AGI - Un patto generazionale per blindare il futuro. A stipularlo sarebbero alcuni trenta-quarantenni del Pd che hanno preso posizione al fianco dei candidati in pole per la segreteria: Elly Schlein e Stefano Bonaccini. Una sorta di spoil system interno alle correnti, con la sinistra che si affiderebbe a esponenti come il vice segretario dem, Peppe Provenzano, e ai deputati Marco Furfaro e Marco Sarracino, avanguardia dell'area Schlein. Dall'altra parte, l'ala riformista e liberal si affiderebbe ad Anna Ascani e Brando Benifei. In mezzo, ma a sostegno di Schlein, c'è Michela Di Biase a rappresentare Areadem.
Lo schema, di cui l'AGI ha scritto nei giorni scorsi, sembra confermato dal fair play che caratterizza questa fase congressuale, con i due candidati alla segreteria che evitano di affondare il colpo l'uno contro l'altro. Una fonte parlamentare vicina all'area Schlein, tuttavia, allontana le voci di un accordo trasversale alle mozioni: "Non c'è nessun patto, ma siamo contenti che la candidatura di Elly Schlein abbia portato altri candidati a schierare una squadra di 42enni". Il riferimento è alla scelta di Stefano Bonaccini di presentare un comitato nazionale a sostegno della sua candidatura con un'età media di 42 anni e composto in maniera paritetica da uomini e donne.
"Oggi mettiamo in campo una squadra di valore, composta da quarantenni, che rappresenta già quell'idea di rinnovamento che praticheremo a tutti i livelli, non per mandare via qualcuno - perché già in troppi se ne sono andati in questi anni - ma per mettere in campo squadra di dirigenti di alto livello", ha spiegato Bonaccini nel corso della conferenza stampa con cui ha presentato la sua squadra.
D'altra parte, osservano fonti della mozione Schlein, "l'esigenza di un ricambio generazionale e' nel Paese, oltre che nel Partito Democratico". È emerso plasticamente anche sabato scorso, durante un'assemblea in cui "tutti prendevano posizione contro il Job's Act, ma quasi tutti quelli che erano li' avevano votato quella riforma.A differenza di altri, Elly Schlein non c'era. Lei non chiede a nessuno di concederle il rinnovamento. Lo incarna".
Quello che sembra certo è che non tornerà la parola 'rottamazione' nel lessico del Pd. E non solo perché Bonaccini lo dice a chiare lettere. Assieme agli esponenti più giovani, infatti, prendono posizione i big dell'attuale gruppo dirigente. È in nome della discontinuità, ad esempio, che Schlein incassa il sostegno di un senatore di lungo corso come Franco Mirabelli, esponente di Areadem.
"Serve una discontinuità che sia percepita fuori da noi, serve una nuova energia e restituire credibilità alle nostre proposte", spiega Mirabelli che aggiunge un'analisi 'spietata' di quanto è mancato al Pd in questi anni di governo: "Non siamo apparsi capaci di dare risposte concrete su molti temi per noi qualificanti e questo ci ha resi meno credibili". Quindi la scelta: "Elly Schlein propone scelte nette sulla lotta alle disuguaglianze, alla precarietà per la transizione ecologica, e rappresenta un rinnovamento reale e concreto del gruppo dirigente. Serve una persona capace che dimostri che si apre davvero una nuova stagione per il Pd".
Dall'altra parte, Bonaccini incarna l'affidabilità e l'esperienza a cui si richiama Debora Serracchiani annunciando il suo sostegno al presidente dell'Emilia-Romagna: "Credo che per i passaggi dei prossimi mesi serva una guida solida al Pd, che conosca la situazione del Paese e sappia anche come intervenire: per questo ho deciso di sostenere la candidatura di Stefano Bonaccini". Patto o non patto generazionale, la sordina che sembra essere stata messa al confronto congressuale potrebbe favorire Bonaccini, ragiona un dirigente dem per il quale "in assenza di un confronto vero, stentano a venire a galla le proposte più innovative".
Ieri, ad esempio, è servito lo scontro social tra Schlein e Salvini per fare emergere con forza la proposta di legalizzazione della cannabis, sulla quale Bonaccini si è detto "non in disaccordo", per poi sottolineare che "comunque la priorità va data al tema dei redditi". E anche oggi il governatore dell'Emilia-Romagna ha preferito dribblare le domande sulla richiesta inviata dal suo comitato di Bologna alla locale commissione congressuale per un presunto caso di 'tessere bianche': "Non so, avranno chiesto chiarimenti: mi auguro che il clima di questo congresso prosegua in questo modo perché stiamo dando l'esempio di come ci su può candidare in alternativa, ma avere una grande capacità di saper riconoscere che siamo tutti parte della stessa famiglia".
Il caso si è poi chiuso con una nota della federazione dem di Bologna: "La federazione democratica di Bologna - afferma la segretaria Federica Mazzoni - ha svolto tutti gli accertamenti necessari sulle procedure di tesseramento ed è emerso che tutto si è svolto e si sta svolgendo nella massima regolarità. Continuiamo quindi a collaborare per allargare il partito all'esterno e favorire la massima partecipazione".
Un 'fair play' che alimenta anche le voci di Transatlantico secondo le quali alla base dei toni rarefatti di questa fase ci sarebbe una sorta di patto di non belligeranza fra Schlein e Bonaccini, che hanno già governato insieme, come presidente e vice, in Emilia-Romagna. "Non mi stupirebbe", dice un parlamentare dem vicino a Bonaccini, "ma si tratta più di una prospettiva di metodo che non di un vero e proprio accordo. Stefano è uno abituato a includere, non a tagliar fuori. Non è Renzi".
In ogni caso, se uscirà vincitore, Bonaccini ha già fatto sapere di voler chiedere agli altri competitor, Cuperlo e De Micheli compresi, di dare una mano alla sua segreteria. E di volersi mettere a disposizione del nuovo o della nuova leader nel caso in cui dovesse uscire sconfitto.