AGI - Attacchi esterni per indebolire la posizione di Forza Italia e la risposta del partito deve essere una maggiore compattezza. Berlusconi reagisce dopo le polemiche sugli audio diffusi dopo la riunione del gruppo di ieri che non solo hanno creato ulteriore fibrillazione tra Fdi e FI ma hanno anche alimentato le divisioni all'interno del partito azzurro dove già c'è chi guarda a una possibile operazione nelle prossime settimane di un centrodestra nuovo, saldo attorno alla leadership della Meloni e fuori dal 'recinto' chi non si riconosce nel nuovo corso della coalizione.
L'ex premier in serata diffonde una nota: "In 28 anni di vita politica la scelta atlantica, l’europeismo, il riferimento costante all’Occidente come sistema di valori e di alleanze fra Paesi liberi e democratici sono stati alla base del mio impegno di leader politico e di uomo di governo. Come ho spiegato al Congresso degli Stati Uniti, l’amicizia e la gratitudine verso quel Paese fanno parte dei valori ai quali fin da ragazzo sono stato educato da mio padre. Nessuno, sottolineo nessuno, può permettersi di mettere in discussione questo. Non può certamente permettersi di farlo la sinistra, che tante volte è stata dalla parte sbagliata della storia. Tantomeno la sinistra del Partito Democratico, che anche alle ultime elezioni, meno di un mese fa, era alleata con i nemici della Nato e dell’Occidente. Tutto questo però - prosegue il Cavaliere - non esisterebbe, se non vi fosse in Italia la pessima abitudine di trasformare la discussione politica in pettegolezzo, utilizzando frasi rubate registrate di nascosto, e appunti fotografati con il teleobbiettivo, con un metodo non solo sleale ma intimidatorio".
"Un metodo soprattutto che porta a stravolgere e addirittura a rovesciare il mio pensiero, usando a piacimento brandelli di conversazioni, attribuendomi opinioni che stavo semplicemente riferendo, dando a frasi discorsive un significato del tutto diverso da quello reale. La colpa - prosegue - non è degli organi di informazione, ovviamente costretti a diffondere queste notizie, è di chi usa questi metodi di dossieraggio indegni di un Paese civile. Senza questo, non sarebbe necessario ribadire l’ovvio. La mia posizione personale e quella di Forza Italia non si discostano da quella del Governo Italiano, dell’Unione Europea, dell’Alleanza Atlantica né sulla crisi Ucraina, né sugli altri grandi temi della politica internazionale. Lo abbiamo dimostrato in decine di dichiarazioni ufficiali, di atti parlamentari, di voti alle Camere. Interrogarsi sulle cause del comportamento russo, come stavo facendo, ed auspicare una soluzione diplomatica il più rapida possibile, con l’intervento forte e congiunto degli Stati Uniti e della Repubblica cinese, non sono atti in contraddizione con la solidarietà occidentale e il sostegno al popolo ucraino. Del resto alla pace non si potrà giungere se i diritti dell’Ucraina non saranno adeguatamente tutelati".
Anche il coordinatore azzurro Tajani che non parteciperà alle consultazioni al Colle (sarà a Bruxelles) ricorda che FI non ha fatto mai mancare voti alla causa dell'Ucraina.
Domani sarò al Summit del @epp per confermare la posizione europeista,filo atlantica e di pieno sostegno all’Ucraina mia e di @forza_italia.In tutte le sedi istituzionali non è mai mancato il nostro voto a favore della libertà e contro l’invasione russa.
— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) October 19, 2022
Tuttavia la distanza tra gli azzurri che intendono far partire il governo senza scossoni e l'ala, incarnata dalle posizioni di Berlusconi, si è acuita. La cartina da tornasole è la posizione sulla politica internazionale con l'ex premier che anche nelle interlocutori informali ha ricordato come l'atlantismo del partito non sia venuto mai meno. Ma la presidente di Fdi Meloni è stata netta: chi non è atlantista è fuori dal governo "a costo di non farlo" l'esecutivo.
Un messaggio netto a chi, anche se non pubblicamente, ha lanciato segnali di apertura nei confronti di Putin e di critica a Zelensky. La premier in pectore si fa garante della strategia concordata da Draghi e dal Capo dello Stato, non vuole alcun tipo di fraintendimenti e considera Tajani come una figura che può fare da garante.
Ma i dubbi sulla tenuta di FI aumentano. Perché la cartina da tornasole sono gli audio del Cavaliere ma la partita è sempre sulla giustizia. L'ex premier chiede il riconoscimento del peso politico di FI qualora al partito azzurro non dovesse andare il ruolo di Guardasigilli.
E non crede che gli alleati, dopo aver combattuto il trasformismo politico, possano agganciare voti di FI. In ogni caso l'ex presidente del Consiglio è intenzionato ad assicurare il via libera al governo ma il rischio, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari azzurre, è che in mancanza di un accordo la navigazione sia alquanto accidentata.
Per questo il presidente di FI vorrebbe 'riaprire' le trattative e non trovarsi con una lista 'blindata'. Nelle prossime 24 ore si lavorerà a ricomporre il clima nel centrodestra ma in realtà una parte del gruppo di FI non è intenzionata a seguire una linea qualora si trattasse di alzare le barricate nei confronti della Meloni. Berlusconi chiede compattezza, auspica - dice un 'big' forzista - che non ci sia il tentativo di spaccare il partito. L'operazione 'riappacificazione' in FI potrebbe andare avanti per diversi giorni ma i tempi per la formazione del governo e di un chiarimento sulla linea di politica estera chiesto dalla Meloni sono stretti.