AGI - "Abbiamo tutto l'interesse nei loro disegni di distruzione". Matteo Renzi torna così ad attaccare il Partito Democratico, manifestando quello che in molti, nel partito guidato da Enrico Letta, denunciano da tempo: il tentativo del leader di Italia Viva di logorare il partito democratico per occuparne lo spazio politico, o parte di esso, con il Terzo Polo.
Questa volta a provocare lo scontro sono le diverse strategie scelte per la corsa alla presidenza della Regione Lombardia, con il Terzo Polo a sostenere Moratti, e il Partito Democratico che schiera Pierfrancesco Majorino.
Una corsa, quella del candidato Pd, già avviata e sulla quale interviene nella serata di ieri il presidente del Movimento 5 Stelle che, da una parte, annuncia la disponibilità a confrontarsi con il Pd, dall'altra si dice indisponibile "a bollinare" scelte prese da altri.
Uno schema che i dem conoscono bene, dato che lo hanno visto mettere in pratica anche alle ultime elezioni politiche quando, dopo trattative estenuanti, hanno dovuto shcierare una coalizione molto rimaneggiata rispetto al 'campo largo' che si sperava di vedere in campo.
A dimostrazione della cautela con cui i dem accolgono le aperture di Conte c'è il sostanziale silenzio del Nazareno che si limita a ribadire il sostegno a Majorino. Su tutto questo sembra volere fare leva Renzi per indebolire ancor di più la coalizione di progressista e spingere su Moratti.
A differenza di altre circostanze simili, l'offensiva del leader di Italia Viva è dichiarata: "Ho visto che Conte ha detto al Pd che se sono pronti a chiedere scusa per gli errori del passato lui li accoglie. Se al Pd piace così contenti loro contenti tutti. Sono forme di masochismo anche molto interessanti", afferma. "Non so cosa accadrà al congresso. Non credo che D'Alema abbia particolare passione per Conte. Conte è bravo perchè lo chiama e a lui piace che lo cerchino e gli chiedano opinioni. Me lo immagino con Bettini che parlano e si compiacciono. Alla fine il loro obiettivo è che il Pd non riparta. E noi abbiamo tutto l'interesse nel loro disegno di distruzione".
Parole che innescano il fuoco di sbarramento del Partito Democratico. Prima con il senatore Alessandro Alfieri che lega le dichiarazioni di Renzi alla presunta paura dell'ex premier di vedere un Pd rafforzato da una eventuale segreteria Bonaccini: "è ormai evidente che ciò che preoccupa di più Renzi è che possa vincere Bonaccini e che di conseguenza sia rilanciato il progetto di un Partito Democratico plurale, riformista e autenticamente popolare. Non permetteremo né a Renzi né ad altri di indebolire il Pd".
Più tardi è una dichiarazione della vice presidente Pd, Anna Ascani, a spiegare che "la fissazione di Renzi e dei suoi per quello che fa il Pd è quasi commovente. Non passa giorno senza un tweet o una dichiarazione, che vanno dai consigli non richiesti agli insulti. In questo caso", per Ascani, "è chiaro che i sondaggi sulla perdente corsa in solitaria in Lombardia" di Renzi "sono la vera ragione di certe uscite. Ma il cosiddetto terzo polo dovrà prima o poi prendere atto che il Pd ha come obiettivo battere la destra e che quindi allargare le alleanze, laddove si possono far convergere i programmi, è per noi un dovere e una responsabilità. Soprattutto in una Regione nella quale la destra, che è al governo da decenni, si è finalmente divisa. Se altri preferiscono aiutarla a vincere sono liberi di farlo. Non vengano però a dar lezioni a noi", conclude Ascani.
A 'blindare' Majorino è anche il senatore lombardo, Franco Mirabelli: "In Lombardia è sempre più evidente che Majorino può vincere e rappresentare tutti quelli che vogliono cambiare e far funzionare la sanità, i trasporti e le politiche per la casa. Renzi ha scelto il vicepresidente della giunta di centrodestra, noi di essere l'alternativa". Un messaggio che suona anche come uno 'stop' eai tentativi di riaprire la questione candidato di Conte e del Mss.
E la presidente dei senatori Pd, Simona Malpezzi, rilancia affermando che Letizia Moratti non ha possibilità di vincere e dovrebbe rinunciare a correre: "Letizia Moratti finge di non cogliere il punto politico: quali convergenze possono mai esserci con chi voleva essere il candidato della destra e che ha deciso di scendere in campo - imponendo la sua candidatura e dimenticando di essere stata vice di Fontana e di aver avvalorato tutte le scelte disastrose di quella amministrazione? Moratti sa che non ha alcuna chance: i sondaggi sono chiarissimi. Se vuole il bene della Lombardia dovrebbe fare un passo indietro", dice Malpezzi.
A questo, la capogruppo dem a Palazzo Madama, aggiunge un messaggio ai leader di Azione e Italia Viva: "Dispiace molto che il Terzo Polo dimostri miopia politica, scegliendo e cercando di imporre una candidata perdente, che arriverà terza. Majorino, al contrario dell'ex assessora alla sanita' della giunta Fontana, rappresenta il vero cambiamento, la vera proposta di centro sinistra, la vera discontinuità che può battere Fontana".
Che la sfida sia aperta lo rimarca anche il responsabile Economico del Pd, Antonio Misiani: "In Lombardia la partita per le regionali è aperta, come dimostrano anche i sondaggi. Fa bene Majorino a lavorare per allargare l'alleanza. Bisogna dialogare con tutte le forze alternative alla destra non su formule astratte ma partendo dai contenuti e dalle proposte per cambiare la Lombardia".
Nonostante questo, a non credere alla possibilità di un'intesa fra Pd e M5s in Lombardia è Goffredo Bettini, esponente dem che da tempo si è fatto sponsor del dialogo fra le due forze di opposizione: "Alle regionali vedo, purtroppo, assai difficile un'intesa con Conte. Debbo dire non per colpa del Pd. Le divisioni nazionali hanno pesato nei territori. Peccato. Non sostenere Majorino, ottimo candidato e tra i migliori dirigenti di una nuova generazione del Pd, e smontare l'attuale alleanza che comprende i 5 stelle nel Lazio mi paiono due grandi favori alla destra", sottolinea Bettini.