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo intervento nella sede di 'Civiltà Cattolica' per la presentazione del libro di Antonio Spadaro 'Atlante Francesco'. In questo sforzo - dice Meloni - "la Santa Sede può contare sull'aiuto dell'Italia" perché "è vera la teoria di papa Francesco di una guerra mondiale a pezzi".
Il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, cita appositamente i Pontefici del passato, quando affermarono che per arrivare la pace si può "trattare anche con il diavolo". Meloni e Parolin hanno avuto un lungo dialogo a quattr'occhi proprio nella sede di 'Civiltà Cattolica'.
Meloni ribadisce che "bisogna aiutare l'aggredito a difendersi" e che rimanere inerti "avvicinerebbe la guerra".
Sui fatti di Cutro Meloni sottolinea di "avere la coscienza a posto" nonostante "le cose raccapriccianti che sono state dette". "Non possono essere i mafiosi a decidere chi viene qui - prosegue Meloni - noi vogliamo fermare i trafficanti e favorire i flussi legali". Il capo del Governo sottolinea che nei Paesi africani non si può consentire che continuino a "prendere piede la Wagner e i fondamentalisti".
In Africa l'Italia respinge "un approccio predatorio", ritiene che "l'Africa sia sfruttata" e vuole lasciare "investimenti e lavoro" sulla scia di Mattei. L'Italia lavora perché il Fondo Monetario Internazionale conceda stanziamenti alla Tunisia e vuole la stabilizzazione di Libia, Sahel e Corno d'Africa. Bisogna anche parlare - dice Meloni - delle "persecuzioni anti cristiane a partire da quelle di Boko Haram".
Per la premier, in passato la politica estera italiana è stata "altalenante" e l'Italia si trova ora nel momento più complesso "dai tempi della seconda guerra mondiale".
In politica interna Meloni afferma che "la crisi costringe la politica a scegliere" e "scegliere non porta consensi, vedi lo stop al taglio delle accise". Per Meloni "il taglio delle accise favoriva i redditi più alti".
Infine, la premier sostiene la permanenza del crocifisso negli uffici pubblici. "Non sono mai stata favorevole all'idea per cui nei nostri uffici pubblici non si debbano esporre i simboli religiosi. Esporli non significa imporre qualcosa agli altri, ma dire chi siamo. Quel simbolo mi insegna anche la laicità dello Stato".