AGI - Una regione meno “romanocentrica”. Dove i cittadini non si sentano “abbandonati”. E i giovani si riavvicino alla politica. È il Lazio immaginato dal candidato del centrodestra alle prossime elezioni regionali Francesco Rocca, come spiega rispondendo alle dieci domande poste dall’AGI ai tre sfidanti in corsa per La Pisana.
Siamo alle ultime battute di una campagna elettorale partita in sordina e salita nei toni. Che cosa contesta ai suoi avversari?
Più che di contestazione parlerei di coerenza. Gli elettori sanno bene che il Pd e i Cinque Stelle hanno governato insieme in Regione negli ultimi cinque anni e adesso non solo ne paghiamo il conto, ma ce li ritroviamo ad attaccarsi a temi rispetto ai quali avrebbero potuto e dovuto lavorare insieme. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: sanità, infrastrutture, rifiuti al collasso. I cittadini del Lazio si sentono, a ragione, abbandonati da una politica priva di cuore e anima, carente nell’ascolto e incapace di dare risposte. Dobbiamo tempestivamente invertire la rotta.
Tre punti da realizzare e avviare nei primi cento giorni?
La priorità sarà l’abbattimento delle liste d’attesa, riformando il sistema Recup e gestendo tutte le prenotazioni e le agende, comprese quelle dei privati accreditati. Sempre nella sanità avvieremo la rivoluzione digitale: basta con i fax per gestire i posti letto. Infine le infrastrutture: partiranno i lavori di quelle immediatamente cantierizzabili e già finanziate.
Il primo provvedimento per la sanità?
Partiamo dal fatto che bisogna restituire dignità ai cittadini puntando sulla riorganizzazione delle liste di attesa per gli esami specialistici e sull’abbattimento dei tempi biblici nei Pronto Soccorso. Sono di questi giorni le immagini raccapriccianti del Sant’Andrea con pazienti adagiati sui pavimenti. E’ una vergogna inaccettabile. Digitalizzeremo e metteremo in rete tutte le prestazioni che eroga la Regione, sia nel pubblico che nel privato accreditato. Dobbiamo essere in grado di controllare e gestire ciò che paghiamo. Oggi non è così.
Il primo provvedimento per i rifiuti?
Inizio col dire sì al termovalorizzatore, senza se e senza ma. Tuttavia, questo deve essere il punto di arrivo di una reale e concreta chiusura del ciclo dei rifiuti e si deve ragionare bene sulla sua ubicazione. Quindi, incentivi immediati per aumentare le percentuali di raccolta differenziata che, al momento nel Lazio, si attestano al 18esimo posto in Italia. Dobbiamo lavorare per creare un vero e proprio circolo virtuoso dove i rifiuti, da problema, diventino un’opportunità.
Il primo provvedimento per le infrastrutture e iniziative per la sicurezza stradale? Il Lazio è tristemente protagonista nelle pagine di cronaca per numero di incidenti mortali.
Sarà fondamentale sbloccare le molte opere già finanziate ma mai avviate, di cui il Lazio ha bisogno: penso alla Orte-Civitavecchia, alla Roma-Latina e alla Cisterna-Valmontone, solo per fare qualche esempio. La sicurezza stradale è poi un importante tema sociale e culturale: dobbiamo fermare questa prevedibile mattanza e sensibilizzare soprattutto i più giovani. Il Lazio sconta un deficit infrastrutturale grave che si ripercuote innanzitutto sulla sicurezza stradale, ma anche sulla mancata crescita economica della Regione.
Dopo settimane di incontri sul territorio, c'è qualche punto del programma che cambierebbe?
Ho imparato a guardare la Regione con occhi diversi. Da romano, ero abituato a pensare soprattutto alla Capitale e alla sciatteria alla quale è condannata da tempo. Girando le nostre province come candidato e non come turista, ho visto quanto sia compromessa la qualità della vita dei cittadini laziali. Da Presidente farò in modo che Roma diventi la locomotiva dell’intero territorio regionale, superando una visione da anni troppo “romanocentrica”.
Il Lazio ha il primato dei neet, oltre il 20 per cento dei giovani tra 15 e 19 anni non studiano né lavorano. Eppure i giovani sono rimasti all'ombra di questa campagna. Quali iniziative prevede per le fasce giovanili, nei settori della formazione e del lavoro?
Dico sempre che chi governa ha un dovere morale: riavvicinare i giovani alla politica. Se tanti di loro si sono allontanati è anche colpa di chi, in questi dieci anni, non ha saputo coinvolgerli né produrre risultati in grado di far percepire che le istituzioni posso essere vicine ai loro bisogni. L’unico modo è far seguire alle parole i fatti, restituendo credibilità alla politica. La Regione ha importanti competenze in materia di formazione professionale. Dobbiamo ascoltare le esigenze delle imprese e degli studenti per creare un matching virtuoso tra domanda e offerta di lavoro. Sono certo che tra cinque o dieci anni le cose saranno diverse.
Dal Castello di Santa Severa al Parco archeologico di Ostia Antica, il recupero di alcune aree storico archeologiche ha rappresentato alcune delle iniziative bandiera per le precedenti amministrazioni. Ci sono dei beni culturali che prevede già di recuperare?
Intanto ripristineremo l’assessorato alla Cultura dall’oblio cui è stato condannato da Zingaretti e D’Amato. Impensabile che il Lazio, una regione che gode di tante bellezze architettoniche, culturali, archeologiche e paesaggistiche, abbia dimenticato un settore così importante per la crescita materiale e immateriale del Lazio. Immagino un turismo diffuso, un Grand Tour 4.0 delle Bellezze del Lazio.
Domanda sulla coalizione. Finché potevano essere diffusi, i sondaggi vedevano il suo nome meno forte rispetto ai partiti che la sostengono. Non teme, in caso di elezione, di partire con una leadership debole rispetto alla coalizione?
In realtà non tutti i sondaggi andavano in questa direzione. In ogni caso il clima che ha preceduto e accompagnato la mia candidatura è stato di grande unità e lealtà. Siamo una squadra compatta e questo farà la differenza, anche grazie al governo nazionale con il quale lavoreremo a stretto contatto.
In chiusura, perché scegliere lei, in una parola?
Ho amministrato e gestito realtà complesse con risultati che sono sotto gli occhi di tutti e ho fatto dell’ascolto la cifra del mio impegno nazionale e internazionale. Nel Lazio manca proprio questo: dialogo, visione e amore per una regione che non può più permettersi improvvisatori e mediocri amministratori. Su questo ha già dato.