AGI - "Nessuna svolta, anzi il degrado aumenta". Poi, infastidito e senza aggiungere mezza parola appoggia la scheda elettorale sul cruscotto dell'auto e parte imbronciato. Ma c'è chi non e' d'accordo. "La svolta ci sarà grazie ai nuovi cantieri di edilizia popolare", dice fiduciosa una coppia di giovani fidanzati. "Se c'è stata una svolta io non me ne sono accorto" ammette un altro elettore.
A pochi metri di distanza dal seggio, il 12 novembre 1989, alla "Bolognina", nella prima periferia del capoluogo emiliano, fu aperta la strada alla fine del Partito Comunista Italiano e alla nascita del Pds. Una svolta storica, allora. Una svolta dimenticata, adesso, da diversi residenti proprio nel quartiere dove Achille Occhetto nella sala comunale di via Tibaldi pronunciò a sorpresa il discorso di sette minuti che fece virare per sempre il corso del Pci e della politica italiana.
Poco distante ci sono le scuole Testoni Fioravanti dove ieri hanno votato molti abitanti del rione. E soprattutto i giovani - come Viviana, 32 anni cameriera, oppure Paolo, 35enne - collegano la 'svolta' alla stretta attualità. Fanno un mea culpa Gianluca 37 anni e Gabriele, 30 anni, rispettivamente fotografo ed insegnante alle superiori di spagnolo. "Abitiamo qui da soli tre anni forse non ci siamo informati abbastanza. Questo quartiere è molto bello e multi etnico ci piace abitare qui".
Chi di certo non dimentica è Adriana, 87 anni, arrivata al seggio in stampelle accompagnata dalla figlia Patrizia e dalle due nipoti Federica e Francesca. "Votare - sussurra con le labbra tremanti - è importante, ora le persone non si interessano più alla politica è tutto cambiato". Adriana ha cresciuto la figlia proprio alla Bolognina.
"Da piccola - ricorda Patrizia - questa la chiamavano la 'piccola Bologna'. Giocavamo sempre in cortile ed eravamo i 'bimbi di tutti'. Una vera comunità. Dal 2000 c'è stato un grande peggioramento. La società si è disgregata, si è persa la memoria ma sta a noi genitori trasmettere ai nostri figli il senso della storia".
"Si è perso il senso della politica", aggiunge Massimo, 56 anni aggiungendo che "siamo diventati molto più individualisti". "Viviamo nella societa' del rancore e della rabbia", osserva Claudio aggiungendo che "gli spazi di confronto politico sono sempre più rari e così sono i giovani a pagarne il prezzo perché il nostro passato, fondamentale per fare scelte giuste e consapevoli, non viene tramandato".