AGI - L'Europa non si divida di fronte all'emergenza energetica.
Alla vigilia del Consiglio Ue dei ministri dell'energia a Bruxelles e poche ore dopo l'annuncio di Berlino di voler mettere in campo uno scudo da 200 miliardi per calmierare i prezzi delle bollette in Germania, Mario Draghi interviene con forza per chiedere ai partner europei di mostrare "compattezza, solidarietà e determinazione" per affrontare "la minaccia comune dei nostri tempi".
Crisi energetica in Europa, dichiarazione del Presidente Draghi ⤵️https://t.co/p5MZEEyVD1 pic.twitter.com/c9b9UrmJ6H
— Palazzo_Chigi (@Palazzo_Chigi) September 29, 2022
“La crisi energetica richiede da parte dell’Europa una risposta che permetta di ridurre i costi per famiglie e imprese - dice Draghi - di limitare i guadagni eccezionali fatti da produttori e importatori, di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno e di tenere ancora una volta unita l’Europa di fronte all’emergenza. Davanti alle minacce comuni dei nostri tempi, non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali. Nei prossimi Consigli Europei dobbiamo mostrarci compatti, determinati, solidali - proprio come lo siamo stati nel sostenere l’Ucraina", aggiunge.
Ci sono stati contatti sull'argomento fra il premier Mario Draghi e Giorgia Meloni
Poche ore dopo le parole del premier, anche Giorgia Meloni, leader di FdI e presidente del Consiglio 'in pectore' diffonde una nota per chiedere alla Ue di "dare una risposta immediata" "alla sfida epocale della crisi energetica". E aggiunge che "nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo in assenza di una strategia comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario". Il riferimento alla Germania anche qui non è esplicito, ma sembra chiaro.
La decisione della Germania sul gas conta più di tutte le parole critiche sull’Europa sentite negli ultimi 10 anni, perché è un atto, preciso, voluto, non concordato, non condiviso, non comunicato, che mina alla radice le ragioni dell’Unione.
— Guido Crosetto (@GuidoCrosetto) September 29, 2022
Sul tema del price cap al prezzo del gas si gioca una partita decisiva in Europa e il confronto tra i 27 e la Commissione europea. Da quindici Paesi, tra cui Italia e Francia, arriva la richiesta esplicita di fissare un tetto generalizzato a tutto il gas importato dall'Unione, russo e non, da gasdotto e liquefatto.
Ma palazzo Berlaymont oppone un secco 'no'. "E' una proposta radicale, troppo rischiosa e troppo complicata da attuare", sostengono i funzionari dell'esecutivo Ue. Per Bruxells la strada da seguire, anche se la proposta non è ancora stata formalizzata, è quella di due price cap alternativi e complementari tra loro: uno che riguarda solo il gas che arriva dalla Russia, il secondo, piu' sulla carta, riguarda un tetto amministrativo al metano che concorre alla formazione del prezzo dell'elettricita'. Cosi' la bolletta sarebbe piu' leggera (o meno pesante) per i consumatori finali ma i fornitori verrebbero comunque pagati al prezzo di mercato. La differenza la verserebbero gli Stati, mettendo mano ai portafogli nazionali.
Una proposta che però non piace a molte cancellerie, già in affanno con i conti pubblici.
A cominciare dalla Germania, che nel pomeriggio annuncia un maxi-manovra da duecento miliardi di euro che prevede anche un price cap amministrativo sul gas in bolletta. Una posizione, quella di Berlino, che irrita Draghi che a stretto giro, senza citare il governo tedesco Berlino, diffonde la sua nota molto ferma: "Davanti alle minacce comuni dei nostri tempi, non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali. Nei prossimi Consigli Europei dobbiamo mostrarci compatti, determinati, solidali - proprio come lo siamo stati nel sostenere l’Ucraina”.