AGI - "Viva il Movimento 5 stelle". Beppe Grillo esulta su Twitter dopo le elezioni che vedono il M5s terzo partito in Parlamento. Usa la bucolica metafora di un Nespolo antico che nonostante tutto sopravvive e lo prende come simbolo della parabola vissuta in tutti questi anni dai pentastellati: dai primi vaffa day del 2007, alle lunghe marce Perugia-Assisi il 4 ottobre, giorno di San Francesco e genetliaco dei 5s e, a questo punto, anche della trasformazione che ha portato i Cinque stelle nei palazzi della Politica con l'obiettivo iniziale di aprire il Parlamento come una 'scatoletta di tonno' - motto lanciato da Grillo in persona - e quello poi di cambiare le logiche di partito e di lavorare soltanto per obiettivi e temi.
Di anni ne sono passati tanti e il Movimento, con Giuseppe Conte è arrivato anche, e per ben due volte, al Governo. Un cambiamento epocale, ha sottolineato qualche osservatore da quando i grillini, all'opposizione salivano sul tetto di Montecitorio in segno di protesta contro la riforme costituzionali e non volevano trattare con nessuna forza politica.
Nato dall'incontro tra il teatro 'impegnato' di Beppe Grillo e la visione futuristica di Gianroberto Casaleggio, il Movimento fa irruzione sulla scena politica diventandone la principale novità, con un'agenda nutrita dal taglio dei costi della politica all'attenzione per la legalità fino al reddito di cittadinanza, difeso strenuamente anche in quest'ultima campagna elettorale.
Viva il MoVimento 5 Stelle! pic.twitter.com/Ne29jzfyCj
— Beppe Grillo (@beppe_grillo) September 26, 2022
Il tutto senza dimenticare i passaggi complicati della sua vita interna: dalle prime esplusioni, alle defezioni, alle scissioni, fino all'ultima sancita dall'ex capo politico, Luigi Di Maio. Ma, in principio, 15 anni fa, va ribadito, tutto è partito dai V-day, organizzati da Beppe Grillo e dai suoi sostenitori per sostenere, ad esempio, la campagna 'Parlamento pulito' e chiedere che si vietasse l'elezione di parlamentari condannati in via definitiva.
In ogni caso, le prime urne per i 5 Stelle si aprono nel 2010, con le comunali, ma la prima vera vittoria è del 2012, quando a Parma il grillino Federico Pizzarotti (poi fuoriuscito nel 2016 in disaccordo con la sua sospensione a seguito dell'arrivo di un avviso di garanzia per abuso di ufficio) si impone largamente al ballottaggio in uno dei feudi della sinistra emiliana. Le porte del Parlamento si spalancano nel 2013. A chiudere la campagna elettorale c'è Beppe Grillo, in una piazza San Giovanni, a Roma, battuta dalla pioggia, ma gremita da centinaia di migliaia di persone.
Nell'estate 2009, intanto, era arrivata già la provocazione di Grillo alla politica di palazzo: chiedeva di poter partecipare alle primarie per l'elezione del nuovo segretario Pd, poi vinte da Pierluigi Bersani. I dem declinano la proposta ma 'profetico' e', allora, Piero Fassino: "Se Grillo vuole far politica fondi un partito, metta in piedi un'organizzazione, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende". Ed è tre mesi dopo, il 4 ottobre 2009, che a Milano Grillo e Casaleggio fondano il Movimento 5 stelle, con i fari puntati su acqua pubblica, ambiente, mobilità sostenibile, sviluppo e connettività.
E sulla diffusione della democrazia partecipativa, ritenuta essenziale. Giunti nei Palazzi della Politica nazionale la prima richiesta, che scardina i riti, è quella di svolgere in streaming le consultazioni con il segretario Pd e premier incaricato Pierluigi Bersani. Nel corso della prima legislatura in aula il Movimento si caratterizza per una forte opposizione al governo di allora, con alcuni parlamentari emersi come figure trainanti: da Luigi Di Maio, più istituzionale e moderato, ad Alessandro Di Battista, più movimentista e barricadero, passando per Alfonso Bonafede e Paola Taverna.
Ma anche per un rigido protocollo di comportamento interno, con ripetute votazioni on line per l'espulsione dei dissidenti. Una novità assoluta anche questa per gli altri partiti. Nel 2016 le prime vittorie di peso in due grandi città, con Virginia Raggi e Chiara Appendino elette sindache rispettivamente di Roma e Torino. Poco prima della vittoria alle amministrative la morte di Gianroberto Casaleggio, sostituito in azienda dal figlio Davide. Poi il boom alle politiche nel 2018: 32,6% dei voti va a M5s e le porte del governo si aprono dopo 5 anni. Iniziano però i distinguo: Di Battista sceglie di non ricandidarsi e negli anni a seguire diventerà sempre più critico.
Beppe Grillo sembra defilarsi e Di Maio diventa il capo politico dei pentastellati. Dopo tre mesi di estenuanti trattative nasce un'inedita maggioranza giallo-verde con la Lega, basata su un contratto di governo di 10 punti, ratificato dal voto degli iscritti %s con il 94% delle preferenze. I punti fondanti dell'intesa consistevano in una politica di riduzione degli sbarchi di migranti, chiesta dalla Lega, e l'introduzione del reddito di cittadinanza, voluto dal M5s.
A guidare il governo, entrato in carica a giugno 2018, Giuseppe Conte, avvocato e docente universitario ma relativamente poco noto al grande pubblico. Intanto, il pentastellato Roberto Fico è eletto presidente di Montecitorio. La crisi con la Lega porta ad un nuovo esecutivo del Movimento, ma questa volta con Pd e Leu. Per alcuni, è la conferma della vocazione post ideologica dei pentastellati: né di destra né di sinistra. L'intesa è siglata anche sulla riduzione del numero dei parlamentari, votata dal Parlamento, cavallo di battaglia del Movimento, legge con cui hanno fatto i conti i partiti in queste ultimissime elezioni politiche.
Infine, si arriva alle ultime vicende della politica: a gennaio 2021 lo strappo di Matteo Renzi, con la caduta del Conte-bis e la formazione del governo di Mario Draghi, anche stavolta con il Movimento in maggioranza ma con una pattuglia di ministri sensibilmente ridotta. Dopo il voto su Rousseau favorevole all'ingresso nel governo Draghi, l'addio di Di Battista: "La mia coscienza politica non ce la fa più, non posso far altro che farmi da parte".
Con la crisi del secondo governo Conte e l'avvento del nuovo esecutivo ad inizio del 2021 in molti hanno creduto che i 5 stelle fossero vicini all'implosione: divergenze interne, addii, quasi 100 i parlamentari che nel corso della legislatura hanno lasciato (o sono stati espulsi), mal di pancia dei gruppi pentastellati di Camera e Senato spesso in disaccordo con la linea più governista, il divorzio con la piattaforma Rousseau, i ricorsi in tribunale, la scrittura del nuovo statuto, la ledaership di Conte, lo strappo Di Maio. Tutti elementi che hanno fatto navigare il Movimento non sempre in mare calmo. Infine le elezioni i cui risultati accreditano M5s terzo partito in Parlamento.