AGI - Era stato battezzato con scarsa fantasia giornalistica "Patto dell'arancino". Nella Trattoria del Cavaliere di Catania, in una tarda serata di inizio novembre 2017, Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, provarono a ricucire il centrodestra.
Una possibile pace con vista sulle Politiche di primavera, ma intanto da confermare e sancire a ridosso delle Regionali siciliane che si sarebbero celebrate di lì a poco, il 5 novembre. Nello Musumeci, candidato della coalizione, ci teneva a quell'appuntamento e preparò tutto nel suo ristorante preferito, trasformatosi per una sera-quasi notte, bottega di sartoria per rammendare quell'alleanza troppe volte segnata da strappi.
E le vinse quelle elezioni, Musumeci da Militello Val di Catania, con nel cuore una antica fiamma (missina) e soprattutto un dolore inesorabile e incancellabile: la morte di un figlio, Giuseppe, appena 32enne, andatosene drammaticamente in un giorno di maggio del 2013.
"Vorrei gioire, ma non posso", furono le sue prime parole a luna già alta, a risultato elettorale acquisito, davanti a supporter e giornalisti. Bancario, giornalista pubblicista, studi universitari in Scienze della Comunicazione, di formazione cattolica, è cresciuto nelle fila della Destra politica catanese.
È entrato in politica a 15 anni nella Giovane Italia, l'organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano. A vent'anni consigliere comunale nella sua Militello, poi a Gravina di Catania, vice sindaco a Castel di Iudica. Nel 1987 a 32 anni, segretario del Msi di Catania, consigliere provinciale dal 1990 fino al 1993. In Sicilia è stato il primo presidente di Provincia eletto direttamente dal popolo.
Per tre legislature è deputato, con Alleanza nazionale, al Parlamento europeo (1994-2009). Nel settembre 2005 - in polemica con Gianfranco Fini - ha abbandonato Alleanza nazionale e fondato Alleanza siciliana. Nel 2008 eccolo nel consiglio comunale del capoluogo etneo, il più votato dalla città.
Tre anni dopo è chiamato a far parte del IV Governo Berlusconi, quale sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali. Nel 2012 è eletto deputato all'Assemblea regionale siciliana. Nel 2013, all'unanimità, presidente della Commissione regionale antimafia. Nel 2014 è tra i promotori del Movimento politico autonomista #DiventeràBellissima, con il quale nel 2017 è diventato presidente della Regione siciliana, sostenuto da tutta la coalizione di centrodestra (condizione che mancò cinque anni prima, quando fu sconfitto da Rosario Crocetta).
Con il 39,8% dei voti ha superato Giancarlo Cancelleri del Movimento 5 stelle (34,6%) e Fabrizio Micari del centrosinistra (18,6%). Niente colpo di fulmine, né luna di miele e neppure una convivenza d'amore con la sua maggioranza. Ma Musumeci ha tirato sempre dritto. C'era, del resto, anche da gestire una emergenza pandemica.
Nell'ottobre 2020 è stato nominato dalla presidenza del Consiglio dei ministri Commissario per l'emergenza sanitaria. E uno scossone il suo governo l'ha avuto quando un fedelissimo, l'assessore alla Salute, è stato indagato nell'ambito dei presunti dati falsi Covid forniti al ministero, con quella frase sui "morti spalmati" che provocò sgomento in un Paese ferito e piegato.
Il presidente gli fece da scudo; nel marzo 2021 assunse l'interim per poi ripassargli la palla della sanità pochi mesi dopo. Andò avanti Musumeci, anche a dispetto del fuoco amico, che nell'ultimo periodo si intensificò a opera in particolare della carica più alta dell'Assemblea regionale, il presidente Gianfranco Micciché, leader siciliano di Forza Italia, che al governatore attribuiva la colpa dell'assoluto scollamento e dell'ostilità con i partiti della maggioranza.
Così, al politico di destra che a giugno aveva annunciato l'ingresso in Fratelli d'Italia e che, dopo gli iniziali intenti di tutt'altro tenore, voleva farsi successore di se stesso, l'azzurro oppose una strenua resistenza.
Il 4 agosto Musumeci ha presentato le dimissioni, in modo da far convergere nello stesso giorno, il 25 settembre, le Politiche e le Regionali. Pochi giorni dopo la frase inequivocabile nel corso dell'inaugurazione di una mostra sulla patrona di Catania, Sant'Agata: "Toglierò il disturbo".
Finale della storia: Musumeci è volato al Senato con oltre 150 mila preferenze, l'ex presidente di Palazzo Madama, Renato Schifani, di FI, è stato catapultato ed eletto governatore in Sicilia. Adesso per Nello Musumeci si apre un altro capitolo.