AGI - Le donne del Partito Democratico si dividono sul primo governo a guida femminile. Ma non solo. Perchè se le 'entusiaste' per il traguardo storico si contano soprattutto (ma non solo) fra le personalità critiche nei confronti della gestione Letta, dall'altra le esponenti dem di primo piano rimarcano la contraddizione di un esecutivo guidato da una premier donna, ma che invia segnali "allarmanti" ai diritti delle donne stesse.
Deputate e senatrici non hanno fatto mancare il loro contributo al dibattito, nelle ore immediatamente successive all'incarico dato dal presidente della Repubblica. La vice presidente della Camera, Anna Ascani, esponente vicina alla segreteria Letta, sottolinea che "una donna Presidente del Consiglio significa poter dire a tutte le bambine che si può fare. Che sia quella donna, la più distante dalle nostre idee, non toglie nulla al valore di questo fatto storico". Anzi, aggiunge Ascani, "ci responsabilizza nel fare di più perché sia possibile anche a sinistra".
Dura una collega di Ascani alla Camera: "La prima donna premier viene da destra e questo la dice lunga sulla sinistra di oggi", sottolinea Paola De Micheli, candidata in campo per la segreteria Pd. Non è un caso che, subito dopo, De Micheli ricordi che "per noi democratiche e democratici ora si apre una nuova stagione: il tempo di dare voce a chi non ha voce, il tempo della semina profonda per una nuova primavera".
Per l'eurodeputata Alessandra Moretti, Meloni è un esempio da seguire nella fase congressuale che il Pd si prepara ad affrontare: "Meloni ci ha messo meno di un mese per fare il Governo. Noi quante stagioni ci dobbiamo mettere per avere una nuova segreteria?", sottolinea la parlamentare europea che vorrebbe saltare le fasi del congersso indicate da Letta, e approvate dalla direzione nazionale del Pd, in vista del prossimo congresso.
Dall'altra parte della barricata, fra quante non sono convinte che il nuovo esecutivo sia il segno di una conquista per le donne, c'è Debora Serracchiani, capogruppo dem alla Camera: "Una donna che sceglie poche donne e in ruoli quasi tutti marginali", sottolinea.
Per la presidente dei senatori Pd, Simona Malpezzi, il fatto che ci sia una premier donna "è senza ombra di dubbio un fatto importante, ma Giorgia Meloni non scardina il modello patriarcale. Lei è la prima donna, sì, ma con poche donne al governo", soltanto "sei donne su ventiquattro ministeri, dove la sovranità è una parola vuota usata solo in chiave identitaria e le pari opportunità vanno insieme alla natalità".
Sulla stessa lunghezza d'onda è la portavoce della Conferenza delle donne democratiche, Cecilia D'Elia: "Un fatto storico, ma la prima donna Presidente del Consiglio è a capo di un governo in cui le donne hanno un ruolo marginale, dove compare l'incredibile ministero famiglia, natalità e pari opportunità. In noi troverà un'opposizione ferma e determinata, nessun passo indietro sui diritti delle donne", aggiunge D'Elia. Per la senatrice Valeria Valente, si tratta "di un arretramento culturale evidente".