AGI - "Il governo non deve trattare con gli anarchici, deve trattare con se stesso". A parlare è Luigi Manconi, ex senatore del Pd e già presidente della Commissione Straordinaria per la promozione e la tutela dei diritti umani parlando della vicenda di Alfredo Cospito, militante anarchico insurrezionalista in sciopero della fame dal 19 ottobre scorso per chiedere la revoca del regime del 41-bis, il cosiddetto 'carcere duro', e perché la sua condanna a venti anni di reclusione potrebbe trasformarsi in ergastolo ostativo, cioè l'ergastolo che non prevede la possibilità di accedere ai benefici di legge.
Intervistato dall'AGI, Manconi spiega che occorre dare attuazione agli articoli della Costituzione che fissano i principi della pena e il diritto alla salute. "Io credo sia abbastanza incredibile che il governo, con il comunicato di ieri in particolare, interloquisca con gli anarchici", sottolinea Manconi. "È come se si emettesse un comunicato in cui si avvisano i sequestratori di persona che non ci saranno trattative, nel caso dovessero rapire qualcuno. Il governo non sta trattando e non deve trattare con gli anarchici, e men che meno con quei gruppi che commettono atti violenti. Il governo deve trattare con se stesso, deve decidere se rispettare diritti, principi, regole e garanzie che la Costituzione del nostro Paese prevede per quelle persone che sono private della propria libertà".
Principi e regole che trovano la loro cornice nella Costituzione: "Il governo deve decidere se rispettare l'articolo 27 della Costituzione che dice che pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato ed esclude la condanna a morte. E l'articolo 32, che dice che La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività. È responsabilità del governo che questi principi siano rispettati nel caso di una persone reclusa in carcere".
Anche nel caso in cui, nelle condizioni di Cospito si trovasse un terrorista nero o un mafioso: "Questo deve fare il governo, a prescindere da quale sia il curriculum penale della persona reclusa. Non deve interloquire: lo Stato democratico deve rispondere a se stesso prima di tutto. Quello stesso governo e il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, oltre tutto, non hanno dato alcuna risposta a tante personalità che hanno detto cose importanti sulla vicenda di Alfredo Cospito. Parlo di giuristi, costituzionalisti e intellettuali che hanno firmato un appello contro il carcere duro per Cospito".
Il riferimento è alla lettera-appello firmata, tra gli altri, dal filosofo Massimo Cacciari, da don Luigi Ciotti, dall'ex pm di Mani Pulite, Gherardo Colombo, attualmente presidente della Garzanti Libri, dal filosofo del diritto Luigi Ferrajoli, dal presidente dell'Unione delle Camere penali, Giandomenico Caiazza. Nonostante questo, aggiunge Manconi, "il governo non risponde e dice che non tratterà con gli anarchici, dice che non scenderà a compromessi", conclude Manconi.