AGI - Inizia il comizio con un momento 'amarcord' rivendicando, dallo stesso luogo dove tutto iniziò, di essere rimasta la stessa di dieci anni fa, con lo stesso "coraggio" di andare avanti "senza abbassare la testa". Giorgia Meloni si prende la scena del palco dell'auditorium della Conciliazione, dove il centrodestra è riunito per sostenere la candidatura di Francesco Rocca alla presidenza della Regione Lazio, nelle elezioni del 12 e 13 febbraio.
E l'evento diventa una occasione per tracciare un bilancio dei primi 100 giorni di governo e annunciare obiettivi e priorità per i prossimi cinque anni. Perché, assicura il presidente del Consiglio, "tra cinque anni saremo ancora qui" al governo del Paese. Meloni quindi annuncia che il 2023 sarà l'anno delle riforme: realizzeremo una riforma delle istituzioni, spiega, "che consenta di avere governi scelti dai cittadini e duraturi, e una riforma giustizia che garantisca certezza del diritto e certezza della pena". Il premier poi torna sul caso Cospito, l'anarchico insurrezionalista in sciopero della fame per protestare contro il regime del 41bis.
"Credo che lo Stato non debba trattare con la mafia e credo allo stesso modo che lo Stato non debba trattare con chi lo minaccia", scandisce. Stessa linea, espressa, in modo ancor più duro, sempre dal palco romano, da Matteo Salvini. "Non entro nel merito di polemiche che devono essere assolutamente superate e che interessano a qualche giornalista e parlamentare di sinistra. Io non accetto di sedermi a tavola con chi lancia molotov a carabinieri e istituzioni di questo Stato. Se ti hanno dato il 41 bis, ti fai il 41 bis, punto - dice il vice premier leghista -. Se ancora qualcuno oggi inneggia alla lotta armata è un dovere dello Stato evitare che questa persona parli con i giovani e con l'esterno".
"Non dobbiamo drammatizzare ma neanche sottovalutare i pericoli. Non si cambia il 41 bis. Adesso dobbiamo andare avanti con l'azione del governo, risolvere i problemi concreti dei cittadini", aggiunge l'altro vice premier, il forzista Tajani. "Credo che il caso Donzelli-Delmastro debba essere chiuso. C'è un Gran giurì alla Camera che dovrà decidere se ci sono stati comportamenti errati o meno. L'invito ad abbassare i toni deve essere accolto da tutti. Noi di FI non abbiamo mai alzato i toni - rivendica -. Lavoriamo per l'unità del governo e per dare risposte concrete. Dobbiamo preoccuparci di questo".
All'evento, cui prendono parte anche Antonio De Poli dell'Udc e Maurizio Lupi di Noi moderati e diversi i ministri, tra cui, Guido Crosetto, Francesco Lollobrigida, e Gennaro Sangiuliano, il leader di FI Silvio Berlusconi invia un messaggio di unità della coalizione. "Noi vinceremo ma sappiamo bene che la sfida più difficile verrà dopo. Tenteranno di dividerci, ci attaccheranno su tutto, aspetteranno ogni nostro piccolo errore per cercare di minare l'unità della coalizione. È quello che sta succedendo a livello nazionale. Ma non ce la faranno a dividerci", dice il Cavaliere. "Non ci sono mai riusciti da quando trent'anni fa io ho fondato il centro-destra. Per questo vi dico che noi vinceremo la sfida del governo regionale".
La prospettiva del centrodestra è al 2027. "Se hai orizzonte corto guardi al consenso, se hai orizzonte lungo le risposte arrivano tra cinque anni, perché saremo ancora qui - promette Meloni -. E vedrò i dati del Pil, dell'occupazione. Allora arriverà anche il consenso vero, non effimero con provvedimenti facili". "Dicono che l'Italia è isolata ... Isolatissima .. È una tragedia ...", dice, ironizzando, mentre si copre il volto con entrambe le mani.
"Quello che certa gente non capisce è che non è possibile isolare l'Italia: è fondatrice dell'Ue, della Nato, membro del G7. Non è possibile isolarla, il punto è se l'Italia è consapevole della centralità e del ruolo che può avere, e con questo governo lo è". Tra i risultati rivendicati da Meloni anche l'approvazione del ddl sull'autonomia, su cui FdI in passato mostrò perplessità. "Abbiamo avviato il percorso dell'autonomia differenziata.
A differenza di quello che si dice non è 'togliamo ad alcuni per dare ad altri' - spiega -, ma vale per tutti la stessa regola: se gestisci bene le tue competenze prendo in considerazione l'ipotesi di farti gestire altre competenze". Il premier poi rivendica la stretta al reddito di cittadinanza e la linea sui migranti. "Dalla fine di quest'anno chi può lavorare lavora e noi faremo tutto il possibile per mettere quelle persone in condizione di lavorare, favorendo la crescita e incentivando le nuove assunzioni. Tra il reddito di cittadinanza e rubare, c'è prima l'opzione di andare a lavorare", scandisce.
"Ci stiamo occupando di immigrazione. Ci sarà un importante consiglio europeo la prossima settimana. Stiamo lavorando molto anche a livello internazionale da questo punto di vista - sottolinea poi -. Abbiamo cercato di stabilire delle regole, anche per quello che riguarda le Ong. È normale dire che se la tua è un'opera di salvataggio, se salvi qualcuno lo salvi subito, se lo tieni dieci giorni a bordo in attesa di un porto, fai traghetto, non salvi le persone".
Il comizio inizia con un momento di riflessione che la riporta alla fondazione di Fratelli d'Italia. "Questo non è un luogo come un altro, in questa stessa sala il 16 dicembre di più di dieci anni fa nasceva Fratelli d'Italia, in questa stessa sala oltre al coraggioso gesto di Guido Crosetto che mi prese in braccio, lo facesse oggi gli verrebbe l'ernia del disco - scherza Meloni -, nacque una esperienza che dal giorno della sua nascita fu raccontata come spacciata" esordisce Meloni.
"Quando Fdi nacque per tutti dicevano che saremmo restati ai margini, destinati a scomparire. È stato un percorso difficile e lungo e non siamo scomparsi e non siamo nemmeno rimasti ai margini". L'intervento di Meloni poi si conclude con un avvertimento diretto al candidato Rocca. Nell'ultima settimana di campagna elettorale per la Regione Lazio "ci saranno colpi bassi, ma siamo vaccinati, prima, seconda, terza e quarta dose. France', ti consiglio di non leggere niente, leggi solo il tuo specchio, non farti condizionare ...", ammonisce. Parola a Rocca, e poi tutti in piedi per l'inno di Mameli.
Prossimo appuntamento martedì a Milano, per il sostegno corale al presidente leghista uscente Attilio Fontana, in corsa per la riconferma. Perché queste regionali - su cui la sinistra ha messo una "cappa di silenzio perché prenderà una lezione che si ricorderà per i prossimi trent'anni", secondo Salvini - sono un "voto di fiducia sul governo", sostiene Tajani.